Il giorno nasce dalla notte oscura

Silvia Quattro, Matricola: 790108
Corso di studio: Scienze e tecniche psicologiche
Tipo di attività: Stage Esterno

Periodo: dal 01/04/2017 al 30/04/2017

Titolo del progetto:
TIROCINIO PRESSO “GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE”

Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Ho svolto la mia esperienza di tirocinio presso l’associazione e la cooperativa Trasgressione.net. Il Gruppo della Trasgressione, che definirei del tutto “rivoluzionario”, è composto da detenuti, studenti e cittadini sotto la guida del Dott. Angelo Aparo, ed è caratterizzato da un clima creativo e vitale nel quale coesistono differenti realtà. Gli obiettivi del gruppo riguardano:

  • l’intervento sul trattamento penitenziario ovvero come fare in modo che il rapporto con i limiti sia motivo di costruzione, di sviluppo e non di devianza;
  • la prevenzione del bullismo e della devianza, che avviene attraverso incontri tra detenuti e studenti (soprattutto adolescenti) nelle scuole;
  • la formazione dei tirocinanti e la creazione di un modello culturale nel quale detenuti, studenti e tirocinanti possano collaborare.

All’interno della realtà del gruppo, infatti, si assiste a tre percorsi diversi ma paralleli: l’evoluzione del condannato; la formazione dello studente universitario; la prevenzione alla devianza nei confronti degli adolescenti.

Per raggiungere tali obiettivi il gruppo si serve di molteplici strumenti, fra i quali spiccano in assoluto la cultura, il piacere di conoscere e il lavoro. A ciascun membro del gruppo è richiesto dunque di mettersi in gioco tanto nelle riflessioni quanto nelle attività più concrete.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Nel corso di questa esperienza ho cercato di apprendere il più possibile in ogni occasione. Ammetto che le prime volte che ho partecipato agli incontri ho fatto fatica ad entrare nelle dinamiche del gruppo; mi sono ritrovata con persone che non conoscevo, non sapevo bene cosa aspettarmi ed ero un po’ smarrita. Mi è servito del tempo ma devo dire che, una volta sintonizzata sulla frequenza del gruppo, è come se avessi scoperto un nuovo modo di vedere le cose.

Essendo un tirocinio poliedrico mi sono anche trovata a vendere frutta e verdura alla Bancarella allestita presso il terreno del “Coming Out” nel quartiere Barona di Milano, a consegnare nei locali cassette di frutta e a fare da cicerone con i clienti per raccontare le iniziative del Gruppo e far conoscere il suo spirito rivoluzionario.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Cosa si fa al Gruppo della Trasgressione? Beh di tutto e di più… si riflette, ci si esprime, si dialoga come accade in molti altri gruppi. L’eterogeneità del gruppo, data da età, cultura e ruolo dei suoi membri, dà luogo a una alchimia particolare grazie alla quale le diversità  diventano ricchezze, promuovono lo scambio di idee e la costruzione. Per far parte del gruppo l’unico requisito è avere una testa pensante ed essere disposti a indagare l’opera incompiuta che è l’essere umano. Cercare di capire le spinte che portano l’uomo alla devianza e alla regressione e quanto la presenza di uno “scheletro morale” dentro di noi invece ci indichi la strada del progresso; imparare ad ascoltare l’altro saper raccontare la sua storia in modo da riconoscerlo come fratello.

L’Associazione del Gruppo della Trasgressione si occupa anche di iniziative culturali come convegni, incontri con le scuole per la prevenzione al bullismo, rappresentazioni teatrali come il Mito di Sisifo. Una delle ultime conquiste del Gruppo è la bonifica del terreno del “Coming out” un luogo che rappresenta un punto di riferimento per il gruppo stesso, in quanto sede della bancarella di frutta e verdura della Cooperativa, e che speriamo diventi uno spazio di libera espressione anche per i cittadini del quartiere.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Guida e fondatore del Gruppo è il dottor Angelo Aparo, uno psicologo che lavora da circa 40 anni con i detenuti e ha creato con il suo “multiforme ingegno” il Gruppo della Trasgressione. Non posso fare a meno di associarlo alla figura di Ulisse che è stata anche oggetto di uno degli incontri a cui ho partecipato. In quella circostanza si era parlato di Ulisse come uomo della conoscenza, egli per amore della conoscenza è disposto anche a oltrepassare i limiti del mondo conosciuto, rappresentati dalle Colonne d’Ercole, sfidando cosi gli Dei e scatenando la loro ira. Anche nell’episodio delle sirene si riscontra la volontà di Ulisse di conoscere il fascino del canto delle sirene, egli infatti non esita a farsi legare all’albero della nave pur di raggiungere il suo obiettivo. D’altro canto però priva i suoi compagni di questa opportunità ordinando loro di tapparsi le orecchie. Nella mia mente il Gruppo della Trasgressione ha assunto le fattezze di un equipaggio che ha come guida il Dottor Aparo il quale utilizza la bussola della conoscenza, conoscenza che al contrario di Ulisse non tiene per sé ma condivide con il resto del gruppo. Ed è proprio perché vuole sapere quanto abbiamo capito dei suoi “sproloqui”- come lui li definisce- che non perde occasione di interpellarci e di scuoterci per vedere fino a che punto abbiamo compreso il suo messaggio e quali siano le nostre idee a riguardo. Lo stile del Dottor Aparo con noi studenti, per quanto mi riguarda, è una maieutica diretta, a volte incazzata, ma che ha sempre come obiettivo la nostra crescita come persone e studenti.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Quando si pensa alle attività legate a scuola e Università si sa che le nozioni abbondano. Potrei dirvi che ho imparato che in Paesi Europei come Danimarca e Norvegia la pena dell’ergastolo non è contemplata, che Melanie Klein con le sue teorie psicodinamiche ha indagato il legame tra i comportamenti dei bambini e la devianza o che per concederti i permessi il carcere ci impiega mesi e mesi. Certo è che, seppur siano cose interessanti, non sono queste le conoscenze che sento di aver acquisito. Mi sento di dire che le mie conoscenze riguardano le persone con le quali ho iniziato e ora condivido un cammino che ho intenzione di proseguire, dato che sento di avere ancora molto da dare al gruppo.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Partecipando al Gruppo della Trasgressione ho imparato a interrogarmi sempre, a mettermi in discussione e ad andare a fondo sulle questioni che si presentano nella vita di ogni giorno. Ho capito che spesso ci poniamo nei confronti dell’altro con un sacco di pregiudizi ma che bisogna guardare più lontano e trovare anche nel mostro quella parte di umanità che ci rende più simili di quanto pensiamo. Ho compreso che è importante ascoltare le fragilità altrui, per riconoscere le mie e che è giusto concedersi la libertà dei colori emotivi e quindi sperimentare ogni tipo di emozione.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Attraverso questo tirocinio sento di aver acquisito un nuovo modo di vedere le cose e di ragionare. In genere mi definisco e gli altri mi conoscono come una persona sicura di me, molto centrata sull’obiettivo; devo dire che nel gruppo è uscita la parte più timida di me e per me è stata un po’ una sorpresa. Riconosco di non aver mai parlato più di tanto di mia spontanea volontà non perché non avessi nulla da dire anzi… per questo spero in futuro di sfruttare al meglio l’opportunità che offre il gruppo per confrontarsi.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Questa citazione la trovo particolarmente interessante e mi ha portato a riflettere su come debba rapportarmi con le mie crisi e volevo condividerla con voi del Gruppo. Finché saremo disposti a metterci in gioco e ad adoperarci per trovare soluzioni alle crisi non ci sarà mai una crisi di cui preoccuparsi!

Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.” Albert Einstein

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La Trasgressione: dal sintomo allo studio

Valeria Pozzoli, Matricola:789787
Corso di studio: Scienze e tecniche psicologiche
Tipo di attività: Stage esterno

Periodo: dal 5/04/2017 al 30/04/2017
Titolo del progetto: Gruppo della Trasgressione

Caratteristiche generali dell’attività svolta:
istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

L’associazione presso cui ho svolto il mio tirocinio è una realtà atipica: si tratta di un gruppo, coordinato abilmente da un altrettanto anticonvenzionale psicologo, composto da detenuti, ex detenuti, studenti e da tutti coloro che hanno desiderio di approfondire e far proprio l’oggetto principale di studio di cui il gruppo si occupa, ovvero la devianza; ma questo, lungi dall’essere confinato alla sola realtà del delinquente e della galera, diventa punto di partenza per una riflessione che riguarda l’essere umano e il suo modo di dialogare con il mondo.

Nei diversi incontri che si tengono sia all’interno che fuori dal carcere, tutti i membri si impegnano nell’approfondimento di temi di grande rilevanza che riguardano tanto chi si trova confinato quanto chi è, o meglio, si crede, al di fuori di questi confini; ogni incontro si arricchisce, così, delle esperienze di vita e delle riflessioni personali dei suoi partecipanti. L’obiettivo principale di questo agglomerato variegato di persone è quello di accorciare le distanze tra il mondo socializzato e quello delinquenziale, di ricordare alla società un po’ miope che la trasgressione esiste e non basta un muro di cemento per sbarazzarsene.

Il Gruppo della Trasgressione lavora per fare in modo che la reintegrazione sociale del detenuto sia il meno traumatica possibile e gli strumenti principali per fare in modo che questo avvenga sono la conoscenza e la consapevolezza; i detenuti all’interno del gruppo incominciano, infatti, ad imparare una lingua nuova e sconosciuta che spesso poco si concilia con quella vecchia e familiare che li contraddistingueva. Il reiterarsi degli atti delinquenziali deriva proprio da questo problema di comunicazione; per fare in modo che il nuovo linguaggio diventi florido e produttivo il percorso è lungo: perché “educarsi a godere di una margherita” è un’arte non facile da apprendere ed è proprio questo che il detenuto deve imparare a fare, attraverso un lungo e complesso lavoro interiore.

