La rivoluzione non violenta del Gruppo della Trasgressione

RELAZIONE FINALE TIROCINIO POST LAUREAM IN PSICOLOGIA

L’essere umano è l’autore del reato ma non è il proprietario della decisione che lo ha portato a commetterlo, lo è lo stato d’animo che abitava la ‘camera pensante’ al momento dell’abuso. Chi uccide non decide di uccidere. Alla persona detenuta serve individuare cosa ha preso forma nella sua mente, ne ha bisogno per tornare a ‘vivere’ nella Società. A me importa conoscere cosa è successo all’uomo nel momento in cui ha commesso il reato, mi interessa capire da dove nasce il dolore del criminale” (Aparo, Opera, 2023).

Premessa
La scelta di svolgere il mio tirocinio post lauream di Psicologia presso le carceri milanesi di Milano-Opera, Milano-San Vittore e Milano-Bollate scaturisce dal bisogno di rintracciare e comprendere i fattori che contribuiscono a fare scivolare l’uomo verso la condotta deviante e verso la mediocrità in genere.

Presentazione dell’Associazione Trasgressione.net
Il Gruppo della Trasgressione nasce in carcere e più precisamente nella Casa Circondariale di San Vittore nel 1997 per iniziativa dello Psicoterapeuta Dottor Angelo Aparo. Inizialmente composto solo da detenuti (i “trasgressori”), nel tempo apre le porte agli studenti di Psicologia, Giurisprudenza, Filosofia, a Docenti di Letteratura, a Storici d’arte e ad altre personalità di spicco del mondo culturale, giudiziario, a liberi cittadini e a famigliari di vittime di reato (Approfondimenti: www.vocidalponte.it – www.trasgressione.net – cooperativa sociale trasgressione.net – associazione trasgressione.net – FB Gruppo della Trasgressione – Trasgressione.net – IG Gruppo.trasgressione).

Attività del Gruppo, metodo d’intervento, strumenti
Il Gruppo della Trasgressione è un laboratorio di ricerca in cui si discute, si svolge un’attività di terapia di gruppo e di autoanalisi. L’attività psicologica consiste nel far emergere le emozioni e la coscienza del detenuto per motivarlo a intraprendere il processo di cambiamento che lo porrà via via dinnanzi alle sue responsabilità e alle conseguenze delle sue azioni. I componenti del Gruppo della Trasgressione ragionano attorno ad un tavolo su una grande quantità di argomenti. Il nucleo tematico principale è costituito dai percorsi attraverso i quali si giunge alla condotta deviante. Si conduce un’indagine sui fattori soggettivi e ambientali che inducono la persona a commettere l’abuso. In particolare, si cerca di conoscere, attraverso le testimonianze dei detenuti, quali atmosfere emotive “autorizzano”, nel vissuto del soggetto, l’azione deviante. Durante gli incontri ho avuto modo di osservare le trasformazioni emotive del detenuto e allo stesso tempo i cambiamenti che si producevano su di me e sul mio modo di considerarlo: per me è stata l’occasione di vedere l’uomo aldilà del criminale. L’attività del Gruppo, nella quale sono riconoscibili benefici risvolti terapeutici, conduce il detenuto a prendere gradualmente contatto con i propri errori e con le proprie fragilità.

Il lavoro del Professore Aparo consiste nell’offrire un sostegno al percorso psicologico della persona detenuta, è un tentativo di valorizzare quello che le persone hanno dentro, le loro potenzialità, affinché i detenuti riconoscano e prendano fiducia nelle risorse personali che in passato avevano usato poco o avevano messo da parte, come le emozioni e la capacità di ascoltare se stessi. Si coinvolge la persona in iniziative che alimentano un processo d’introspezione e la riscoperta degli aspetti più profondi dell’essere e, tutti insieme, si procede alla ricerca della “coscienza”. Si studia la devianza con il detenuto e ci si ascolta l’un l’altro, pratica favorita anche dall’eterogeneità delle persone che partecipano in modo attivo al Gruppo. In questo modo si punta ad allargare i confini di un Ideale dell’io prima coartato e che, con il ruolo che i detenuti hanno al Gruppo, si arricchisce della fiducia nelle qualità personali, presupposto indispensabile per superare la precedente identità criminale, che si nutriva invece di emozioni parassitarie, quali l’arroganza e la rabbia.

