Adesso sono libero davvero

Angelica Chirulli, Matricola: 801098
Corso di studio: Scienze e tecniche psicologiche
Tipo di attività: Stage Esterno
Periodo: dal 05/04/2017 al 31/05/2017
Titolo del progetto: Adesso sono libero davvero

Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

È difficile descrivere tecnicamente il lavoro che ho svolto durante questo tirocinio. È stata un’attività del tutto inaspettata, sorprendente e anticonvenzionale. Ho trascorso queste 100 ore all’interno di un gruppo composto da detenuti, ex detenuti, studenti e liberi cittadini, discutendo di argomenti importanti e non scontati; abbiamo riflettuto su concetti come la libertà, la trasgressione con le sue premesse e le sue conseguenze di voglia di potere, di fragilità, di pentimento e desiderio di ricominciare.

Sono argomenti che non riguardano solo i detenuti. Ognuno di noi, infatti, si ritrova negli temi discussi con il gruppo, mettendo in gioco le proprie fragilità, trasgressioni piccole o grandi, manifeste o implicite.

Gli incontri avvengono in corso Italia in una sede ATS e nelle carceri di Opera e Bollate. È stata recentemente inaugurata un’altra delle attività ideate dal gruppo e resa possibile grazie alla loro forza di volontà e voglia di costruire: da un terreno abbandonato è stato creato uno spazio piacevole e ben curato, messo a disposizione dei cittadini del quartiere e non solo. Uno spazio in cui famiglie, bambini e ragazzi possono incontrare più da vicino il mondo della trasgressione.

Alcuni detenuti fanno prevenzione al bullismo nelle scuole, parlano di devianza e raccontano la propria storia cercando di fare in modo che i ragazzi si rendano conto di quali sono le conseguenze, spesso sottovalutate, delle proprie azioni.

Non credo si possa individuare un approccio teorico di riferimento: il nostro coordinatore, il dott. Angelo Aparo, ha un modo del tutto innovativo di fare psicologia e di insegnare, se di questo si può parlare. Allo stesso modo chi partecipa ai diversi incontri non arriva con un’idea di quello di cui si tratterà o delle conclusioni che verranno fuori: è tutto oltre gli schemi convenzionali che normalmente si potrebbero immaginare parlando di un tirocinio guidato da uno psicoterapeuta.

Lo scopo quotidiano che il gruppo si propone è quello di servirsi della conoscenza, dello studio, della filosofia, della letteratura, della cultura in genere, per discutere di temi importanti della vita, per portare tutti i partecipanti alla riflessione innanzitutto su se stessi, ma anche sulla società, sul mondo e sulle relazioni che ogni giorno ci definiscono.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Lo studente tirocinante è parte integrante del Gruppo della Trasgressione. A differenza degli altri tirocini non è posto lì su una sedia ad osservare, ascoltare o servire qualcuno con più competenze. Uno studente del Gruppo è chiamato in prima persona a mettersi in gioco, spogliarsi delle proprie armature, rispondere alle provocazioni lanciate durante la discussione.

Chi partecipa al gruppo si cimenta nella discussione critica degli argomenti trattati e dice la propria sulle questioni proposte. Non sono argomenti che si esauriscono nella durata dell’incontro, ma sono quesiti che ci si porta dietro per tutta la giornata o settimana, ciascuno cercando di ricavare quella verità profonda più adatta alle proprie esigenze.

Ci è stato chiesto anche di partecipare ad alcune delle attività esterne del gruppo. Abbiamo aiutato i detenuti a vendere frutta e verdura ad una bancarella su un terreno bonificato dai detenuti stessi. Il nostro compito però non si limitava a quello di fruttivendoli o giardinieri: abbiamo parlato con i cittadini del quartiere del Gruppo della Trasgressione, delle tante proposte in ballo, della nostra esperienza al gruppo e della forza di volontà che ha mosso molti di noi in questo progetto. La festa di inaugurazione organizzata nei giorni scorsi è stata la prova di un corretto compimento di questo proposito: la gente è arrivata incuriosita ed è tornata a casa divertita dalla buona musica, dai discorsi, dagli interventi e dalle iniziative portate avanti dal gruppo.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Per tutto il tempo del tirocinio, gli strumenti che abbiamo avuto a disposizione erano la nostra testa per ragionare e la nostra parola per esprimere quello che abbiamo sentito, non lasciandoci fermare dai pregiudizi o preconcetti. Tutto era lì per arricchirci, per guardarci dentro e per portare alla luce quello che abbiamo scacciato, tenuto nascosto o su cui non ci siamo mai soffermati più di tanto a riflettere.