Accorciare le distanze con il mondo deviante significa anche umanizzare il mostro: dall’inconsueto  binomio detenuto-studente nasce infatti un tipo di interazione che mira alla ricerca, nella storia personale di ciascuno, di zone d’ombra e di luce; sia l’uomo carcerato sia quello che vive al di là delle mura del carcere condividono, in qualche misura, frammenti di vita che li rendono creature mostruose, e altri, che li dipingono invece come esseri umani spesso sopraffatti dalle proprie fragilità e dai propri conflitti.

Sebbene si possa dare per scontato che l’umanità tutta proviene dallo stesso “seme”, non è così facile comportarsi di conseguenza: è necessario un lavoro, di testa si intende, e un obiettivo comune. Il Gruppo della Trasgressione, a tal proposito, si occupa di prevenzione in scuole medie e superiori; l’approccio del Gruppo alla prevenzione della devianza minorile è, ancora una volta, unico nel suo genere: i giovani studenti diventano agenti attivi che condividono esperienze e riflessioni con i detenuti e imparano che la trasgressione, da esperienza lontana e mostruosa, può diventare, se ben amministrata e addomesticata, una ricchezza.

Le forze trainanti del gruppo sono la cultura e la sete di conoscenza che vengono costantemente promosse con passione ed entusiasmo dalla sua guida e che si dispiegano in una grande varietà di iniziative quali spettacoli teatrali, lettura di poesie, concerti  ecc. Il Gruppo della Trasgressione, come cooperativa, si impegna, inoltre, in attività di restauro, di manutenzione e nella vendita di frutta e verdura. L’obiettivo è sempre quello di sensibilizzare la società e i suoi cittadini a un modo nuovo di pensare alla devianza: far sì che i limiti che prima il delinquente oltrepassava animato dall’arroganza, da smanie di potere e dal desiderio di sentirsi completo e libero, vengano ora varcati con un rinnovato tipo di consapevolezza: quello delle proprie fragilità e di un senso del potere tutto nuovo, quello della conoscenza.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Quella fatta all’interno del Gruppo della Trasgressione non può essere definita un’esperienza di tirocinio tradizionale: lo studente è, per prima cosa, un membro del gruppo che, come tutti gli altri, partecipa attivamente alle riflessioni su cui, di volta in volta, ci si sofferma, esponendo il suo personale punto di vista; l’idea del tirocinante che osserva ed esegue le direttive non è contemplata. Se avessi dovuto assecondare la mia natura timida ed insicura, di certo non avrei scelto di impegnarmi in questo tipo di esperienza; forse mi avrebbe fatto più comodo fare l’assistente-cagnolino di qualche psicologo e osservare tutto da un angolo nascosto; perché esporsi, dire ciò che si pensa, mostrarsi nudi e fragili a volte spaventa, o almeno, a me personalmente fa paura.

Lo studente che vive la realtà del gruppo è, invece, costretto a mettersi in gioco e fare i conti con le proprie fragilità. In sinergia con il detenuto, il tirocinante può, inoltre, creare ponti che accorcino le distanze tra mondi che, in realtà, un poco si assomigliano e può contribuire, con la sua opinione giovane e fresca, ad arricchire riflessioni su argomenti complessi.

Dal momento che l’attività principale del gruppo è proprio quella di fare cultura e di sollecitare la riflessione, un altro fondamentale compito del tirocinante è quello di studiare, comprendere i difficili discorsi fatti dallo psicologo coordinatore e guida del gruppo e dare prova di saperli maneggiare, a livello orale e scritto.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Senza ombra di dubbio, uno strumento imprescindibile per chi si accosta per la prima volta al Gruppo della Trasgressione è la voglia di spendere energie mentali e ragionare; non esistono mezzi concreti o particolari metodologie tecniche a cui fare affidamento. L’essenza del gruppo si fonda, inoltre, sulla capacità dei propri partecipanti di comunicare tra loro; il confronto e l’esposizione verbale dei propri pensieri è fondamentale perché la dinamica di gruppo funzioni. Le occasioni in cui tali strumenti possono essere spesi sono molteplici; quando ho iniziato il tirocinio non avrei mai immaginato di venire a contatto con una realtà tanto variegata e ricca di iniziative: oltre a seguire i gruppi dentro e fuori dal carcere, mi è stato possibile assistere agli incontri di prevenzione nelle scuole ed al geniale spettacolo teatrale ispirato al mito di Sisifo che viene, ormai da anni, interpretato da detenuti e studenti e che racconta con perspicacia la storia di compromesso e di tracotanza che contraddistingue tanto il carcerato quanto le istituzioni.

Da non dimenticare, poi, una delle ultime conquiste del Gruppo della Trasgressione: il “Coming out”; “coming out” o, in italiano “venir fuori” è il nome di un terreno in origine piuttosto malandato che, grazie al lavoro di alcuni detenuti, si sta trasformando in  una concreta possibilità di avvicinare la comunità e il mondo carcerario, nel nome della cultura, della bellezza e, perché no, anche della frutta. Sebbene il progetto sia appena partito, nel terreno rimesso a nuovo è stata piazzata una bancarella di frutta e verdura gestita da detenuti e studenti con l’obiettivo principale di far conoscere la realtà del gruppo; se la mia carriera da psicologa dovesse, per qualche motivo, rivelarsi un fallimento, potrò ripiegare sempre sulle mie abilità, per la verità per ora piuttosto scarse, di venditrice di fragole e banane!

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Una delle ricchezze più grandi di cui il gruppo può godere è rappresentata dal suo carismatico creatore nonché atipico coordinatore. Non è affatto un’esagerazione affermare che quest’ultimo è l’anima del bizzarro insieme di persone che a lui fanno capo; per i detenuti così come per gli studenti, è diventato una guida e un punto di riferimento che si fa portatore di beni preziosi quali la cultura e l’arte.  Lo definisco “atipico coordinatore” perché il suo modo di procedere e di approcciarsi a qualsiasi componente del gruppo è del tutto anticonvenzionale e allo stesso tempo acuto: i convenevoli e le belle parole sono messe da parte per lasciar spazio alla conoscenza sincera e intima dei partecipanti anche e soprattutto a partire dai conflitti e dalle fragilità che li contraddistinguono. Ci si sente, infatti, più liberi a essere introdotti nel mondo partendo da ciò che più ci fa paura; il suo modo di fare spontaneo e che alle volte può risultare aggressivo diventa un vero e proprio strumento di lavoro: attaccare l’altro, senza  tuttavia deriderlo, può essere un modo per creare familiarità e prendere confidenza; spesso, infatti, gli amici più cari sono proprio quelli che ti senti libero di insultare e di trattare male. Gli studenti che partecipano al gruppo, inoltre, ricevono sempre un feedback immediato da parte del loro coordinatore e grazie alle sue critiche e provocazioni hanno la possibilità di crescere e migliorarsi.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Ciò che questa esperienza mi ha lasciato non può essere ridotto ad una serie di competenze tecniche  e nozionistiche;  questo perché, più che semplice tirocinante, mi son sentita membro di una realtà culturale estremamente stimolante e ho potuto godere dei suoi frutti. Le questioni di cui il Gruppo della Trasgressione si occupa sono spesso complicate ma hanno anche il fascino di rivolgersi a chiunque: mi sento quasi egoista nell’affermare che frequentare gli incontri mi ha arricchito soprattutto come persona: pensavo di andar lì ad “aiutare” i detenuti come una crocerossina qualunque e invece ho aiutato me stessa; ogni riflessione affrontata mi ha permesso di capire qualcosa sulla natura umana e su di me che prima non contemplavo e, a volte, ha avuto tanta efficacia da riuscire a mettermi in crisi.

Il Gruppo della Trasgressione è, quindi, innanzitutto un’esperienza umana aperta a chiunque abbia voglia di investire energie mentali su temi che non riguardano solo la realtà del detenuto ma qualsiasi persona. Questo peculiare tirocinio mi ha poi dato la possibilità di osservare da vicino il mondo carcerario: una realtà che molto spesso disumanizza, che mortifica l’intelligenza, che svilisce l’esigenza innata dell’uomo di costruire e di inventare, dove il proposito rieducativo poco si spende.

Di questo mondo, il Gruppo costituisce una fortunata eccezione: i detenuti che ne fanno parte hanno alle spalle o ancora stanno compiendo un complesso e lungo percorso di consapevolezza interiore, sono persone che hanno voglia di abbandonare il loro modo di comunicare prettamente “delinquenziale” in favore di una lingua nuova, quella della cultura e dell’arte, in modo che essa diventi produttiva e spendibile.

Ho inoltre trovato estremamente interessante e formativo osservare sul campo il modo di procedere spontaneo e acuto dello psicologo coordinatore del gruppo: quest’ultimo, attraverso un’approccio assolutamente fuori dagli schemi, mi ha fatto comprendere il valore dello smarrimento e della capacità di giovarsi delle proprie crisi e dei propri conflitti. Avendo avuto a che fare con un gruppo variegato con esigenze differenti, ne ho potuto esplorare le dinamiche e gli accorgimenti che servono a mantenerlo in equilibrio.

In particolare, la relazione che si crea tra studente e detenuto è notevolmente complessa: entrambi spesso non fanno altro che appagare a vicenda i loro bisogni con il minor dispendio di energia possibile: il detenuto trova una facile scorciatoia nel farsi “salvare” da un ragazzo volenteroso, bypassando un lavoro mentale che è invece necessario, e lo studente, soddisfa, a poco prezzo, la sua voglia di aiutare il prossimo e di sentirsi importante: è facile diventare importanti per chi, di fatto, è fisicamente in gabbia.

