Tartaruga Blues

Enzo Martino

Mi hanno chiamato dal dentista. Sono arrivato con qualche minuto di anticipo, aspetto con pazienza: la mia solita pazienza. Ormai mi sono abituato ad aspettare, che alla fine mi piace perché ho il tempo di riflettere. Mentre sono in attesa gli occhi fissano una piccola piscina a forma di fagiolo, devo dire carina visto che il luogo dove mi trovo è il carcere.

Veniamo però alla piscina. Vedo l’acqua che si increspa, una piccola onda va a sbattere conto la parete con un moto leggero. Guardo attentamente e vedo delle testoline fuori dall’acqua, cosa saranno mai? Non capisco e non riesco a decifrare i dettagli vista la distanza che ci separa.

Intanto il tempo scorre fin quando mi si avvicina un assistente della penitenziaria. Dall’accento capisco che è di origine sarda e mi dice: sette tartarughe. Sette tartarughe di circa venti centimetri; in carcere cosa ci fanno, mi domando, e nello stesso tempo sorrido e mi diverte l’idea di dare loro dei nomi.

Intanto tre delle sette tartarughe emergono dall’acqua e si posizionano in punti diversi. La prima che subito chiamerò Lucilla, si posiziona sull’erba diciamo a bordo piscina, la seconda, cioè Teodora, sopra una piccola lastra di cemento, mentre l’Orietta si nasconde sotto una massa di erba, credo sia più timida delle altre due.

Per mia sfortuna le altre quattro rimangono In acqua e si divertono, a mio avviso giocano tra di loro. Questa cosa che loro giocano mi piace e credo che giocare sia fondamentale per tutti.

Perché racconto questa storia? Perché in questo momento mi sento più libero di non pensare, finalmente! Questi piccoli animaletti non mi fanno stare male, mi distraggono da tutte le piccole cose miserabili che il carcere giornalmente fa vivere, dalla sua inesorabile monotonia a cui si è costretti a sottostare.

Racconto questo piccolo spazio di vita per farvi capire, figli miei, che sento la vostra assenza, la lontananza che ormai ci separa da moltissimi anni. Guardo le tre tartarughe e penso che con voi non ho potuto giocare, non siamo mai andati né in piscina né al mare e questo non è bello e neanche naturale. Sì, ci rimane l’amore fra padre e figli, ma basta?

Il nostro legame è forte e lo sappiamo tutti e tre. Adesso siete adulti e dovrete farvi una vita tutta vostra e io mi sento di troppo. Ci sono giorni che rifletto sul nostro rapporto a distanza; quanto potrà durare? Spero un giorno che, costruendovi una famiglia, avrete del figli e so anche che non li potrò portare al mare o in piscina, non potrò accompagnarli al parco o all’asilo. Con voi non l’ho f atto, non l’ho potuto fare, sono stato sempre in carcere.

Ecco oggi vorrei sentirmi come una delle sette tartarughe; vorrei avervi sulle spalle, come le tartarughe che portano sulle spalle la loro “casa” che è anche la loro corazza, la loro protezione. Come voi lo siete per me, che mi proteggete con il vostro affetto e il vostro amore. Vorrei fare increspare l’acqua, salire sull’erba e prendere il sole, però insieme a voi due.

Vi amo tanto,
papà.

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I bambini della notte

Si muovono nella notte,
la colla nella manica a
sniffare paradisi;
sono pupille dilatate nel silenzio,
in attesa di una mano amica,
di un sorriso fraterno,
di ricordi svaniti
in un viaggio di polvere senza ritorno,
e fuggono da una strada all’altra
e giacciono e fuggono
e ancora giacciono:
esausti, magri, abbandonati,
sopra la sabbia, fra pezzi
di cemento, nell’erba arida.
Per compagnia quali sogni?
E quali risvegli?
Forse la notte è ancora una possibilità
per quei sorrisi stenti, spenti.
Ma il giorno? Il giorno è un’odissea
di pietra, un vagare da fantasmi,
senza identità, senza ragione.
Invisibili.
Invisibili.
Scomparsi fra la gente,
le misere botteghe,
le auto onnivore,
le lamiere ondulate della paura.
Invisibili.
Invisibili,
e bambini.