I detenuti hanno raccontato le loro storie in modi differenti: si sono confrontati con ragazzi del liceo, hanno tirato fuori il loro lato più mostruoso, quello che difficilmente si vede nella realtà di ogni giorno. Si sono rivelati nudi e fragili, mostrando tutta la loro umanità anche in questo: un’umanità alla quale non si può credere se non la si vede con i propri occhi. Si sono inoltre espressi attraverso il teatro, nella rappresentazione del mito di Sisifo: una rappresentazione senza copione, dove ognuno di loro ci mette del proprio, dove ognuno si riconosce nel personaggio che rappresenta sul palco davanti a centinaia di persone. Improvvisano, riversando nella performance tutto il loro essere, le loro emozioni, le loro motivazioni e tutto ciò che hanno imparato negli anni.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il coordinatore del gruppo, il prof. Aparo, è sicuramente una delle persone più ricche di conoscenze che io abbia incontrato nella mia ancora breve vita. È un uomo che difficilmente si arrende davanti alle cose. Qualsiasi spunto, anche quello che può sembrare il più banale, diventa fonte di discussione, di riflessione, di coinvolgimento al 100% delle nostre capacità emotive e non solo. Chiunque intesse un rapporto con lui sa che alla base vi è totale sincerità e schiettezza, che se guardata solo superficialmente può sembrare dura, fastidiosa o offensiva, ma in realtà è questo l’elemento che rende effettivamente due amici tali: la totale libertà di trattarsi con lealtà. Toccare quello che ci fa più paura o quello che riteniamo essere per noi inviolabile ci fa sentire di più parte del mondo in cui viviamo, più sinceri con chi ci è vicino e più svincolati dalle gabbie da noi stessi imposte.

È grazie a questa sincerità che il gruppo cresce e si arricchisce di persone che invece di sentirsi offese da questo atteggiamento, ne riconoscono il bene sincero e spesso decidono di restare per crescere e guardarsi con la stessa onestà con cui lui guarda ognuno dei partecipanti.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Ho imparato cos’è l’articolo 21, ho più o meno capito come è organizzato un carcere e ho scoperto cos’è la vera contentezza quando ho visto un detenuto ricevere la chiamata che lo informava dell’inizio del suo affidamento sociale. Ma tanto altro oltre questo. Ogni minuto passato al gruppo è un aumento di conoscenze dalla letteratura alla filosofia, alla psicologia e allo studio della devianza. Non era scontato tornare a casa con una risposta, anzi spesso il gruppo ha contribuito ad affollare nella testa altre domande, altri dilemmi a cui probabilmente nessuno potrà dare una risposta, ma il fatto stesso di aver posto l’attenzione su determinati argomenti mi ha migliorato e aperto la mente su alcune questioni. Ho inoltre imparato che niente è definitivo e che nella vita si può cambiare totalmente e in tutti i sensi possibili

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Nel periodo trascorso con il gruppo ho avuto la possibilità di conoscere un modo del tutto nuovo di parlare, fatto di parole spesso non semplici da comprendere e con più significati, ma anche un modo di comunicare fatto di silenzi. Ho imparato a osservare e a stupirmi; ho imparato a lasciarmi istruire da tutto, ad ascoltare e, anche se spesso mi è ancora difficile, a giungere al nocciolo delle questioni, rielaborare delle mie opinioni e organizzare un discorso in modo da risultare chiaro a tutti. Ma su questo c’è ancora un bel po’ da lavorare

 

Caratteristiche personali sviluppate

In senso pratico non so in cosa sono cambiata. Vorrei poter dire di aver imparato ad ascoltare anche quello che non viene detto, di leggere fra le righe, percepire emozioni ed espressioni, ma questo lo scoprirò solo con il tempo. Ho sicuramente ancora più in mente quali sono i miei limiti e quali strumenti ho per superarli in senso costruttivo. Ho imparato che le critiche sono utili e possono servire a migliorarsi (e per una permalosa come me averlo capito è un grandissimo passo in avanti).