 

Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Il Gruppo della Trasgressione è stato per me  una “palestra mentale”: ho imparato ad accostarmi alle questioni di volta in volta affrontate senza preconcetti e con la voglia di mettermi in discussione; ho acquisito più familiarità con l’oggetto principale di studio del gruppo, ovvero la devianza, anche attraverso un lavoro di rielaborazione. Dal momento che la comunicazione e l’interazione sono ingredienti irrinunciabili di questa esperienza di tirocinio, ho dovuto, per forza di cose, fare i conti anche con la mia naturale ritrosia a parlare in pubblico e a esprimere la mia opinione: ho imparato l’importanza di sapersi mettere in gioco e di diventare agenti di ciò che si pensa ma anche più semplicemente, di formulare in maniera chiara e comprensibile le proprie considerazioni.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Ho sempre invidiato le persone che procedono con un obiettivo saldo davanti a sé, sicure di quello che vogliono fare e di chi vogliono essere; questo perché io sono tutto l’opposto: sono timida, insicura e nonostante spesso abbia voglia di raccontarmi, faccio fatica ad espormi perché il mio Super io esagerato non mi concede frequentemente il lusso di sbagliare. Da questa esperienza, però, ho imparato qualcosa di assolutamente fondamentale: non basta affermare la propria esistenza.

Per fare in modo che la vita non sia vissuta all’insegna della mediocrità e del compromesso, è necessario affermare se stessi in maniera costruttiva, condividendo esperienze e non temendo di mostrare le proprie fragilità; proprio come il delinquente sceglie la strada più semplice della regressione per appagare i suoi bisogni di sicurezza, così spesso mi piace crogiolarmi nella mia natura introversa e schiva senza impegnarmi veramente in un percorso di crescita ed emancipazione che, per forza di cose, implica una spesa mentale maggiore. Qualche volta, scherzando, mi definisco una persona “a lenta attivazione”: ammetto che per mettere in pratica ciò che ho imparato, un mese di tirocinio non mi è sufficiente e che il mio percorso di crescita è solo agli inizi ma posso assicurare che ci sto lavorando!

 

Altre eventuali considerazioni personali

È proprio fuori strada chi pensa a questa esperienza come un’occasione di fare una gita turistica in una realtà distante e di osservare delle creature sconosciute e mostruose, tenendosi, però, sempre qualche passo indietro rispetto alla possibilità di essere aggrediti; la trasgressione accomuna tutti gli uomini e il fatto che esistano delle case di reclusione per chi ha fatto della devianza il suo mestiere non rende meno vera l’affermazione.

Le istituzioni preferiscono spesso indossare il paraocchi piuttosto che affrontare la questione; tutti coloro che, però, sono stufi di rimaner bendati e che hanno voglia di impegnarsi in un uno sforzo mentale maggiore, sono invitati a farlo: questo è ciò che il Gruppo della Trasgressione si auspica e ciò per cui lavora.

Se la tendenza ad oltrepassare i limiti è qualcosa che ci appartiene, la questione da risolvere è come farlo senza recare danno a chi ci sta accanto e a noi stessi: una trasgressione “addomesticata” e ragionata che sfrutti la voglia di potere all’insegna della cultura e della bellezza e che si realizzi nella relazione e nella condivisione di esperienze sembra essere la risposta. Quello che il Gruppo della Trasgressione si propone di fare è coraggioso e difficile, ma proprio grazie alla sua capacità di mettersi in discussione e alla sua voglia di migliorarsi non può che lasciare il segno in chi ha voglia di ascoltare; a me personalmente, dagli incontri del Gruppo non mi capita mai di uscire indifferente: oscillo sempre tra il massimo entusiasmo e la crisi più totale; questo mi dimostra che è proprio valsa la pena intraprendere questa avventura.

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Una domenica al Coming out

Domenica 11 giugno apriamo il Coming out alla città

Abbiamo un palco dal quale parlare, giocare, suonare. Potremo comunicare le nostre idee con discorsi seri o scherzando, con i congiuntivi al posto giusto o anche no. Magari facciamo qualche pezzo del nostro mito di Sisifo e i ragazzi delle scuole che visitiamo potranno dar voce a qualcuno dei personaggi.

O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.
(
Divina Commedia, Inferno, 2° Canto)

Forse qualcuno di loro racconterà ai presenti il senso del rapporto fra gli adolescenti e i componenti del Gruppo della Trasgressione. Detenuti, tirocinanti e tutti i componenti del gruppo avranno la responsabilità e il piacere di verificare se e quanto il nostro progetto può interessare gli abitanti della zona Barona e i cittadini che interverranno.

Probabilmente ci sarà anche un campione italiano dei pesi welter, ma nessuno darà pugni. Noi tutti, invece, proveremo a dire cosa vogliamo far venir fuori da noi stessi e dal nostro progetto comune. Di certo sarà una giornata in cui detenuti e figure istituzionali, adolescenti e insegnanti, potranno vivere la trasgressione di oltrepassare le colonne d’Ercole e verificare se, al loro ritorno, riusciranno a comunicare agli altri l’umanità e la ricchezza dell’esperienza vissuta.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
(Divina Commedia, Inferno, 26° Canto)

Per questo avremo chi porterà musica rap e chi canterà De André, avremo chitarre e violini e tamburi. Ci saranno grigliate, pane dal carcere, le piante di Opera in fiore e la bancarella di Frutta & Cultura. Se le cose vanno come si spera, dovremmo avere i primi esponenti del Coming out.

Curiosità e arrovellamenti

Cecilia Braschi, Matricola: 788994
Corso di studio: Scienze e tecniche psicologiche
Tipo di attività: stage esterno

Periodo: dal 01/04/2017 al 30/04/2017

Titolo del progetto:
STAGE ESTERNO PRESSO “GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE”

Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Ho svolto il mio tirocinio presso il Gruppo della Trasgressione, un’associazione e cooperativa assolutamente innovativa e fuori dagli schemi ideata vent’anni fa dal dott. Angelo Aparo, psicoterapeuta che da quasi quarant’anni lavora all’interno delle carceri milanesi. Le attività del Gruppo sono molto variegate, ma tutte finalizzate al coinvolgimento ad un pari livello di detenuti, studenti universitari, adolescenti e liberi cittadini. Il Gruppo opera con le persone che vi partecipano, indipendentemente da età, status di detenuto o provenienza sociale, studiando e interrogandosi su tutto ciò che attiene alla sfera umana e relazionale, dal rapporto con le autorità al dialogo con se stessi, dal rispetto per gli altri al riconoscimento delle proprie fragilità, dal pericolo di cadere nella mediocrità all’importanza della relazione e tanto altro ancora.

Non so se il dott. Aparo abbia una corrente psicologica di riferimento, ma se dovessi definire l’approccio teorico/pratico adottato nel corso delle attività sicuramente lo etichetterei come “apariano” e niente di più. A chi non conoscesse il suddetto metodo lo spiegherei sintetizzandolo in tre parole: curiosità, arrovellamento e schiettezza, mentre per ulteriori dettagli suggerirei di partecipare in prima persona, perché solo così si può capire davvero.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Il ruolo richiesto a noi studenti è (tutt’altro che semplicemente) quello di partecipare ad ogni attività, quale che essa sia, dando il nostro personale contributo, cercando di metterci in gioco il più possibile e avendo il coraggio di mettere a nudo le nostre fragilità davanti agli altri membri del gruppo. Quest’ultimo aspetto è forse quello che viene maggiormente incoraggiato, poiché, sebbene possa sembrare destabilizzante per la persona, nei fatti è ciò che ci fa sentire vivi e uniti gli uni agli altri: un aspetto che mi ha colpito fin da subito nei detenuti è proprio il valore che attribuiscono al riconoscimento delle loro fragilità più profonde, riconoscimento che li rende più degni di stare al mondo invece che indebolirli. Ecco, da questo sforzo non è esente nessuno di noi, ognuno deve impegnarsi a tirar fuori ciò che di più profondo possiede, perché così facendo arricchisce il gruppo ma soprattutto se stesso. In un’accezione più pratica invece potrei aggiungere che nel mio ruolo rientravano compiti quali la stesura di verbali relativi alle attività svolte e la gestione di una bancarella di frutta e verdura di cui parlerò qui di seguito.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Le attività del Gruppo sono molto varie ed in continua evoluzione: alla base ci sono le discussioni che si svolgono tutte le settimane all’interno delle carceri di Opera e Bollate e in un ATS di Milano, momenti di studio, analisi e discussione di molte tematiche tra cui quelle prima citate. Sempre più consistenti e soddisfacenti stanno diventando inoltre le attività di prevenzione al bullismo e alla tossicodipendenza svolte nelle scuole, momenti in cui i detenuti insieme agli studenti offrono i racconti delle loro storie e crescite personali a ragazzi adolescenti che hanno già mostrato qualche segno di devianza, cercando di instaurare un sano rapporto di fiducia reciproca a due scopi: allontanare l’adolescente da un mondo che lo farebbe affondare e dare la possibilità al detenuto di ripagare in parte il danno commesso nei confronti del bene comune.

Recentemente alla cooperativa è stata affidata la gestione di un terreno in zona Barona a Milano che, ripulito e vivificato, oggi ospita la bancarella di frutta e verdura gestita dalla cooperativa stessa e mira a diventare luogo di ritrovo e libera espressione per detenuti, studenti, comuni cittadini del quartiere e non, ospitando eventi ed attività legati a teatro, musica, fotografia, orticoltura ecc.; il nome del terreno, “Coming out”, indica appunto la possibilità offerta da questo spazio di “venire fuori”, esprimersi liberamente e creativamente, superare la paura di esporsi.

