Dentro ognuno di noi


Dentro ognuno di noi“, eseguita da Juri Aparo e da Tonino Scala (che ne è l’autore) e commentata da Roberto Cannavò al Festival dell’Arte Negletta del 2017.

Fra i componenti del Gruppo della Trasgressione sono presenti anche Noemi Ottaviani, Adriano Sannino e Alessandro Crisafulli, protagonisti dell’iniziativa di cui all’articolo di Manuela D’Alessandro su GIUSTIZIAMI

Dentro ognuno di noi
Tonino Scala

Dentro ognuno di noi
c’è nascosta un’idea
servirebbe a cambiare una vita
inventarla a misura
ne varrebbe la pena
di provare a partire
si potrebbe tornare bambini
e non crescere mai

Dentro ognuno di noi
c’è nascosto qualcosa
e vorresti tenerla ed usarla
con molta pazienza
non la trovi nel banco dei pegni
nelle notti agitate
è la cosa più rara che hai
per non perderti mai

Ed io posso scoprire dov’è
nascosta dietro il mio cuore
che posso aprire e far crescere
fino a poterla sognare
proprio dentro di noi
c’è un bimbo
che ci difende e ci fa ripartire

La nicchia, la crosta e il rosmarino

tenendo in piedi la vita
tenendo in piedi un’idea
tenendo in piedi la vita
tenendo in piedi un’idea

Adesso immagina qui
una grande poesia
dove tutto è nascosto e proibito
dove niente è sicuro
a volte è sincera
ed inventa l’amore
nasconde i nostri cuori
dagli ostacoli

Ed io posso scoprire dov’è
nascosta dietro il mio cuore
che posso aprire e far crescere
fino a poterla sognare
proprio dentro di noi
c’è un bimbo
che ci difende e ci fa ripartire
tenendo in piedi la vita
tenendo in piedi un’idea
tenendo in piedi la vita
tenendo in piedi un’idea

A San Vittore per un viaggio nel futuro

A San Vittore per un viaggio nel futuro

Il detenuto che spiega ai giovani reclusi come non fare la sua fine

di Manuela D’Alessandro

C’è un detenuto da quasi 30 anni nel carcere di Opera che ogni venerdì mattina, da otto venerdì, entra in quello di San Vittore per spiegare ai giovani reclusi come non fare la sua stessa fine. La prima volta, dice, è stata “un’emozione strepitosa”. Adriano Sannino, un’era fa killer della camorra,  oggi ha 46 anni ed è tra gli ‘storici’ componenti del ‘Gruppo della Trasgressione’ animato dallo psicologo Juri Aparo. Uno che gira da 40 anni nelle prigioni e a un certo punto si è messo in testa , tra le altre mille cose, di portare nelle scuole chi viene percepito come reietto per evitare ai ragazzi scelte sbagliate. “La prima volta, ho pensato a quando sono entrato in carcere, buttato lì, con la mia busta, senza che nessuno mi spiegasse nulla. Ora entro dal portone principale, da cittadino. Gli agenti della polizia penitenziaria mi chiedono increduli: ‘Ma tu sei detenuto a Opera?’ e io mi sento uno di loro, un uomo delle istituzioni”. I ‘suoi’ ragazzi Aparo li porta dappertutto, spesso a confrontarsi coi familiari delle vittime, e adesso prova a farli uscire dal carcere ‘di campagna’ di Opera, destinato a chi deve scontare fardelli molto pesanti, per entrare nella galera di Milano centro a seminare libertà.