L’Associazione Trasgressione.net organizza molteplici attività culturali: convegni, rappresentazioni teatrali, concerti. Inoltre, avvalendosi del braccio imprenditoriale del Gruppo, la Cooperativa Sociale Trasgressione.net, attua programmi di reinserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. I progetti realizzati dal Gruppo stimolano il detenuto a misurarsi continuamente con le proprie risorse, a ricoprire un ruolo, a esercitare funzioni e responsabilità. Il confronto con studenti delle scuole e delle università e con cittadini comuni produce un continuo scambio di contenuti emotivi. “Quando persone diverse, con una storia diversa, si dedicano in comune a un progetto, inevitabilmente attingono ciascuna dalle proprie risorse, ritrovando quelle che avevano trascurato. La coscienza spenta, imbavagliata durante i crimini, torna a funzionare. Le persone che a poco a poco usano la propria volontà per costruire con l’altro diventano sempre più consapevoli dell’esistenza dell’altro. Finché il dolore dell’altro non trova riconoscimento, non può esserci coscienza(Aparo, Opera, 2022).

Durante il tirocinio ho partecipato a diversi progetti e convegni che hanno visto il coinvolgimento delle Istituzioni: Milano, Palazzo Marino al concerto in “Tributo a Fabrizio De André; Roma, convegno “Una mappa per la Pena davanti alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia; Casa di Reclusione di Milano-Opera, a una lezione d’arte dei lavori di Caravaggio con lo Storico dell’arte Stefano Zuffi in “La vocazione di San Matteo; sempre al carcere di Milano-Opera, con alcuni Pubblici Ministeri e con il Docente di Lingua e Letteratura russa, Dottore Fausto Malcovati, nella classe di studio di Delitto e Castigo” di Dostoevskij; e, in ultimo, al progetto nascente del Reparto “La Chiamata” presso la Casa Circondariale di Milano-San Vittore, che vede impegnato il Gruppo della Trasgressione nella costruzione di percorsi di rieducazione per aiutare i detenuti del “reparto giovani” a disfarsi delle maschere da duri che li hanno portati in carcere.

Le riflessioni al tavolo, sollecitate dal Professore Aparo, spaziano su quali siano gli ingredienti dell’agire deviante, come reagiscono i figli dei detenuti, cosa ci si dice per sentirsi autorizzati a commettere l’abuso, ecc… L’intero Gruppo raccoglie l’invito a riflettere e rintraccia a poco a poco gli stati d’animo e le circostanze che hanno guidato la persona ad abusare.
Detenuti ed esterni, senza censura, si raccontano e si pongono sullo stesso piano. Tutti insieme si procede alla “ricerca dell’uomo”, si riflette sulla vulnerabilità umana, si cerca di conoscere la persona che si ha davanti, s’instaura un forte senso di fiducia reciproco, si stabiliscono alleanze, si parla in profondità del proprio vissuto. La fragilità che affiora durante il Gruppo di Analisi non si può ritenere esattamente una risorsa; tuttavia,…“… è una risorsa coltivare il rapporto con la propria fragilità fino a trasformarla in uno strumento che favorisce la relazione con l’altro. Negli anni dell’abuso, dell’arroganza e dell’eccitazione forzata attraverso l’uso di droghe e di pistole, la fragilità era emarginata dalla persona e non era uno strumento bensì una complicazione da tenere accuratamente lontano da sé(Aparo, Opera, 2023).

Il processo di autorizzazione a commettere il reato non si manifesta in forma giustificatoria dopo il crimine, ma precede la realizzazione dell’azione deviante, ne accompagna il corso, la rilegge in modo favorevole “sganciandola” dalla responsabilità del gesto. Delinquenti non si nasce; l’assuefazione alla devianza è un vero e proprio addestramento col quale, reato dopo reato, il delinquente, per negare la propria fragilità, impara a silenziare la propria coscienza e a squalificare la norma sociale. Incontro dopo incontro, storia dopo storia, la persona si incammina sulla via che porta all’evoluzione. “Il gioco consiste nel fare in modo che la persona sviluppi degli interessi verso qualcosa che la indurrà a cambiare, senza nemmeno accorgersi che sta cambiando” (Aparo, Milano, 2023).