 

Addis Abeba, 24 ottobre 2019
Alberto Figliolia (da Audrey Hepburn ad Addis Abeba, Edizioni Il Foglio, 2020)

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Alle soglie del tramonto

Fuori i fiori esplodono. La primavera insorge con dolce furia. La vita continua, continuerà…

Alle soglie del tramonto
quando le nubi si incendiano,
fra ricordi e futuro,
là è la carezza dell’amore
con le sue dita sapienti,
di velluto, a frugare nel cuore,
nei pensieri.
Alle soglie del tramonto
quando Venere dona
la sua pelle di luce
fulgida e breve
prima delle infinite stelle
e il cammino d’argento,
nell’immenso grembo della notte
porta voci lontane il vento
e le consegna altrove,
all’infinito gioco degli occhi.
Alle soglie del tramonto,
nelle profondità che s’aprono
e si colmano,
l’orlo del baratro si fa orma,
misura, sogno, proiezione,
armonia, incenso
del primo viaggio.
Alle soglie del tramonto
la parola si fa vela, ala
d’uccello oceanico, madre e figlia,
mela di nostalgia.
Alle soglie del tramonto
il deserto nella clessidra
diviene musica e foglie,
carovana, visione.
Alle soglie del tramonto,
nella tenera arsura
quando il fuoco scalda
senza bruciare,
comprendi il senso del silenzio
che accoglie e libera,
la bellezza ricevuta
e quella che attende,
il bene ricevuto
e quello da fare.
Solo alle soglie del tramonto…

Alberto Figliolia

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Emergenza Corona Virus e opportunità

In relazione all’emergenza causata dal Corona Virus, alle difficoltà che buona parte della popolazione vive, al clima che rischia di dilagare nelle carceri, il comitato direttivo del Gruppo della Trasgressione propone alle istituzioni competenti (l’Amministrazione penitenziaria, il Comune di Milano, la Regione Lombardia) un’azione sul territorio milanese che prevede l’impiego di alcuni detenuti (oggi fuori dal carcere in licenza straordinaria) e che punta a far diventare lo stato di allarme generale un’opportunità per i detenuti e per la società stessa.

Un’emergenza come quella del Corona Virus, all’interno delle carceri, rischia facilmente di estremizzare la contrapposizione fra l’istituzione e i detenuti; ma, al contrario, la stessa situazione, in nome dell’obiettivo comune e di progetti responsabilizzanti, può anche diventare un’occasione emancipativa e di coesione fra condannati e figure istituzionali.

In relazione all’emergenza che noi tutti stiamo vivendo, la squadra di detenuti che potrebbe essere impiegata nel progetto può infatti diventare:

  • una risorsa per la città e, in particolare, per le necessità quotidiane delle fasce sociali più deboli;
  • una possibilità di aggregazione attorno a un progetto collettivo, di inclusione sociale e di lavoro retribuito e per i detenuti e per la nostra cooperativa;
  • un modo per favorire la collaborazione fra detenuti e istituzione e per rispondere con un esempio di costruzione ai conflitti e agli scompigli che si stanno verificando in alcune carceri.

In relazione alla necessità di istruire e corredare la squadra di detenuti della necessaria attrezzatura anti-contagio, forse torna utile specificare che buona parte dei detenuti del Gruppo della Trasgressione (tutti quelli che fruiscono della licenza di cui sopra) ha frequentato i corsi di primo soccorso e di operatore generico della Croce Rossa Italiana e ne ha superato l’esame conclusivo.  Si puntualizza infine che la nostra cooperativa dispone di due mezzi per il trasporto merci e, in particolare, per il trasporto di frutta e verdura (un furgone con cella frigorifera).

Angelo Aparo

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