Mìtja andò dalla madre. Era l’ultima speranza. La madre era buona e non sapeva rifiutargli nulla, e forse lo avrebbe aiutato, ma quel giorno era tutta agitata per la malattia del bambino più piccolo, Pètja, che aveva due anni. S’irritò contro Mìtja perché era entrato e aveva fatto rumore, e gli disse di no.
Egli brontolò qualcosa fra i denti e uscì dalla stanza. A lei fece pena il figlio e lo richiamò.
— Aspetta, Mìtja, — disse. — Oggi non ho nulla, ma domani avrò del denaro.
Ma in Mìtja ribolliva ancora la rabbia contro il padre.
— Perché domani, se ne ho bisogno oggi? Sappiate che andrò da qualche compagno. E uscì, sbattendo la porta.
✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. I), negli anni 1904-1905
🎨 IV C liceo delle scienze applicate (E. Torricelli, Milano), 19 febbraio 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio
[2. “Il desiderio di Mitja era legittimo? Cosa comporta la scelta di vivere al di sopra delle proprie possibilità?” – to be continued]