Altra attività interessante coltivata negli anni dal Gruppo è la rappresentazione teatrale del mito di Sisifo, che per i temi affrontati ben si adatta alle vicende dei detenuti e infatti sono essi stessi ad andare in scena insieme agli studenti improvvisando di volta in volta le parti che vengono loro assegnate, proprio perché avendone studiato a fondo i significati non necessitano di alcun copione. Infine, non perché meno importanti ma semplicemente perché non vi ho mai assistito in prima persona, il gruppo svolge diverse attività di restauro a Milano e dintorni, al fine di trasmettere ai detenuti quell’idea di lavoro come gratificazione e costruzione personale, idea che in passato molti di loro avevano rifiutato scegliendo di vivere nella mediocrità.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Nonostante lui non ami identificarsi in tale figura, il coordinatore del tirocinio è stato il dott. Angelo Aparo, il quale, al di là di ogni definizione, si è rivelato una figura a tal punto “trasgressiva”, ispiratrice e quasi comica da aver in qualche modo segnato il mio percorso di formazione in quanto psicologa ma soprattutto in quanto persona. Ciò che fa continuamente, anche partendo dalle piccole cose, è di spingerci a riflettere oltre i normali limiti e le frettolose conclusioni cui si giunge la maggior parte delle volte. Innumerevoli sono state le occasioni in cui, in seguito alla riflessione di un qualsiasi membro, lui ha risposto senza tanti complimenti “no, non sono d’accordo” e con tutta la calma e le parole necessarie ha accompagnato tutti noi un po’ più in là rispetto al punto in cui ci eravamo assestati fino a quel momento. Lui è colui che si fa ispirare dalle piccole cose, dalle semplici emozioni e dalle belle immagini dando poi vita a ciò che il gruppo concretamente fa. Il suo modo di assicurarsi la nostra partecipazione consiste nel farci “pagare il biglietto”, per citare le sue parole, ovvero stuzzicarci e stimolarci per farci sempre dare un nostro contributo personale, se questo non avviene già spontaneamente. Inoltre ci è richiesta la redazione occasionale di verbali piuttosto che di qualsiasi genere di scritto, sia esso in poesia o in prosa, che insieme alle produzioni dei detenuti vanno ad alimentare il bagaglio di testimonianze provenienti dal gruppo.

Aparo è sicuramente il motore del Gruppo della Trasgressione, ma ci si augura che negli anni abbia saputo trasmettere le sue idee a tal punto da lasciare dietro di sé una traccia che possa essere ricalcata da chi meglio l’ha conosciuto e apprezzato.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Le conoscenze che ho acquisito durante questo periodo di tirocinio sono senza dubbio molto consistenti sul piano personale, hanno contribuito e stanno contribuendo a farmi capire chi sono e solo in conseguenza di ciò imparo come dovrei lavorare in futuro. Effettivamente potrei dire di aver partecipato ad ogni incontro come ad un momento di studio da cui ogni volta sono uscita arricchita, talvolta turbata ma sempre con qualcosa in più su cui riflettere. Ora riconosco che per ascoltare e capire veramente le storie delle persone l’attenzione e l’empatia non sono mai abbastanza; che per guadagnarsi la stima e la fiducia del gruppo oltre che dei singoli bisogna impegnarsi costantemente, anche con piccoli contributi, ma cercando di esserci sempre e di farsi sentire.

Ora ne so un po’ di più di un mondo che mi era completamente estraneo, quello carcerario, ma soprattutto vedo quanta necessità vi è di rivoluzionare questo stesso mondo, promuovendo a braccia aperte iniziative come quella del dott. Aparo, alla base della quale c’è il tentativo di relazionarsi con le persone, evitando di lasciarsi ingabbiare da categorie ideologiche. Ho scoperto che chiunque può tornare indietro e cambiare, apprezzare cose che prima nemmeno vedeva e gioire di emozioni molto più semplici di quelle che per una vita ha ricercato. Inoltre ho capito che i modi che usiamo per relazionarci agli altri sono giusti solo se in linea con la persona che siamo, con il nostro modo di essere, con l’esperienza che viviamo in prima persona e che ci permette ogni giorno di affinarli.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Le abilità che sento di aver acquisito durante questo tirocinio riguardano principalmente le dinamiche di gruppo, in quanto ho potuto sperimentare pro e contro di un’attività che va avanti se e solo se è il gruppo a darle continuo carburante. Inoltre ho potuto mettere alla prova me stessa all’interno di queste dinamiche, provando tutto quel continuum di sensazioni che vanno dal senso di estraneità e inadeguatezza iniziale al sempre più forte senso di complicità che si sviluppa col tempo e la conoscenza delle persone.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Ciò che mi porterò dietro da quest’esperienza è la spinta a riflettere con più attenzione innanzitutto su di me, sulla mia storia e la mia evoluzione, individuando le fragilità che mi porto dietro per poterle meglio affrontare. Sono proprio i detenuti ad avermi mostrato le difficoltà e le soddisfazioni legate a un percorso di scoperta di se stessi: sebbene per loro si tratti di un sentiero più tortuoso e doloroso, nessuno di noi dovrebbe sottovalutare le piccole cose che ci permettono giorno per giorno di evolverci e di conoscerci meglio, presupposto fondamentale per poter lavorare con gli altri.

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Homo sum…

Cristina Brioschi, Matricola: 801356
Corso di studio: Scienze e Tecniche Psicologiche
Tipo di attività: Stage esterno

Periodo: dal 13/03/17 al 4/05/17
Titolo del progetto:
Il Gruppo della Trasgressione
Homo sum, humani nihil a me alienum puto

Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Il Gruppo della Trasgressione opera all’interno del carcere in modo del tutto singolare. Si tratta di un gruppo in cui detenuti e liberi cittadini hanno modo di confrontarsi, portando il proprio punto di vista e servendosi delle personali esperienze di vita, su tematiche di ampio respiro, come ad esempio la relazione con l’autorità, la responsabilità di ciò che si fa, la costruzione della propria libertà. Tutti possono partecipare agli incontri in modo costruttivo poiché ciascuno ha una vita che è stata portata in una certa direzione grazie alle scelte prese, ha delle spinte regressive ed evolutive che deve amministrare, ha trasgredito le regole, ha dentro di sé luci e ombre da riconoscere. Ciascuno cioè ha nella propria esperienza elementi che può mettere in campo e condividere con gli altri: ciò è faticoso, ma utile per il singolo che vuole conoscersi meglio e arricchire il gruppo collaborando con la ricerca che si fa. Questi incontri hanno luogo al SerT e all’interno del carcere di Bollate e di Opera.

Ci sono poi occasioni (ovvero gli incontri di prevenzione al bullismo e alla tossicodipendenza nelle scuole e la rappresentazione del mito di Sisifo) in cui il gruppo si mette in dialogo con la società nel tentativo di portare un cambiamento concreto. I detenuti in questi casi mettono a disposizione la loro esperienza, che comunicano a comuni cittadini e agli adolescenti delle scuole medie con delle sottolineature un po’ diverse rispetto a quel che accade in altri gruppi: in questo caso, l’obiettivo della comunicazione non è quello di mettere in guardia dalle conseguenze negative del trasgredire in modo impulsivo e disordinato, ma piuttosto ricostruire la gamma di scelte che li ha portati sulla strada della devianza e gli sforzi che oggi stanno facendo in favore della propria evoluzione. Grazie a questo lavoro, ciascuno può riconoscersi in tali spinte e rintracciarle nella propria esperienza e i detenuti si sentono parte attiva e utile di una società che in passato hanno ferito.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Non saprei dire con precisione quale ruolo ho svolto, il gruppo non ha una struttura e un’organizzazione rigida in cui è possibile sentirsi parte che dà un contributo chiaro e riconosciuto da tutti in modo univoco. Come componente, ho cercato di condividere le mie riflessioni e di partecipare con costanza ai gruppi in modo da riuscire ad avere più familiarità con i contenuti e con il livello del confronto, sempre alto e in alcuni casi difficile da approcciare.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Per riuscire ad orientarmi nelle dinamiche del gruppo e a pormi in modo costruttivo ho innanzitutto considerato con serietà i contenuti trattati e mi sono messa in discussione cercando sempre dentro di me o nella mia storia qualcosa che corrispondesse a ciò di cui si stava parlando. Sono così riuscita a cogliere più in profondità alcuni degli aspetti umani su cui il gruppo si interroga.

Inoltre mi sono impegnata nel redigere i verbali di alcuni incontri: mi è stato utile per chiarirmi i concetti trattati e per tenere una traccia dei passi fatti nell’avanzare della ricerca.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Spesso faccio fatica ad accettare e riconoscere come tale il ruolo di chi “supervisiona” su ciò che faccio negli ambiti in cui mi sperimento, lo percepisco come un intralcio alla mia autonomia, della quale sono molto gelosa. In questo caso però con il dottor Angelo Aparo (fondatore e coordinatore del gruppo nonché tutor del mio tirocinio) ho avuto meno difficoltà: ha trattato la questione come un gioco ed io ci ho trovato più gusto nel cercare un equilibrio tra ciò che voglio liberamente fare e i limiti che non posso oltrepassare… Mi sono divertita! L’ho trovato edificante per la mia crescita personale.

I modi che il dottore ha di verificare il lavoro dei tirocinanti sono principalmente la lettura dei loro verbali oppure la richiesta di una rielaborazione orale durante lo svolgimento degli incontri. In questi casi si è sempre posto con una certa severità nei confronti della trasmissione dei contenuti e della forma in cui questi vengono espressi, ciò mi ha spronata a fare sempre più attenzione ai dettagli, a cogliere le differenze e a provare a rendere attraverso le parole la complessità del reale e delle questioni trattate.

E’ successo più volte durante i gruppi che mi invitasse a dire la mia, mi è stato d’aiuto per andare un po’ oltre la mia chiusura e riservatezza solite. Ho imparato grazie a questa cosa a chiedere più spesso a me stessa che cosa io abbia di tanto segreto e inconfessabile da doverlo nascondere agli altri e da tenere imprigionato dentro di me, il risultato è che mi esprimo con più facilità, lo considero come un valore e perciò riesco ad avere meno timore di quello che gli altri potrebbero pensare o a eventuali giudizi.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Trovo difficile identificare delle conoscenze nozionistiche o circoscritte apprese al Gruppo della Trasgressione; più che altro ho acquisito molti spunti di riflessione in più sulla natura umana, sull’equilibrio tra la persona e l’ambiente circostante e sulla società in generale. Spesso mi trovo ad approcciare situazioni del quotidiano utilizzando spunti o coordinate appresi al gruppo, le trovo molto concrete come conoscenze perché vive e aderenti al reale, al contrario di molte delle cose apprese dai libri all’università.

Nel corso del mio tirocinio non ho puntato però ad acquisire un corpus di conoscenze e di risposte da calare nelle situazioni, piuttosto ho visto nascermi dentro molte domande, le trovo più nutrienti, mi spingono a continuare a cercare e sperimentare ancora.