La fine di questo tirocinio non corrisponde alla fine di un percorso, come un libro da chiudere e riporre in libreria. È invece solo lo schizzo iniziale di quello su cui c’è da impegnarsi davvero, un abbozzo di quello che ho in mente per me e di quello che voglio essere

 

Altre eventuali considerazioni personali

La sfida di questo tirocinio è stata quella di esserci con la testa più che mai, esserci tutta al 100%. Con le parole non sono mai stata brava, né sono abituata a dire la mia: anche quando mi viene chiesto di farlo, faccio particolarmente fatica a sentirmi sicura di quello che ho da dire o ad esprimerlo in modo chiaro. Il prof in questo è stato un grandissimo esempio. Lo abbiamo sentito “fare l’amore con le parole”, riconoscere il bisogno della persona che si ha davanti e soddisfarlo così, con naturalezza e spontaneità.

Con il Gruppo ho imparato che ognuno conserva dentro uno scheletro posto in chissà quale botola recondita del nostro cuore, un esserino misterioso che tentiamo di nascondere anche se cerchiamo di convincerci che non è così e che siamo indistruttibili. Con i detenuti questo emerge chiaramente. Chi decide di parteciparvi sa che queste debolezze vanno tirate fuori, per conoscersi meglio: solo così lo stare al mondo diventa sincero, oltre a rendere più veri noi stessi.

Concludo con una parte di un discoro espresso al gruppo qualche giorno fa che mi ha davvero colpita perché secondo me esprime chiaramente l’aiuto che i partecipanti del gruppo vi hanno trovato: “il gruppo mi ha salvato. Mi dato la libertà mentale che va al di là dei confini della cella: mi ha aperto la mente. Non ho più il bisogno di imporre niente a nessuno perché adesso sono libero davvero

Litighiamo? Ma no, giochiamo!

ISTRUZIONI PER L’INGRESSO

  • Concerto aperto al pubblico
  • Prenotazione obbligatoria: con mail a info@trasgressione.net,
    indicando chiaramente i propri dati (Nome e Cognome, Luogo e data di nascita, N° carta di identità o passaporto o patente)
  • Elenco prenotazioni
  • Biglietto di ingresso: € 10 

Il ricavato verrà impiegato per sostenere le attività e il percorso dei detenuti e degli studenti del Gruppo della Trasgressione

 

Per l’ingresso in carcere è opportuno

  • presentarsi entro le ore 20:00;
  • lasciare in macchina cellulari e oggetti elettronici;
  • avere il documento personale a portata di mano.

Una domenica al Coming out

Domenica 11 giugno apriamo il Coming out alla città

Abbiamo un palco dal quale parlare, giocare, suonare. Potremo comunicare le nostre idee con discorsi seri o scherzando, con i congiuntivi al posto giusto o anche no. Magari facciamo qualche pezzo del nostro mito di Sisifo e i ragazzi delle scuole che visitiamo potranno dar voce a qualcuno dei personaggi.

O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.
(
Divina Commedia, Inferno, 2° Canto)

Forse qualcuno di loro racconterà ai presenti il senso del rapporto fra gli adolescenti e i componenti del Gruppo della Trasgressione. Detenuti, tirocinanti e tutti i componenti del gruppo avranno la responsabilità e il piacere di verificare se e quanto il nostro progetto può interessare gli abitanti della zona Barona e i cittadini che interverranno.

Probabilmente ci sarà anche un campione italiano dei pesi welter, ma nessuno darà pugni. Noi tutti, invece, proveremo a dire cosa vogliamo far venir fuori da noi stessi e dal nostro progetto comune. Di certo sarà una giornata in cui detenuti e figure istituzionali, adolescenti e insegnanti, potranno vivere la trasgressione di oltrepassare le colonne d’Ercole e verificare se, al loro ritorno, riusciranno a comunicare agli altri l’umanità e la ricchezza dell’esperienza vissuta.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
(Divina Commedia, Inferno, 26° Canto)

Per questo avremo chi porterà musica rap e chi canterà De André, avremo chitarre e violini e tamburi. Ci saranno grigliate, pane dal carcere, le piante di Opera in fiore e la bancarella di Frutta & Cultura. Se le cose vanno come si spera, dovremmo avere i primi esponenti del Coming out.