Il detenuto ha bisogno di stimoli, di riconoscimento, di una struttura che lo protegga, ha bisogno di un ruolo con cui esercitare la propria responsabilità. Ma è difficile per la persona detenuta coltivare l’evoluzione della propria identità e riconoscersi nella nuova immagine di sé che egli va sviluppando. I meccanismi complessi costruiti dal Gruppo della Trasgressione contribuiscono a questo incastro: il cambiamento, per essere possibile, deve provenire dal detenuto, come già ricordato, senza sforzo e senza che egli se ne accorga mentre avviene.

Va inoltre considerato che la persona con un background deviante tante volte non è nemmeno consapevole di possedere questa aspirazione di cambiamento. Il lavoro del Professore Aparo inizia proprio in quel momento: si analizzano i fattori che esonerano e mettono a tacere la coscienza del delinquente e, senza forzature e senza retorica, il Gruppo aiuta la coscienza del detenuto ad “evadere” dalla gabbia in cui era stata confinata.

Prevenzione alla devianza nelle scuole
Durante il Gruppo di Analisi, i detenuti sono invitati a mettersi a nudo. Questa esperienza è vissuta in forma molto impegnativa ed intensa ma anche gratificante. La memoria dei sentimenti che vivevano all’epoca dei reati diventa materiale di costruzione, di comunicazione con l’esterno.
Il risultato più appagante di questo lavoro viene raggiunto, di solito, quando i detenuti incontrano gli adolescenti nelle scuole, quando la materia problematica che li aveva indotti a commettere reati e a diventare succubi della loro rabbia e della loro voglia di rivalsa viene offerta agli studenti delle scuole medie di primo e secondo grado per la prevenzione alla devianza e alla tossicodipendenza.

In questo modo gli studenti riconoscono la maturità di chi oggi è in grado di parlare in modo critico del proprio passato e del proprio presente “… perché è vero che i detenuti sono stati indotti a parlare del loro passato problematico, ma nell’effettuare questa operazione ciascuno di loro vive un senso di crescita personale e di gratificazione che vanno a sostituire la gratificazione che si viveva durante i reati, fatta d’ebrezza del potere, di fantasie di grandiosità e di onnipotenza.” (Aparo, Milano, 2023).

Il Gruppo della Trasgressione offre al detenuto una funzione, un ruolo, lo responsabilizza, lo istruisce e lo inserisce in progetti di alto valore sociale. L’ex detenuto è un’importante risorsa per gli adolescenti, una testimonianza credibile di come si possa cambiare e diventare persona responsabile. Allo stesso tempo, l’ex detenuto emancipato è un esempio tangibile del valore della responsabilità e dei risultati che l’impegno permette di raggiungere. Un esempio è “Marte, andata e ritorno”, un progetto che vuole studiare e analizzare gli aspetti che influiscono sull’ingresso nel mondo della devianza e gli strumenti utili alla presa di coscienza necessaria per uscirne.

In particolare, si discute su come si acquista il biglietto di andata: le condizioni familiari, ambientali e psicologiche, i conflitti, le turbolenze dei primi anni di vita, le fragilità, il bisogno di conferme, la rabbia, il senso di rivalsa dell’adolescenza, la brama di diventare grandi e l’urgenza di accorciare i tempi per sentirsi indipendenti dalle prime figure di riferimento, l’iniziazione, la sfida, i gradini dell’ascesa all’interno del gruppo dei pari; e di ritorno: gli scritti, le diverse attività della “Palestra della creatività”, gli incontri con i familiari delle vittime di reato e con figure della cultura, i convegni in ambito istituzionale, la produzione di attività teatrali, ecc.

Gli incontri tra il Gruppo della Trasgressione e le scuole hanno lo scopo di promuovere contemporaneamente il percorso evolutivo dello studente e del condannato, permettendo loro di vivere un’esperienza reciprocamente responsabilizzante. Per quanto riguarda lo studente, gli obiettivi del progetto sono, in generale, la prevenzione della devianza, del bullismo e delle dipendenze. “L’incontro tra studenti e detenuti agisce come un contenitore nel quale la curiosità dei soggetti partecipanti si riempie gradualmente di contenuti, un contenitore nel quale risorse e fantasie dei ragazzi recuperano spazio e volontà di esprimersi, una camera di gestazione nella quale, senza forzature e senza indottrinamenti, i partecipanti esplorano le loro risorse interiori e coltivano la loro crescita personale. Per questo si ritiene di primaria importanza combinare l’obiettivo della prevenzione dalle dipendenze degli studenti con la rieducazione del condannato che, motivato dalla giovane età degli interlocutori, esercita spontaneamente le proprie funzioni di adulto e di cittadino responsabile. In sintesi, tali incontri favoriscono il percorso evolutivo dell’adolescente permettendogli di svolgere una positiva funzione sociale; allo stesso tempo aiutano i detenuti a riappropriarsi della loro identità di adulti responsabili mentre forniscono un servizio alla collettività. Adolescenti e detenuti diventano reciprocamente agenti per la maturazione e l’emancipazione dell’altro” (Aparo, Opera, 2023).