Sannino può farlo, come presto sarà possibile anche per altri due ergastolani a Opera coinvolti nel progetto, perché è stato ammesso al lavoro esterno. Attraverso la cooperativa fondata da Aparo, scarica frutta e verdura, svegliandosi all’alba e fatica con leggerezza (“Non c’è un giorno che mi pesi”) fino al pomeriggio.  Al venerdì, dalle 12 e 30 e per tre ore, diventa lui stesso un ‘educatore’ nel reparto giovani adulti dove lo attendono una ventina di ragazzi, età media sui 20 anni. ” All’inizio mi guardano un po’ così. Ma poi quando vedono che parlo col cuore, quando gli spiego che sono stato uno stronzo e come sono cambiato, mi ascoltano e fanno un sacco di domande. Sulla mia storia, sul punto in cui è cambiata. Non ho verità in tasca, ma con loro mi metto un gioco, cerco di essere all’altezza di una grande responsabilità. Ad agosto per due venerdì, il ‘prof.’ (Aparo, ndr) era in vacanza e ha lasciato da soli me e una studentessa che fa parte del Gruppo, è stato molto emozionante”. Non è sempre facile fare breccia in chi lo ascolta. “Un ragazzo albanese, in particolare, provava a contraddire tutto quello che dicevo, sostenendo di dovere spacciare per aiutare la famiglia e che chi compra la droga è consenziente. Gli ho risposto che chi la compra è malato, non consenziente, che lui alimenta un sistema malavitoso che genera anche morte. Allora lui mi ha chiesto: ‘Preferisci essere tu quella con la pistola o avercela puntata contro?’. Gli ho detto che mi farei ammazzare per la vita e i valori in cui credo. Alla fine mi ha abbracciato e mi ha chiesto quando sarei tornato”.

“Questo è un progetto rivoluzionario – spiega Aparo – nato in collaborazione con l’ex direttore di Opera e ora di San Vittore Giacinto Siciliano che ha l’obbiettivo di far provare ai giovani detenuti un viaggio nel futuro. Attraverso Sannino e gli altri entrano in contatto frontale con quello che potranno diventare se non cambieranno rotta, persone che a 50 anni ne hanno passati 30 in carcere. Tante volte, quando porto i detenuti fuori dal carcere, chi li sente parlare si emoziona e pensa che siano dei santi, che non debbano stare dentro. Ma io dico: se sono in carcere è perché sono stati dei coglioni. Le persone però cambiano e io sono convinto che non basti reinserire i detenuti nel lavoro e fargli guadagnare 1200 euro al mese. Bisogna metterli al centro di una progettualità, attraverso le relazioni umane e la maturazione di un senso di responsabilità”. Da ‘grande’ Sannino, a cui manca ancora qualche anno da scontare, ha un sogno per quando sarà libero: “Creare all’interno della cooperativa una piccola comunità per ragazzi disagiati e trasmettere a loro la mia esperienza”.

(L’articolo originale è su www.giustiziami.it, che ringraziamo per l’attenzione e la gentile concessione)

 

Alla segreteria direttiva del carcere di Opera

Buongiorno,

con la presente desidero ringraziarVi di vero cuore,  a nome mio e di tutti coloro che hanno partecipato all’incontro tenutosi lo scorso 30 Luglio in Valle D’Aosta con le testimonianze dei detenuti Crisafulli e Cannavò.

E’ stato un momento educativo davvero importante con circa 45 giovani  adolescenti che si affacciano alla vita.

Sono scaturite domande e riflessioni di grande valore e i detenuti hanno testimoniato con le loro storie di vita vissuta dei rischi nei quali ci si può imbattere in gioventù ad inseguire falsi miti come droga, denaro e potere compiendo scelte scellerate.

Abbiamo parlato poi del progetto salvifico di giustizia riparativa “Sicomoro”  e di quanto questo percorso porti benefici da ambo le parti sia alle Vittime (come nel mio caso)  che ai colpevoli.

Grazie di cuore quindi per questa opportunità, sono anche felice di non aver trovato traffico e nessun intoppo durante il viaggio e siamo riusciti a fare tutto nelle nove ore che ci erano state concesse comprensive di viaggio e di non aver avuto nessun ritardo.

Vi chiedo gentilmente di poter informare di questa mia gratitudine o di girare la mail anche al Dr. Di Gregorio di cui non conosco l’indirizzo di posta elettronica e, se possibile, anche al Magistrato.

Grazie anche per la fiducia accordata alla mia umile persona dal Magistrato, da voi tutti e dal Direttore.

Con l’occasione porgo cordiali saluti

con stima

Elisabetta Cipollone

Gli irrecuperabili non esistono

Ciao Juri,
sono stata a Scampia.. campo di lavoro con studenti in un podere sottratto alle mafie. Una esperienza forte, un incontro con persone stra_ordinarie, tra cui Davide Cerullo, ex  camorrista che, come dice lui, per fortuna non ha fatto in tempo ad ammazzare nessuno e quindi ha potuto allontanarsi dalla camorra dopo il carcere.

