Il giorno dopo andò di nuovo in città, e per la strada udì le parole scambiate fra Màrja Semjònovna e il maestro. Lo sguardo di lei lo spaventò, ma tuttavia decise d’introdursi in casa della donna e di prendere il denaro che ella aveva riscosso. Di notte ruppe la serratura ed entrò in casa. Prima a udire il rumore fu la figlia minore, maritata. Ella si mise a urlare, e Stjepàn subito l’uccise. Il cognato si svegliò e si azzuffò con lui. Afferrò Stjepàn alla gola e lottò a lungo, ma Stjepàn era il più forte. E, avendola finita col cognato, Stjepàn sconvolto, eccitato dalla lotta, passò dietro al tramezzo. Dietro al tramezzo era sdraiata nel letto Màrja Semjònovna e, sollevandosi su, guardò Stjepàn coi suoi dolci occhi spaventati e si segnò. Il suo sguardo di nuovo atterrì Stjepàn. Egli abbassò lo sguardo.
— Dov’è il denaro? — disse, senz’alzar gli occhi.
Ella taceva.
— Dov’è il denaro? — disse Stjepàn, mostrandole il coltello.
— Che fai? Si può fare una cosa simile? — disse lei.
— Certo che si può.
✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. XXIII), negli anni 1904-1905
🎨 IV G liceo scientifico (Einstein, Milano), 3 aprile 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio
[7. “In che senso e perché è così importante «essere riconosciuti»?” – to be continued]