Inoltre ho scoperto che cos’è una nevrosi.

 

Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Ho acquisito maggior fiducia in me stessa per quanto riguarda la rielaborazione dei contenuti trattati e la capacità di trasmetterli ad altri in modo chiaro. Mi sono impegnata nel riflettere sulle tematiche e nel lasciarmi interrogare, credo di essere diventata più abile nel venire a capo di questioni espresse in modo non lineare o addirittura contorto, cercando sempre di scovare l’essenza, il nocciolo.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Durante la mia permanenza al gruppo ho sfruttato l’occasione succosa del tentativo delle persone di portare fuori ciò che dentro di sé è difficile da accettare ed esporre agli altri per affinare le mie capacità di ascolto, cercando di porre l’attenzione sulle emozioni e le sensazioni che queste cose mi provocavano dentro, per stabilire una connessione diversa con chi parla e per espandere la mia comprensione. Ciò è stato possibile anche perché ho riconosciuto nei processi e in alcuni stati interiori descritti dai componenti del gruppo (detenuti e non) qualcosa della mia storia, perciò mi sono sentita simile, vicina, appartenente.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Or ti piaccia gradir la sua venuta:  
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.”

Grazie a questa esperienza mi si è aperta una finestra su un aspetto della società e della realtà interiore delle persone che troppo spesso non viene considerata: la libertà è soprattutto una condizione interna che dobbiamo costruire e tutelare, ha poco a che fare con i limiti fisici come ad esempio le mura del carcere. Capisco di aver avuto dentro già da tempo questa consapevolezza, certo è che poterla toccare con mano e poter andare a fondo nei vari aspetti della questione con i detenuti (i quali in molti casi nella loro vita hanno portato all’esasperazione conflitti che tutti hanno, rendendoli così più facilmente osservabili) mi ha svegliato il desiderio di prendermi cura di questa cosa dentro di me, e di combattere per un mondo che non sia di persone libere nei fatti ma prigioniere nella sostanza.

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Raccontare una storia

In questo periodo di tirocinio ho affinato le mie capacità di ascolto e di empatia. Ascoltare non vuol dire semplicemente sentire la storia dell’altro distribuendo consigli, ma essere vicino a quella persona, nel qui e ora del racconto, cercando di intercettare e abbracciare ciò che l’altro vive. Sembra una cosa semplice e quasi scontata, soprattutto per noi studenti di psicologia, ma in questo periodo mi sono sempre più resa conto di quanto sia difficile. Tante volte ci auto-imponiamo di dare la risposta “giusta”, come se di risposta giusta si potesse parlare, perdendoci la ricchezza emotiva che solo un reale coinvolgimento nella discussione può dare.

Ho imparato che per conoscere e capire l’altro ci si deve armare di strumenti; primo tra questi è l’emozione che l’altro suscita in noi. Ogni giorno capisco qualcosa di nuovo rispetto a questa nuova modalità di sentire l’altro e sto imparando quanto sia divertente e, clinicamente utile, raccontare la storia di un’altra persona.

Mi sono cimentata, anche se pochissime volte, nella narrazione di una storia, ma ho già ripetutamente constatato che narrare una storia vuol dire farla nostra, vuol dire creare un legame, una relazione con il personaggio della storia.

Inoltre, chi narra una storia tende inevitabilmente a enfatizzarne alcuni aspetti e a minimizzarne altri; in questo modo viene offerta all’altro una lettura delle sue scelte e una direzione che possono anche essere diverse da quelle che il protagonista ha pensato fino a quel momento.

Non va trascurato, infine, che narrare una storia permette a noi stessi di riflettere sulla nostra.

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Relazione di tirocinio

STAGE ESTERNO PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Vittoria Canova
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Periodo: 18/11/16 – 22/12/16


Caratteristiche generali dell’attività svolta

L’attività di tirocinio è stata svolta presso l’associazione Trasgressione.net, fondata dal dottor Angelo Aparo e operativa nelle carceri di Opera e Bollate. L’associazione è costituita da detenuti, ex detenuti, liberi cittadini e studenti provenienti da diverse facoltà. Gli incontri settimanali programmati si svolgono il martedì nella sede del ATS (ex ASL) di Milano con sede in Corso Italia 52, il mercoledì nel carcere di Opera e il giovedì presso quello di Bollate. Durante gli incontri tutti i membri partecipano criticamente al dibattito su svariati temi e condividono le proprie esperienze.

Il gruppo è impegnato in attività finalizzate a costruire un collegamento tra il mondo carcerario e la realtà esterna, favorendo il reinserimento sociale del detenuto (di per sé già la composizione mista del gruppo permette ai detenuti di avere contatti con persone al di fuori dell’ambiente carcerario), ad esempio tramite convegni e rappresentazioni teatrali soprattutto nelle scuole. Un altro obiettivo del gruppo è la prevenzione del bullismo, delle tossicodipendenze e della devianza in generale, che si mette in atto attraverso incontri con i soggetti più a rischio, cioè gli adolescenti. Infine ai detenuti che fanno parte del gruppo viene data la possibilità di svolgere alcuni lavori come le attività di restauro e la vendita di frutta e verdura.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Il tirocinio curriculare prevede che lo studente svolga 100 ore in un periodo di circa due mesi presso l’associazione scelta per ottenere i crediti formativi necessari, inoltre al termine dell’attività è richiesta la stesura di una relazione finale sul lavoro svolto. All’interno del Gruppo della Trasgressione il ruolo che lo studente deve ricoprire è il diventare a tutti gli effetti un membro del gruppo e quindi partecipare con costanza agli incontri previsti, ascoltare gli interventi degli altri componenti, elaborare i contenuti proposti e partecipare attivamente alle discussioni. La richiesta è, dunque, l’essere semplicemente se stessi e offrire un contributo esponendo in modo autentico il proprio punto di vista.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Durante il periodo di tirocinio ho partecipato agli incontri settimanali del gruppo. Come già detto prima, durante questi incontri i componenti del gruppo hanno l’opportunità di confrontarsi su vari argomenti. I temi che di volta in volta emergono vengono proposti dal coordinatore del gruppo, il dottor Aparo, o dai membri stessi a partire da personali riflessioni, da episodi di vita e da vari elaborati scritti (testi, poesie, canzoni). Durante questi dibattiti, grazie alla massima libertà di espressione, ognuno è stimolato a riflettere, a porsi interrogativi e a intraprendere un percorso personale per migliorare la conoscenza di se stessi e per giungere a una maggior comprensione degli altri. Un aspetto importante è il riuscire a mettersi in gioco per giungere a una maggiore chiarezza dei propri limiti e delle proprie debolezze che, se condivisi con il gruppo, possono essere superati.

Ho avuto inoltre l’opportunità di assistere alle prove della rappresentazione teatrale del mito di Sisifo. Nella storia originale Sisifo, re di Corinto, viene condannato da Giove a spingere un masso per l’eternità. Detenuti e studenti hanno rivisitato questo mito attribuendo nuovi significati alle dinamiche della vicenda e alle caratteristiche dei personaggi: Giove diventa così non un personaggio reale ma una proiezione di Sisifo, il masso rappresenta la coscienza con la quale Sisifo dialogherà alla fine della storia, altrove si allude ad una vecchia alleanza tra Sisifo e Giove quando il re di Corinto era una pedina dei giochi del capo dell’Olimpo rappresentato come una sorta di capo mafioso.

Gli attori coinvolti non interpretano sempre gli stessi personaggi e quindi ad ogni spettacolo giocano a ricoprire ruoli diversi e recitano senza un copione vero e proprio rendendo così ogni rappresentazione unica.

Questi spettacoli teatrali sono rivolti in particolar modo alle scuole e al termine della rappresentazione i ragazzi vengono coinvolti offrendo loro la possibilità di fare domande e di riflettere insieme ai membri del gruppo sui significati espressi dal mito.

Durante la mia permanenza il gruppo si è anche impegnato in un nuovo progetto chiamato Coming out. Il Coming out è un terreno nel quale alcuni detenuti stanno già lavorando per ripulirlo, che in futuro ospiterà la bancarella di frutta e verdura e diventerà una sorta di agorà cioè un luogo di incontro che offre la possibilità di esprimersi, di venir fuori come dice appunto il nome. Verranno raccolti in questo luogo tutti i lavori creativi quindi canzoni, poesie, racconti, sculture non solo dei membri del gruppo ma anche degli abitanti del quartiere attorno al terreno e di tutti coloro che lo desiderino.

Come simbolo del Coming out è stata scelta una lumaca e ciò deriva da una canzoncina in siciliano intitolata “Viri chi danno ca fanno i vavaluci”. La canzone racconta di come le lumache, messe a spurgare in una pentola prima di essere cucinate, tentino di scappare dalla pentola, questa fuga diventa metafora del tentativo che ciascun uomo fa per conquistare o riconquistare la propria libertà.

Infine, nell’ultimo periodo, è stato avviato il gruppo femminile per le detenute del carcere di Bollate. È stato dunque interessante riflettere sulle differenze oggettive emerse ma soprattutto sul come noi studenti abbiamo vissuto soggettivamente queste diversità fra i gruppi.

Per concludere tra i progetti in corso del gruppo ci sono il corso di Croce Rossa, al quale stanno partecipando alcuni detenuti, e la progettazione di un prossimo convegno incentrato sul rancore e sulla gratitudine.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il coordinatore del gruppo, nonché tutor del mio tirocinio, è il dottor Angelo Aparo. Con i suoi metodi un po’ fuori dagli schemi e ironici è riuscito a spronarmi e a mettermi in gioco. Inizialmente ero abbastanza intimorita ma poi mi sono abituata ai suo modi di comportarsi ed esprimersi ed è proprio grazie a questi ed alle sue prese in giro che mi sono sforzata di, come sostiene lui, “uscire dalla gabbia”. L’esempio più rappresentativo che mi viene in mente è quando, poco tempo fa, durante il gruppo femminile ha fatto interpretare a studenti e detenute diversi tipi di camminate che rappresentassero diversi stati d’animo. Ovviamente è toccato anche a me, ma nonostante mi sentissi alquanto imbarazzata e nonostante le mie prestazioni non proprio eccellenti, mi sono messa alla prova riuscendo anche a divertirmi.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Per me questa è stata la prima esperienza al di fuori del mondo prettamente accademico. È stata un’occasione importante per iniziare a toccare con mano e a vivere una realtà lontana dai concetti teorici e astratti dei libri, una realtà costituita da persone vere, con un nome e una storia da raccontare e con le quali interagire. Mi sono avvicinata al mondo carcerario del quale non conoscevo assolutamente nulla e ho potuto iniziare a farmi un’idea del suo funzionamento a livello burocratico/legislativo e umano.