Da qualche anno è tornato a Scampia e ha messo su un’associazione L’ALBERO DELLE STORIE che accoglie in vari modi, mamme e bambini da 0 a 6 anni. La sua storia sembra da ‘manuale’ di degrado!

Le persone come lui e come Ciro Corona, presidente dell’associazione (R)esistenza alla Camorra, mi fanno pensare subito a te, ad Alessandro e a tutti voi  che state cercando di FARE LA COSA GIUSTA.

Molti dei suoi pensieri e delle cose che ci ha raccontato,  ricalcano esattamente le riflessioni e le considerazioni che più volte ho sentito al gruppo  e mi piace ritrovare alcune ‘perle di saggezza’ anche sulla bocca di un ex pusher! Allora davvero, forse, gli irrecuperabili non esistono.

Voglio condividere anche con te questo video… sono 20 minuti ma ne vale la pena. Come spesso accade, insegna più un ‘delinquente’ in 10 minuti che un intero anno di scuola…

Ci vediamo a ottobre da noi… con Lo Strappo.
Patrizia

Alla Direzione del Carcere di Opera

Buongiorno, sono don Luca Piazzolla, sacerdote a Sesto San Giovanni.

Con questa mail volevo ringraziare di cuore la direzione del carcere per l’opportunità che ci avete dato di poter incontrare i due detenuti, Roberto e Alessandro.

Pur nella brevità dell’incontro (poco più di due ore, per via della distanza tra  il carcere di Opera e Champoluc), i ragazzi adolescenti del mio oratorio sono rimasti colpiti dalle loro storie. Quando se ne sono andati, abbiamo continuato a parlarne con loro fino a sera.

Non posso negare che per molti di loro sia stata anche un’occasione preziosa per interrogarsi sui rischi che corrono nel fare certe scelte e nel seguire certe compagnie.

Ciò che più li ha più colpiti è stato ascoltare come gradualmente si è fatto strada nel loro cuore e nella loro mente la percezione del male fatto, la consapevolezza della gravità, l’impossibilità di riparare al male fatto se non attraverso un impegno concreto fondato sulla testimonianza di se stessi. Ma anche la possibilità di dare un senso alla loro vita, pur dovendo rimanere per sempre in carcere e convivendo con un grande senso di colpa. Non avendo mai negato la grandezza dei loro sbagli, hanno aiutato i ragazzi a rendersi conto del peso delle scelte quotidiane, del peso della famiglia di provenienza, dell’importanza delle amicizie…

Il ringraziamento a voi è davvero grande vista l’eccezionalità della cosa, perchè avete permesso una esperienza davvero importante per questi ragazzi, e vista la difficoltà di realizzarla, anche per via della distanza.

Spero che incontri di questo genere possano essere ripetuti in futuro nella mia parrocchia di Sesto, un contesto sociale sicuramente non facile, dove alla numerosa presenza di stranieri si somma un degrado sociale caratterizzato sicuramente dalla presenza di droga anche tra giovanissimi. Ma credo che anche per il mondo degli adulti queste testimonianze possano essere molto di aiuto.

Tra le tante cose che abbiamo fatto coi ragazzi nei dieci giorni di campo in montagna, una delle prime che molti di loro hanno raccontato ai genitori una volta rientrati a casa, è stata proprio quella della testimonianza di Roberto e Alessandro. I genitori di alcuni ragazzi un po’ più a rischio, poi, mi hanno ringraziato personalmente per l’opportunità data ai figli.

Se fosse possibile, sarei contento di far sapere loro che l’incontro è stato davvero bello e che li ringrazio di cuore a nome di tutti gli adolescenti.

Ringrazio davvero voi e tutti coloro che hanno reso possibile questo evento. Con questo spirito grato, vi auguro buon lavoro.

Don Luca Piazzolla

Gli occhi grandi color di foglia

La serata prende il nome da un verso di Via del campo, una delle prime e più note canzoni di De André. Una bambina e una puttana vivono entrambe in Via del Campo, tanto vicine l’una all’altra da far germogliare fiori, illusioni e speranze d’amore in chi va a trovarle. La prossimità fra l’una e l’altra c’è, ma per coglierla occorrono occhi grandi color di foglia, capaci di accettare parentele nascoste fra personaggi apparentemente incompatibili.