Competenze acquisite durante il tirocinio
Il periodo di tirocinio è stato molto impegnativo. Il turbamento emotivo provato durante gli incontri, gli argomenti trattati, spesso mi hanno fatto dubitare della mia capacità di confrontarmi con la complessità delle cose… tanto d’essere stata tentata di abbandonare. Al Gruppo mi accade spessissimo di emozionarmi, di piangere. Mi è stato detto dal Professore Aparo che questo fenomeno non è niente di singolare. La commozione che ho provato in un contesto così specifico, il carcere, è stata particolarmente intensa. La prima volta che ho incontrato i detenuti (assassini, spacciatori, rapinatori, estorsori), precisamente a Opera, mi aspettavo di incontrare persone prive di sensibilità. Più ascoltavo i loro vissuti, la loro voce rotta dall’emozione, la loro disponibilità a entrare in contatto con me senza più negare la loro fragilità, più non capivo come potesse sentirsi “fragile” una persona che era in carcere per aver commesso omicidi e con una condanna all’ergastolo. Il pregiudizio ci spinge a pensare che le persone in carcere siano prive di empatia, fragilità e sensibilità. Questo in parte spiega perché sono rimasta sorpresa nel sentire parlare la persona detenuta di senso di colpa, di responsabilità, di dolore. La mostruosità del passato dei detenuti non mi ha allontanata da loro. Quanto più ragiono su questi aspetti, tanto più mi rendo conto del metodo con cui viene perseguito l’obiettivo del reinserimento sociale della persona detenuta e degli effetti terapeutici del Gruppo della Trasgressione sulle persone che lo frequentano. Per questo mi sembra indispensabile capire gli elementi che compongono i bisogni psicologici dell’autore di reato e ottenere informazioni utili per impostare progetti e operazioni d’intervento per prevenire la devianza. Le persone che commettono degli abusi non sono un fatto solitario, una persona che ha trasgredito alle norme sociali, anche se è stata rigettata dalla società, ne fa comunque sempre parte, è un fatto sociale.

Il tirocinio col Professore Aparo mi ha permesso di approfondire una tematica sociale importante e mi ha arricchito tanto da segnare ogni parte del mio essere, mi ha cambiata profondamente e mi ha “chiamata” a svolgere una funzione sociale che non avevo prima d’ora considerato, non solo come futura Psicologa ma anche e soprattutto come persona. Quello che credo di avere acquisito come parte stabile del mio bagaglio è che in ogni essere umano c’è un continuo divenire dei sentimenti che caratterizzano la relazione con l’altro e che sono soprattutto i sentimenti con cui gli altri vengono vissuti a permettere l’abuso verso l’estraneo o la collaborazione col nostro vicino di casa. A tale riguardo ciò che ognuno di noi acquisisce nei suoi primi anni è fondamentale, ma col tempo, con l’allenamento o con l’assuefazione, ognuno di noi può continuare ad evolversi o a regredire molto al di là di quanto previsto dagli schemi di riferimento comune. Ne consegue che il compito delle istituzioni non può che essere quello di lavorare affinché ciascuno, a scuola o in carcere, possa vivere al meglio il proprio percorso evolutivo anche dopo qualche caduta.
“Rieducazione, riabilitazione, presa di coscienza, accettazione della responsabilità, non per ultimo vantaggio sociale. Il Gruppo della Trasgressione non può essere distante da ciò che cerca la Costituzione, la giustizia morale, la società” (Aparo, San Vittore, 2023).

Un sincero ringraziamento al Professore Angelo Aparo e a tutti i componenti del Gruppo della Trasgressione e, in particolare, al mio Nuccio.

Lara Giovanelli

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