 

Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Durante questo tirocinio ho imparato che cosa vuol dire essere parte di un gruppo e quindi l’importanza di ascoltare attentamente gli altri, dare un contributo, ragionare insieme, confrontarsi. Ho compreso come ogni membro avesse un ruolo e come a ognuno fosse concesso uno spazio per esprimersi, rendendo quindi indispensabile rispettare i turni di parola, i pensieri e le opinioni altrui. Inoltre è stato molto utile per apprendere a organizzare meglio il mio tempo dovendo riuscire a conciliare le ore di tirocinio con le lezioni e la preparazione degli esami.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Oltre a queste capacità e abilità tecniche e organizzative, credo che questo tirocinio abbia contribuito soprattutto allo sviluppo di alcune mie caratteristiche personali. Infatti durante questo percorso sono riuscita a superare un po’ la mia timidezza cercando di esprimere in modo comprensibile il mio pensiero di fronte ad altre persone inizialmente sconosciute. Inoltre, grazie alle tematiche affrontate dal gruppo, ho avuto l’occasione di riflettere su alcuni aspetti di me stessa ai quali non avevo dato importanza imparando così a conoscermi meglio.

 

Altre eventuali considerazioni personali

All’inizio di questo tirocinio le sensazioni provate prevalentemente sono state l’inadeguatezza e l’imbarazzo. Mi sono ritrovata infatti con persone totalmente estranee che si conoscevano fra loro da tempo e appartenevano ad un gruppo coeso. Non è stato per nulla semplice riuscire a farsi conoscere, accettare e trovare un mio posto in un contesto con dinamiche personali consolidate da tempo. Complice di questa iniziale difficoltà è stata sicuramente la mia timidezza, che mi causa disagio a esprimere emozioni e pensieri di fronte a molte persone, forse dovuto anche ad un po’ di timore del giudizio altrui. Oggi però mi ritengo abbastanza soddisfatta perché mi sento a tutti gli effetti un membro del gruppo e soprattutto perché ho meno difficoltà a interagire nelle discussioni. Ho iniziato questo tirocinio spinta dalla curiosità che, però, non è da intendersi come voglia di scoprire il reato commesso da una persona ma piuttosto come la volontà di cercare di capire il perché una persona giunga a commettere il reato. Mi sono quindi avvicinata a un mondo molto distante dal mio e ho avuto modo di ascoltare le storie di alcuni detenuti, riuscendo così a sentire e condividere il loro dolore, la loro tristezza ma anche la loro gioia.

Per concludere è stata un’esperienza estremamente positiva alternando con il giusto equilibro momenti di riflessione profonda, commozione e divertimento.

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Tirocini pre e post laurea

Chi siamo
Il Gruppo della Trasgressione comprende un’associazione e una cooperativa strettamente connesse, entrambe costituite da detenuti, ex-detenuti,  professionisti, studenti universitari e neo laureati.

Nasce dalla decennale esperienza del laboratorio coordinato dal dott. Angelo Aparo nelle carceri di San Vittore, Bollate e Opera e dai principi che da sempre caratterizzano tale attività: scambio fra dentro e fuori, partecipazione alla vita della comunità, lavoro su se stessi, educazione alla legalità, prevenzione di bullismo e tossicodipendenza.

 

La filosofia del gruppo
Il recupero, una reale inclusione, un effettivo superamento della sensazione di marginalità e di estraneità alle regole possono aver luogo solo se ci si sente co-protagonisti di progetti ed esperienze concrete, di attività lavorative, eventi, interazioni utili alla comunità, al suo rinnovamento, alla sua crescita.

É fondamentale che liberi cittadini, imprenditori, professionisti partecipino, insieme con le istituzioni, al recupero e alla valorizzazione di funzioni e ruoli sociali utili, non solo per gli adolescenti, ma anche per i detenuti che, lungo i percorsi della devianza, hanno perso le tracce delle responsabilità del cittadino e del piacere di esercitarle.

 

Storia e attività
Dal 1997 Il Gruppo della Trasgressione lavora sull’esperienza di chi ha commesso pesanti reati e sul sostrato affettivo che, anche nelle persone comuni, può portare a piccole violenze sugli altri e su se stessi. Punti di partenza della nostra ricerca sono l’insoddisfazione che tante volte vivono gli adolescenti nel rapporto con le proprie risorse interiori e con gli adulti, i sentimenti e gli stati d’animo che si accompagnano ai primi reati.

Da quasi 15 anni i detenuti del gruppo possono provare il Piacere della Responsabilità (è il titolo di un nostro convegno), portando il lavoro svolto su se stessi nelle scuole, con particolare attenzione per adolescenti con situazioni familiari problematiche. La collaborazione con gli istituti scolastici permette che detenuti e adolescenti divengano interlocutori critici gli uni degli altri e, allo stesso tempo, attivatori delle rispettive risorse.

Studenti e comuni cittadini possono frequentare i nostri seminari tematici, assistere a convegni, concerti e rappresentazioni teatrali, partecipare attivamente al nostro laboratorio di ricerca dentro e fuori le carceri dove operiamo.

 

La nostra missione
Studiare, progettare e lavorare con chi ha commesso reati
giova all’equilibrio sociale e protegge la salute e il bene pubblico più della separazione garantita dalle mura del carcere
.

Le nostre iniziative puntano pertanto a:

  • far sì che il reo possa interrogarsi sugli stati emotivi che hanno contribuito all’attuazione del reato e che ostacolano il suo rapporto responsabile con la società;
  • promuovere e valorizzare le risorse e le competenze dei componenti del gruppo;
  • coltivare il rapporto dell’individuo con se stesso e con la società;
  • moltiplicare situazioni in cui possa essere esercitata la responsabilità individuale e collettiva;
  • alimentare una rete di relazioni e dinamiche di gruppo atte a favorire nuovi stili di vita e una reale inclusione dell’ex detenuto.

 

La cornice teorica di riferimento
In ambito psicosociale, i due principali autori di riferimento sono Kurt Lewin e Wilfred Bion, con i loro studi sui diversi aspetti sociali e inconsci della vita collettiva e sulle dinamiche di gruppo.

Dal punto di vista psicodinamico il Gruppo della Trasgressione fa esplicito riferimento a Sigmund Freud, William Fairbairn e, soprattutto, a Donald Winnicott e ad alcuni dei suoi concetti cardine: il falso sé, l’oggetto feticcio, l’oggetto e gli spazi transizionali; il rapporto fra illusione e disillusione e i molteplici possibili sviluppi di questa dialettica nel divenire delle relazioni e nell’esercizio della creatività personale e di gruppo.

 

L’utenza
Le iniziative del Gruppo della trasgressione sono rivolte principalmente a:

  • persone che hanno commesso reati (detenuti ed ex-detenuti), in un’ottica di recupero, reinserimento e prevenzione delle recidive;
  • studenti delle scuole superiori che stanno attraversando il difficile passaggio dell’adolescenza, in un’ottica di prevenzione al bullismo e alle dipendenze da droga, alcol, gioco;
  • tirocinanti pre e post laurea.

 

Composizione dei gruppi
Ogni gruppo è composto da circa 18-25 persone di cui fanno parte detenuti, ex-detenuti, studenti universitari, professionisti e liberi cittadini. Tutti i gruppi sono coordinati dal dott. Angelo Aparo, psicoterapeuta, consulente psicologo per l’ASST Milano, ex esperto in psicologia del Ministero della Giustizia, ex docente a contratto di psicologia della devianza, che si avvale dell’aiuto di altri psicologi formatesi al Gruppo della Trasgressione nel corso degli anni.

 

Sedi e Tempi
I gruppi si tengono all’interno e all’esterno del carcere in giornate e orari fissi. Il tirocinante viene invitato a scegliere uno o più gruppi, a seguirne con costanza gli sviluppi, a prendere attivamente parte alle diverse iniziative:

  • Martedì, Via Donizetti 8/4, Milano – Sede Libera, 14:00-17:00
  • Mercoledì, Carcere di Opera, Alta Sicurezza, 9:30-12:15
  • Mercoledì, Carcere di Opera, Media Sicur., 12:30-15:15
  • Giovedì, Carcere di Bollate, 14:30-17:30 
  • Venerdì, Carcere di San Vittore, 13:00-15:30

 

Metodi, strumenti per tirocinanti e non
Per tutti i gruppi, sono strumenti di lavoro le nostre attività quotidiane:

  • confronto costante fra i componenti del gruppo, studenti e detenuti;
  • frequente presenza di ospiti (liberi professionisti, docenti universitari, artisti);
  • seminari e convegni, interni ed esterni ai due istituti carcerari, spesso con la partecipazione di professionisti di diversi ambiti disciplinari (giuristi, psicologi, medici, docenti di letteratura e di storia dell’arte, filosofi, teologi);
  • incontri con adolescenti di scuole medie inferiori e superiori volti alla prevenzione del bullismo, della tossicodipendenza, della ludopatia;
  • scritti personali che vengono poi pubblicati su trasgressione.net e su vocidalponte.it

 

Tutti i gruppi lavorano in sinergia su progetti e temi inerenti gli obiettivi sopra descritti, scelti periodicamente sulla base delle collaborazioni con professionisti ed enti esterni al gruppo (cooperative sociali, ospedali, scuole, teatri, università):

  • i progetti, che si ripetono nel corso degli anni, comprendono interventi nelle scuole, laboratori di teatro e di psicodramma, convegni, corsi della Croce Rossa Italiana, attività come la bancarella di Frutta & Cultura e il restauro;
  • i temi su cui il Gruppo della Trasgressione ha lavorato nel corso degli anni sono moltissimi, i più ricorrenti riguardano il rapporto genitori figli, il rapporto con l’autorità, la funzione della pena e della punizione, il bullismo, il rapporto vittima-carnefice e così via;
  • i temi vengono prima affrontati dai singoli gruppi (Opera, Bollate, gruppo esterno) e poi presentati nei convegni aperti ai cittadini da una selezione dei componenti dei diversi gruppi.