Scritta in collaborazione con Enzo Jannacci, Via del campo invita al dialogo con ciò che a una prima lettura sembra distante e privo di valore; la canzone è un’anticipazione del tema che rimarrà il filo conduttore di tutta la produzione poetica di De André: l’importanza della comunicazione con le proprie parti dimenticate o negate, cioè con quegli errori, fragilità, insicurezze o, come dice la canzone, con quel letame da cui possono nascere progetti e riconoscimento reciproco fra persone diverse. 

Juri Aparo dal 2005 incrocia le canzoni di De André con i temi e la ricerca del Gruppo della Trasgressione  che opera a Milano dentro e fuori dal carcere e di cui è il coordinatore.

Giancarlo Parisi, poli-strumentista, con i suoi flauti, sax e fiati etnici, ha partecipato a molti dei tour di Fabrizio de André ed è oggi leader di diverse iniziative collegate al mondo del cantautore di Genova.

Tonino Scala è un musicista eclettico e un compositore, conoscitore come pochi altri delle canzoni italiane dagli ’60 a oggi e in particolare della musica d’autore. Sue un paio di canzoni della serata.

I tre amici saranno il 25 agosto a Frigintini, vicino Modica, per un incontro musicale nella lingua che tutti e tre conoscono.

Invito alla commissione antimafia lombarda

Il 24 maggio scorso il Gruppo della Trasgressione, in occasione della ricorrenza della strage di Capaci, aveva partecipato a Milano a un incontro al Galdus, istituto scolastico col quale collaboriamo da tempo e con il quale siamo partner in una iniziativa per la prevenzione del bullismo. Il programma prevede, tra i suoi punti forti, che il Gruppo della Trasgressione porti nelle scuole che aderiscono al progetto i risultati della riflessione avviata da quando il gruppo è nato e che negli anni si è arricchita anche dei contributi di centinaia di studenti universitari, professionisti, artisti, operatori penitenziari, familiari di vittime della criminalità organizzata, che sono stati nostri ospiti in questi ultimi 20 anni.

Erano presenti all’incontro il direttore del Carcere di Opera, dott. Silvio Di Gregorio; l’assessore all’istruzione della regione Lombardia Dott.ssa Melania Rizzoli; il vice presidente della commissione antimafia Lombardia, dott. Alex Galizzi; un nutrito numero di insegnanti del Galdus; circa 200 alunni con il dirigente scolastico dell’istituto e moltissime altre persone.

A seguito dell’incontro, il presidente della commissione antimafia, dott.ssa Monica Forte, ha osservato che… non è opportuno che detenuti con trascorsi di mafia e di criminalità organizzata si pongano come insegnanti di fronte a studenti che potrebbero subire il fascino del male e una certa confusione fra buoni e cattivi:  “… reputo inopportuno un progetto che ha portato detenuti per mafia in una scuola per un corso alla legalità. Il confronto diretto con gli ergastolani rischia di far passare un messaggio sbagliato fra i giovani che hanno poca se non nessuna conoscenza del problema delle mafie. La mitizzazione televisiva del crimine, da questo punto di vista, non aiuta”.

Essendo io il coordinatore del Gruppo della Trasgressione, conoscendone la natura, gli obiettivi e il metodo, avendo incontrato con il gruppo Trsg da quando è nato (San Vittore 1997) decine di migliaia di studenti di medie inferiori e superiori, ho piacere di esprimere la mia opinione.

Sono d’accordo che la mitizzazione del male su televisione e giornali genera confusione e ritengo a mia volta inopportuno che i detenuti abbiano il ruolo di insegnanti abilitati a spiegare agli studenti il bene e il male. Puntualizzo però che gli incontri fra Gruppo della Trasgressione e studenti di scuole medie inferiori e superiori sono così caratterizzati:

  • tutti i detenuti da me autorizzati a parlare durante gli incontri nelle scuole frequentano il Gruppo della Trasgressione da almeno 4/5 anni e, prima di arrivare a parlare con gli studenti, hanno partecipato attivamente a centinaia di incontri del gruppo all’interno del carcere;
  • durante gli incontri nelle scuole, i detenuti parlano agli studenti in una situazione in cui sono sempre io a coordinare la direzione degli interventi; pertanto, nella sostanza e nella forma e per tutta la durata degli incontri, io sono il docente e loro i testimoni di come un lavoro svolto in profondità e con un continuo confronto con l’istituzione (la direzione del carcere, la magistratura di sorveglianza) possa portare uomini provenienti dal degrado, e che del degrado sociale erano divenuti servi e veicolo, a essere oggi la prova vivente di come il degrado possa essere contrastato e di come un adolescente che stia scivolando in quella direzione possa trovare gli stimoli e gli strumenti per invertire rotta.

