L’esperienza vissuta al carcere di Opera è stata per me un momento di grande crescita personale e di profonda riflessione. Entrare in quell’aula, trovandomi di fronte a persone che hanno commesso reati anche molto gravi, è stato all’inizio destabilizzante. C’era timore, un senso di distanza, e soprattutto tante domande che mi giravano per la testa: come ci si comporta in questi casi? Cosa si può dire?
Ma poi, ascoltando le loro storie, quel muro invisibile ha iniziato a crollare. Quello che più mi ha colpito è stato proprio il contrasto tra l’apparenza e la realtà: i detenuti sembravano persone comuni, come chiunque di noi. E invece dietro quegli sguardi si nascondevano vicende durissime, storie di droga, violenza, solitudine e mancanza di amore. Mi sarebbe piaciuto avere più tempo per conoscere tutti, perché ogni persona aveva qualcosa di importante da raccontare. Alcuni volti mi sono rimasti impressi, e mi sono chiesto che tipo di vita avessero vissuto per arrivare fino a lì.
In tante storie si parlava di tossicodipendenza, di furti che sembravano insignificanti ma che poi, con il tempo, si trasformano in reati sempre più gravi. Questo mi ha fatto riflettere molto: ogni scelta ha un peso, e spesso basta poco per trovarsi dall’altra parte di quel muro.
Ho compreso quanto sia importante intervenire prima, lavorare sulla prevenzione, sulla scuola, sull’educazione e sul sostegno a chi vive in contesti difficili. Ma allo stesso tempo ho capito anche quanto sia fondamentale offrire una possibilità di riscatto a chi ha sbagliato. Il carcere non dovrebbe essere solo punizione, ma soprattutto occasione di rinascita. Molti detenuti ci hanno raccontato del loro percorso di cambiamento, della voglia di fare qualcosa di buono, anche solo per restituire un po’ di ciò che hanno tolto.
Infine, riflettendo anche sul libro “Denaro falso”, ho cercato di immedesimarmi in chi vive vite molto diverse dalla mia, ma non per questo meno umane o meno degne di essere ascoltate. Mi sono reso conto che la libertà è un dono prezioso, e che ogni nostra azione contribuisce a costruire il nostro futuro.
In conclusione, credo che questa visita non sia stata solo un’esperienza scolastica, ma un momento fondamentale per la nostra formazione. Ci ha insegnato a guardare oltre i pregiudizi, a capire che dietro ogni errore c’è una persona, e che la giustizia, per essere davvero tale, deve sempre lasciare spazio alla possibilità di cambiare.
Petra Zubiani
III liceo socio economico,
Istituto B. Melzi Legnano