 

Monitoraggio da parte del tutor e linee guida per il tirocinante
Durante le attività dell’associazione, il tirocinante non è un osservatore, ma collabora costantemente con i detenuti, con i componenti anziani del gruppo e con il tutor. I tirocinanti sono tenuti a prendere visione delle nostre diverse iniziative e a scegliere quelle dove investire il proprio tempo (il teatro di Sisifo, gli incontri con le scuole, I progetti di restauro col FAI, i Corsi della Croce Rossa Italiana, la preparazione dei convegni, la parte culturale della nostra bancarella di Frutta & Cultura).

Il tirocinante è inoltre tenuto ad avere una visione dell’intera attività, a documentarne mese dopo mese l’evoluzione e a evidenziare i propri contributi alle aree di attività scelte. Il raggiungimento degli obiettivi prefissati avviene principalmente grazie a:

  • l’affiancamento al tutor nel suo lavoro, con progressiva autonomizzazione (osservatore silente, osservatore partecipante, co-conduttore);
  • i momenti cadenzati di confronto con il tutor per la programmazione delle attività e per la discussione di aspetti di particolare interesse deontologico e professionale.

In particolare il tutor, presente a tutti i gruppi in qualità di coordinatore, si accerterà che il tirocinante:

  • partecipi in modo continuativo ai gruppi preventivamente concordati;
  • stili i verbali degli incontri;
  • sviluppi proprie osservazioni scritte sul metodo di conduzione dei gruppi;
  • produca interventi e scritti personali;
  • sviluppi utili interazioni con gli altri componenti del gruppo;
  • partecipi alle attività concrete scelte in precedenza;
  • concluda la propria esperienza con una relazione finale sulle attività svolte.

Per avviare il tirocinio:

  • Alessandra Messa, ‭342 8937330‬, ‭alessandramessa9@gmail.com,
  • Gruppo della Trasgressione, trasgressione.net@gmail.com,
  • presentarsi in Via Donizetti 8/4, Milano, il martedì, ore 14:00

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Relazione di tirocinio

L’ESPERIENZA FORMATIVA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Michela Arrara, Matricola: 749697
Corso di studio: PCSN (D.M. 270/04)
Tipo di attività: Stage curricolare esterno
Periodo: dal 22/04/2016 al 31/05/2016

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Ho svolto l’attività di tirocinio presso l’associazione trasgressione.net., associazione nata dall’esperienza del dottor Aparo nelle carceri di San Vittore, Opera e Bollate e costituita da un gruppo comprendente detenuti, ex-detenuti, studenti universitari, neo-laureati e professionisti. Ho svolto il mio tirocinio partecipando agli incontri del gruppo presso la sede ATS Milano di Corso Italia 52 e presso il carcere di Bollate, partecipando alle attività culturali del gruppo e agli incontri con le scuole.

L’attività della associazione trasgressione.net si basa su una serie di principi, che caratterizzano tutte le attività svolte: confronto e interazione tra dentro e fuori, restituzione della responsabilità individuale, reinserimento nella vita comunitaria, prevenzione al bullismo e alla tossicodipendenza, educazione alla legalità.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Il tirocinio è stato svolto partecipando agli incontri del Gruppo della Trasgressione, dove ho potuto mettermi in gioco direttamente e riflettere in modo critico rispetto ad alcune tematiche. In particolare, in vista di un convegno sulla tossicodipendenza che avrà luogo a metà giugno, ho approfondito questo tema, tramite riflessioni e ricerche ma soprattutto, tramite il confronto con i detenuti all’interno dei diversi gruppi. Inoltre, mi è stato permesso di partecipare agli incontri con due scuole (Scuola media di Buccinasco e Istituto professionale Bertarelli di Milano) e di assistere a diverse iniziative culturali portate avanti dai componenti del gruppo.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

L’attività dell’associazione trasgressione.net utilizza come principale strumento il gruppo in sé. Il Gruppo della Trasgressione può, infatti, essere visto come una palestra in cui studenti e detenuti possono esercitarsi e fare pratica nella comunicazione, nell’instaurare relazioni, nell’assunzione di responsabilità e nel creare un ponte tra mondo interno al carcere e mondo esterno. Il detenuto può inoltre beneficiare del senso di appartenenza che si sviluppa all’interno del gruppo e del riconoscimento di ciò che esprime e di se stesso come persona. Il coinvolgimento paritetico di tutti i partecipanti, con i propri vissuti e le proprie esperienze, permette un percorso di crescita ed evoluzione e permette di instaurare un rapporto che non risenta delle differenze di condizioni. L’attività di confronto e discussione all’interno del gruppo è accompagnata dall’uso di scritti, in cui i partecipanti al gruppo rielaborano concetti trattati negli incontri ed esplorano i loro vissuti, spesso creando un collegamento con la propria esperienza di vita.

Durante il mio tirocinio, si è esplorato in particolare il tema della tossicodipendenza, tema che si è rivelato molto complesso e oscuro. All’interno del gruppo questa tematica è stata affrontata in modo non convenzionale, non basandosi su ciò che viene scritto in letteratura, ma tramite il confronto, le curiosità, i diversi punti di vista di studenti e detenuti, arrivando così a toccare aspetti che non avevo mai pensato potessero essere inerenti alla tossicodipendenza. E’ stato inoltre usato negli ultimi incontri, in vista del convegno, lo strumento del role-playing, in cui detenuti e studenti hanno provato a rappresentare un possibile scambio tra due tossicodipendenti, tra tossicodipendente e spacciatore e tra tossicodipendente e psicologo.

Lo scambio tra studenti e detenuti durante gli incontri del Gruppo della Trasgressione con le scuole si basa sugli stessi principi che guidano gli appuntamenti del Gruppo della Trasgressione. Entrambi i partecipanti si rivelano utili per l’evoluzione dell’altro: i detenuti, tramite il racconto dei propri errori e del proprio percorso di riabilitazione, permettono agli studenti di esplorare i propri conflitti interni, le proprie fragilità e le proprie risorse, favorendone il percorso evolutivo; a loro volta, gli studenti con il loro ascolto attivo e la loro curiosità, aiutano i detenuti a riappropriarsi della loro identità di adulti responsabili, mentre forniscono una testimonianza sincera e credibile del loro percorso.

Il Gruppo della Trasgressione ha uno sguardo verso l’esterno. Tramite la messa in campo di eventi, opere teatrali, concerti aperti al pubblico e tramite esperienze concrete e attività lavorative utili per la comunità, si permette di conoscere il detenuto e la sua evoluzione, di superare la sensazione di marginalità vissuta dal detenuto e di favorire una reale inclusione.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il gruppo è coordinato dal Dottor Aparo, che è il tutor del mio tirocinio. E’ stato molto importante incontrare una persona come lui, in quanto mi ha permesso di osservare e apprezzare un modo di essere psicologo diverso da come me l’ero immaginata, un modo innovativo e originale ai miei occhi. Sono infatti rimasta piacevolmente colpita dal suo modo schietto e sincero di instaurare la relazione con i detenuti e gli studenti. La valutazione, da parte del dottore, avveniva quotidianamente con un rimando immediato dopo ogni intervento o non intervento durante gli incontri. Non è stato infatti facile intervenire all’interno del gruppo, spesso per la paura di dire cose scontate o sciocche, ma il dottor Aparo ha sempre cercato di coinvolgermi e spronarmi a intervenire, comprendendo la mia timidezza debilitante e le mie insicurezze e cercando di farmi sfruttare l’occasione di crescita personale e professionale di questa esperienza formativa.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Il tirocinio con il Gruppo della Trasgressione mi ha permesso di approcciarmi ad una realtà che da sempre mi ha incuriosito e di aderirvi con tutta mia stessa. Il punto di forza di questo tirocinio credo sia proprio la partecipazione attiva dello studente, che in questo modo ha l’opportunità di responsabilizzarsi e assumere un ruolo propositivo e intraprendente. Gli incontri con il gruppo esterno (in ATS) e con il gruppo del carcere di Bollate mi hanno dato modo di iniziare a conoscere gli aspetti più burocratici e tecnici della realtà carceraria, ma nel contempo di conoscere il detenuto come persona, con la sua esperienza di vita, le sue fragilità e le sue risorse. Ho anche avuto modo di vedere, comprendere e apprendere come avviene il lavoro sul territorio e con le istituzioni.

Sono contenta che il Gruppo abbia portato la sua opera teatrale “Il mito di Sisifo” nella mia città, grazie alla collaborazione tra il Gruppo e il Comune. Grazie al convegno, ho potuto esplorare e conoscere maggiormente la tematica della tossicodipendenza, verso cui nutro un interesse attivo e che non avevo ancora approfondito nel mio percorso di studi. Il tema è stato affrontato esplorando ogni sua sfaccettatura tramite le domande e gli spunti del Dottor Aparo, le esperienze dei detenuti e le riflessioni degli studenti. Si è riflettuto insieme su come si potesse definire la tossicodipendenza, sulle configurazioni che più facilmente sono associate alla genesi del disturbo, sull’identità del tossicodipendente, su come la tossicodipendenza incida nella relazione con gli altri e sugli elementi che possono prevenire una ricaduta.