Sarei particolarmente contento se una commissione di esperti decidesse di verificare gli effetti che il Gruppo della Trasgressione produce sugli studenti quando andiamo nelle scuole per la prevenzione al bullismo. Questo ci darebbe utili indicazioni su come procedere nella formazione dei detenuti e su come impostare gli incontri con gli studenti delle medie contro il bullismo e la tossicodipendenza.

Concludo, invitando la presidenza della commissione antimafia agli incontri del Gruppo della Trasgressione che si tengono tutte le settimane nelle carceri di San Vittore, Bollate e Opera.

Immagina la cosa giusta

“Tra bufalo e locomotiva,
la differenza salta agli occhi.
La locomotiva ha la strada segnata,
il bufalo può scartare di lato e cadere”

Nel 1876 il pittore austriaco Hans Canon, rompendo la tradizione figurativa tramandatasi nei secoli, decise di dipingere i Putti non più assorti nel più alto dei cieli ma con i piedi ben saldi sulla terra, e per di più al lavoro per costruire una ferrovia.

La profonda allegoria del progresso dell’uomo suggerita dalla visione di questo quadro, durante le vacanze pasquali a Vienna, mi ha letteralmente affascinato….. richiamando prepotentemente alla mia coscienza il senso di alcune cose che in questi mesi abbiamo contributo a far nascere anche insieme al Gruppo della Trasgressione.

Cosa vedi di te in questa immagine?”: ecco la mia domanda innocente rivolta ad un gruppo di ragazze e ragazzi che mi ritrovo davanti, riuniti in questa strana Piazza delle Terre di Mezzo.

Federico: In questa immagine vedo emozioni che vengono distrutte, ad esempio amicizie non ricambiate, litigi in famiglia.. quando succede qualcosa che si frantuma dentro, non sto bene con me stesso e mi si sgretola dentro come vedo le persone. Assomiglia a quello che tante volte penso.

Caterina: Questo vetro sono le cose quotidiane che accadono, i litigi che creo io. Sono anche io quella persona che fa star male altre persone. In questa immagine ho visto desideri che avevo che non sono stati realizzati e che io non ho fatto realizzare ad altre persone.

Paola: Vedo uno sbaglio da parte mia o di altre persone. Al di là di questa finestra vedo alberi e penso che si possono ricomporre tutti i pezzi.

Lorenzo: Vedo quello che potevo fare e i miei sbagli che hanno crepato il vetro. Sbaglio dopo sbaglio il vetro si rompe. Come si sa l’essere umano non è perfetto. In questa immagine vedo gli errori che si fanno.

Federico, Caterina, Paola, Lorenzo (e tutti i compagni di classe con loro presenti) ragionano come dei laureati in giurisprudenza ma, anagraficamente, hanno 12 anni.

E sono lo straordinario risultato di una sfida che, ad essere precisi, parte da Chiara Azzolari e dalla sua tenace ostinazione di “mettere alla prova” i contenuti del documentario Lo Strappo. Quattro chiacchiere sul crimine nei più svariati contesti educativi: e così, anche per una sorta di riconoscenza espressa al grande lavoro fatto da lei e da DIECI78 in questo progetto corale, Juri ed io non abbiamo saputo dire di no quando ci ha simpaticamente coinvolto in due laboratori con le scuole da tenersi durante la nota manifestazione milanese Fa’ la cosa giusta.

Così ci siamo ritrovati ancora insieme, lo scorso 23 marzo, con alcuni docenti d’eccezione: i detenuti del Gruppo della Trasgressione.

Non era la prima volta che partecipavo ad incontri dove criminali (nel senso tecnico di chi ha commesso un crimine) riescono paradossalmente a diventare guide credibili agli occhi di giovani in crescita (con la meraviglia, in primis, sul volto dei loro insegnanti). Eppure questa volta il tutto ha avuto, per me, un significato particolarmente nuovo.