Un viaggio nell’adolescenza

Roberto Cannavò

L’esperienza che sto vivendo con gli studenti del Pia Marta è una forma di rivisitazione della mia, anzi mi permetto di dire, della nostra adolescenza. A differenza dell’esperienze che abbiamo fatto fino a oggi presso le varie scuole di Milano e Provincia, dove i confronti con gli studenti sono stati quasi sempre stati introdotti da rappresentazioni teatrali (il mito di Sisifo e altro), al Pia Marta abbiamo seguito un altro percorso, interagendo direttamente con alcuni studenti di circa 18 anni, segnalati per la loro “vivacità” dallo stesso Istituto.

Il 27 febbraio abbiamo avuto il primo incontro, durante il quale vi è stata una reciproca esplorazione tra loro e noi. Il 6 marzo, per essere più incisivi e per creare un po’ d’intimità, ci siamo divisi in 2 gruppi. In quello di cui faccio parte, l’inizio è stato, da parte degli studenti, solo di ascolto: nessuno di loro aveva rotto il guscio. Quindi, Massimo, componente del Gruppo della Trasgressione, ha iniziato a parlare della sua adolescenza e di tutte le scelte sbagliate, sicuramente fatte anche per colpe non sue, che lo hanno portato su percorsi devianti. Accanto a me era seduta una studentessa che aveva prodotto uno scritto, ma che, forse per mancanza di autostima, come in seguito mi confidò, non voleva fosse letto. Alla fine, tuttavia, siamo riusciti nell’intento di condividerlo.

Intanto che Massimo continuava a raccontarsi, cercavo di spiare nel modo più discreto possibile le emozioni di ogni singolo, compresi i miei compagni di gruppo. L’attenzione è stata altissima e mi ha fatto da apripista per raccontarmi un po’. Lo stesso hanno fatto altri miei compagni. Poi, durante una piccola pausa, ognuno di noi si è relazionato, a livello individuale, con uno studente e quando abbiamo ripreso l’incontro, come per magia, si sono rotte le corazze, così che abbiamo raccolto da ogni studente un pezzo della sua vita.

Ciò, secondo l’esperienza che sto facendo da anni con il gruppo, si è potuto realizzare (non avevo nessun dubbio in merito) in conseguenza del fatto che per primi ci siamo raccontati noi. I ragazzi prima si sono a tratti rispecchiati nelle stesse problematiche, poi è stato per loro quasi un dovere restituirci qualcosa del loro intimo.

Abbiamo creato così tanto feeling che il 20 marzo 2017, penultimo giorno dei nostri incontri con gli stessi studenti, abbiamo stabilito un patto: raccontare la nostra esperienza pubblicamente. Il “gioco”, se così lo possiamo definire, consisteva nell’essere protagonisti uno della storia dell’altro. Infatti, io ho raccontato, con il suo consenso, la storia di una ragazza e lei la mia. Lo stesso hanno fatto altri componenti del Gruppo della Trasgressione con altri studenti.

Sicuramente siamo all’inizio di un grande lavoro che condurrà i ragazzi e noi stessi verso la conquista di quei valori insiti in ognuno di noi, ma che sono stati abortiti nel corso del viaggio adolescenziale per ragioni che cercheremo di scoprire durante questo meraviglioso lavoro. Il tutto è così bello e promettente che auspico possa avere una continuità responsabilmente riconosciuta da parte delle Istituzioni.

I nostri obiettivi sono quelli di fare emergere le fragilità e le insicurezze che portano tante volte a rispondere con condotte devianti e con alleanze con cui si scivola gradualmente verso la perdita dei valori morali, l’autoreclusione e, nei casi estremi, il suicidio: strade che, purtroppo, abbiamo percorso in passato noi detenuti del Gruppo della Trasgressione e che, oggi, chi crede realmente nel recupero dell’uomo e della sua dignità ci aiuta a ripercorrere in senso inverso.

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  • www.trasgressione.net (il sito con cui siamo partiti quasi 20 anni fa, poco duttile ma ha nelle sue pagine la storia del gruppo)
  • www.vocidalponte.it (sito interattivo. Ogni socio dell’associazione può avere un suo account; presenza di forum e di interventi liberi)