Sarà stato forse il luogo…. dapprima una “tana”, improvvisata da tutti noi sotto le scale esterne di un padiglione della Fiera di Milano per ritagliarci uno spazio di maggiore attenzione e coinvolgimento, per poi continuare  – nel pomeriggio – in quella “Piazza” sotto gli occhi di visitatori di passaggio, ugualmente stupiti come il sottoscritto nel vedere tre ergastolani parlare fitto fitto per quasi due ore con ragazzi così giovani.

Sarà che “il dott. Aparo” non ha avuto quasi mai occasione di intervenire, perché ogni componente del Gruppo della Trasgressione ha saputo ben dire e mostrare i-frutti-del-duro-lavoro-dentro-se-stesso maturati in tutti questi anni di reclusione: e quando una squadra gioca bene in campo, l’allenatore può rimanere comodamente seduto in panchina a godere dei risultati di tutto il suo lavoro.

Ma sarà forse perché, ancora una volta dopo aver io personalmente accolto dei bambini di 10 anni a Palazzo di Giustizia ed esserne uscito enormemente arricchito (come mai avrei immaginato), ho realizzato che davvero è l’immaginazione la risorsa più potente da sviluppare, fin da bambini.

E soprattutto, aggiungerei io, fintanto che siamo bambini. Perché i bambini sono realmente in grado di farlo, e di farlo mille volte più efficacemente di noi che ci crediamo adulti e – solo per questo – capaci di ogni cosa.

Immaginare quindi un futuro migliore dove le mafie possano essere finalmente sconfitte anche grazie alle testimonianze nelle scuole di chi la mafia (l’ha praticata ma poi, con un lungo percorso di recupero del proprio-vero-io in carcere) l’ha rinnegata: penso che questo, ora, sia davvero possibile.

Un anno è passato e noi stiamo ancora qui progettando di volare verso Marte… anche grazie  all’appoggio,  silenzioso ma rassicurante, di alcuni Familiari delle vittime di mafia. Anche loro, allo stesso modo, sognatori come tutti noi: pietra su pietra, dolore su dolore, si possono anche innalzare cattedrali.

Immaginando così di poter davvero saldare la terra con il cielo.

 

Giustizia riparativa e criminalità organizzata di tipo mafioso

Quale piccolo contributo ad un dibattito tuttora in corso su un tema ancora poco studiato, concorde l’Autore, volentieri pubblichiamo qui il resoconto di Andrea La Piana relativamente al Focus Group da lui condotto nell’ambito della sua interessante tesi di laurea.

Gli occhi grandi color di foglia

Gli occhi grandi color di foglia

La serata all’istituto dei Tumori, data in concomitanza con il 90° anniversario della fondazione dell’Istituto, prende il nome da un verso di Via del campo, una delle prime e più note canzoni di De André.

Una bambina e una puttana vivono entrambe in Via del Campo, tanto vicine l’una all’altra da far germogliare fiori, illusioni e speranze d’amore in chi va a trovarle. La prossimità fra l’una e l’altra c’è, ma per coglierla occorrono occhi grandi color di foglia, capaci di accettare parentele nascoste fra personaggi apparentemente incompatibili.

Scritta in collaborazione con Enzo Jannacci, Via del campo invita al dialogo con ciò che, a una prima lettura, sembra distante e privo di valore ed è un’anticipazione del tema che rimarrà il filo conduttore di tutta la produzione poetica di De André: l’importanza della comunicazione con le proprie parti oscure, cioè con quegli errori, fragilità, insicurezze o, come dice la canzone, con quel letame da cui possono nascere progetti e riconoscimento reciproco fra persone diverse.

La serata musicale all’Istituto dei Tumori vuole essere un modo per rendere fattiva la comunicazione fra mondi distanti: da una parte chi, pur ferito dalla malattia, cerca e trova anche nel dolore motivo di conoscenza e di evoluzione; dall’altra alcuni detenuti del Gruppo della Trasgressione che, dopo anni di lavoro sui propri errori, partecipano oggi a progetti in favore del bene collettivo che in passato avevano offeso.

La squadra anti-degrado