Ho sviluppato progressivamente una conoscenza approfondita di questa problematica, acquisendo una visione sempre più a 360°, che possa essere in grado di tener conto di tanti aspetti, spesso in contraddizione tra loro. Pur non reputando di avere una conoscenza completa rispetto all’argomento, posso dirmi sicura che la partecipazione al gruppo ha ampliato i miei pensieri e le mie idee a riguardo e che ciò possa essere punto di partenza per accrescere ulteriormente il mio bagaglio di conoscenze su questa complessa realtà.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Le abilità acquisite in questo tirocinio sono strettamente intrecciate con il modo di lavorare del Gruppo della Trasgressione. Ho innanzitutto appreso come avviene il lavoro di gruppo e gli elementi essenziali su cui si basa: il rispetto per il pensiero dell’altro, l’importanza di un ascolto attivo, il rispetto dei turni, l’essere e il mostrarsi interessati e la partecipazione attiva. Su questo ultimo punto, sono certa di dover lavorare ancora molto perché non sempre è stato facile per me, prendere parola e dare opinioni su temi di cui spesso non avevo esperienza diretta. L’ansia di fare brutta figura ha spesso avuto la meglio, impedendomi di esprimere il mio pensiero rispetto diverse tematiche.

La partecipazione al gruppo mi ha permesso inoltre di sviluppare la mia capacità di osservazione rispetto a ciò che si verifica durante gli incontri e di sviluppare un pensiero critico rispetto agli argomenti trattati.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Oltre alle suddette abilità e conoscenze acquisite, ho migliorato alcune caratteristiche personali. Grazie al contatto con i detenuti e gli altri studenti, ho migliorato la capacità di ascolto e di empatia, senza trascurare il riconoscimento del mio coinvolgimento emotivo nelle diverse situazioni. In molte situazioni, ascoltando i trascorsi, le storie di vita, le parole di alcuni membri del gruppo ho dovuto scontrami con la mia fragilità e le mie troppe domande, i racconti mi entravano dentro e spesso mi facevano sentire a pezzi. In più occasioni, sono uscita dell’incontro del gruppo scossa e “persa” e ho imparato a prendermi del tempo per ascoltarmi, ascoltare ciò che avevano provocato in me alcune parole e lasciargli spazio. Ho imparato, grazie al gruppo, a non soffocare le emozioni, ma ad ascoltare il dolore, mio e degli altri.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Questa esperienza non è stata semplice sotto molto punti di vista, spesso mi sono sentita inadeguata. Non è semplice essere “buttati dentro” a un gruppo di persone di cui non conosci praticamente nulla e dover esprimere e ragionare insieme su tematiche molto intense. Ci vuole tempo per trovare il proprio posto all’interno del gruppo, forse non l’ho ancora trovato, ma certamente nel corso degli incontri, caratterizzati da libertà e sincerità di espressione, mi sono sentita più partecipe e più vicina a tutti gli altri componenti. Sono certa di poter affermare che consiglierei questo gruppo a tutti gli studenti, perché è un luogo in cui è possibile affrontare tematiche che non si affrontano da nessuna parte e formarsi “sul campo”. Come spesso si afferma all’interno del gruppo: lavorare, riflettere e studiare con i detenuti è più utile che studiarli dall’esterno…e io sotto questa affermazione ci metto la firma !

Michela Arrara
Abbiategrasso, 13/06/2016

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Relazione di tirocinio

TIROCINIO PRE LAUREA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Asya Tedeschi, Matricola:  778732
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Tipo di attività: Stage curricolare esterno
Periodo: dal 20/04/2016 al 15/06/2016

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.”

Così recita l’Art. 27 della Costituzione italiana e questa credo sia la massima che guida il Gruppo della Trasgressione. Nato nel 1997 dalla decennale esperienza del dott. Aparo all’interno delle carceri di San Vittore, Opera e Bollate, il gruppo  è costituito da detenuti e studenti universitari e neolaureati di diversi corsi di laurea. Il fulcro del gruppo è la spinta alla riflessione, al superamento delle difficoltà, alla crescita e al rinnovamento. A partire dal racconto delle esperienze dei suoi membri, il gruppo indaga sui fattori di rischio e di protezione per la spinta a trasgredire. Il gruppo è attivo anche fuori dal contesto detentivo, con l’obiettivo di alimentare una rete per la comunicazione delle parti separate e per promuovere l’evoluzione dei soggetti che ne fanno parte, con un percorso educativo e riabilitativo. Oltre a ciò il Gruppo della Trasgressione lavora anche in contesti quali Università e scuole, per la prevenzione del bullismo, della tossicodipendenza, della devianza in genere. Cari, in quest’ultimo contesto, i temi dell’autorità e della punizione.

Io, personalmente, forse per la mia giovane età, ho trovato questo aspetto estremamente lodevole e costruttivo, non solo per i detenuti, ma anche e soprattutto per i ragazzi che assistono alle discussioni. Ho constatato da me, negli incontri con l’istituto professionale Pietro Verri di Busto Arsizio e con il Liceo Beccaria di Milano, che la testimonianza portata da qualcuno che ha effettivamente toccato il fondo, pagando le conseguenze dei suoi errori, ha un impatto considerevole. Tutto ciò è ancor più amplificato quando l’incontro avviene in carcere, contesto forte e inusuale.

Il Gruppo della Trasgressione organizza anche seminari, rappresentazioni teatrali, concerti e convegni (interni ed esterni al contesto del carcere), con la partecipazione di diversi professionisti (medici, psicologi, giuristi, ecc.). È offerta anche la possibilità agli universitari, di partecipare al laboratorio di ricerca del gruppo, attraverso tirocini convenzionati.

La bellezza di questo gruppo risiede anche nella sua capacità di concretizzare l’impegno dei detenuti e di renderlo fruttuoso anche economicamente, attraverso lavori di restauro, consegna di frutta e verdura e la bancarella del sabato in piazza. Penso che questo sia un modo anche per premiare la forza di volontà e la tenacia, creando un ponte che possa permettere un reinserimento “guidato” all’interno della società.

Gli appuntamenti settimanali del Gruppo sono il martedì nella sede dell’ex ASL Milano, in Corso Italia 52, il mercoledì nella Casa di reclusione di Opera ed il giovedì presso il carcere di Bollate.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Durante il tirocinio di 100 ore che ho svolto presso il Gruppo della Trasgressione si richiedeva una partecipazione attiva e propositiva alle attività svolte. Il tutto è iniziato con un periodo di osservazione delle dinamiche e delle modalità di operare del Gruppo. Il mio ruolo era quello di assistere alle discussioni, elaborare dei contenuti, annotare degli appunti per la successiva stesura di verbali e fare ricerche su diverse tematiche.

In particolare il Gruppo della Trasgressione ha tra i prossimi appuntamenti più importanti un convegno che si terrà il 17 Giugno nel carcere di Bollate e in cui si confronteranno detenuti e operatori del settore per una crescita bilaterale, facendo oro delle conoscenze ed esperienze che ognuno potrà portare. Il titolo del convegno, La Tossicodipendenza, un labirinto dove si è perso Dedalo”,  è stato scelto appositamente per sottolineare la dimensione contraddittoria di chi versa nella tossicodipendenza; analogamente a Dedalo, il tossicodipendente crea un labirinto, ma in ultima analisi diventa vittima dello stesso labirinto da lui creato, ne rimane intrappolato. È proprio questa visione particolare che fa capire la necessità di un incontro tra i “due fronti” detenuti ed operatori.

Per fornire un supporto letterario e teorico, noi tirocinanti abbiamo svolto delle ricerche sulla genesi, diagnosi e trattamento della dipendenza da sostanza, secondo i diversi approcci psicologici (Comportamentismo, Cognitivismo, Psicologia Dinamica…). Tali ricerche sono state poi supervisionate dal tutor e discusse in sede di incontro.

A mio avviso ciò che viene maggiormente richiesto a ogni esterno che si affaccia alla dimensione del gruppo per la prima volta è di essere se stessi, di portare il proprio bagaglio esperienziale, di vedere sé e gli altri con un po’ di senso critico e di curiosità intelligente.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Il Gruppo della trasgressione a partire dai testi scritti dai detenuti e da altri membri, ma anche con i verbali, i racconti, i miti, le canzoni trae degli spunti di riflessione per discutere tematiche care e delicate.

Ricordo ancora il primo mio incontro con il Gruppo della Trasgressione; il dott. Aparo mi fece leggere una parte del brano “Nica” scritto da Sofia e poi mi chiese il mio punto di vista. Ricordo ancora l’imbarazzo e la paura di dire cose insensate. Quel brano venne confrontato con un altro per trovare analogie e differenze. Si sottolineava in particolare, l’importanza per i figli di ricevere attenzioni e affetto; i bambini vogliono riempirsi attraverso il genitore (autorità), ma alla fine, in condizioni inadatte, si svuotano e questo ambiente di aridità probabilmente li condizionerà anche nel futuro (“Per riempire il vuoto mi svuoto”).

Altre tematiche di cui abbiamo discusso ampiamente al Gruppo sono state la sfida e il rapporto con il limite. L’idea di base è che tutti avvertono, arrivati ad un momento della propria esistenza, che la figura del padre è un ostacolo per la propria emancipazione. Questo mette l’uomo a cavallo tra la voglia di emanciparsi e la fantasia di uccidere il padre che si contrappone alla libertà. Degno di nota è il fatto che l’unica vera emancipazione è quella che poggia su figure interiorizzate positivamente; altrimenti si tratta di ribellione (“Necessario il Re che nomina cavaliere”).

Abbiamo parlato anche della fragilità e di come questa spesso, quando si commettono reati ed errori in genere, venga usata per prevaricare su altri e non come risorsa. Ricordo ancora lo scritto di Silvia sul diverso trattamento riservato ai disabili e di quanto questo possa pesare se fine a se stesso, e/o per un finto perbenismo. “Le persone con disabilità sono cancellate come persone e viste solo come disabili. Ognuno di noi ha piacere nell’essere riconosciuto come la persona che si sente” Queste erano le parole del dottore alla fine del brano e credo riescano ad evidenziare bene come spesso la situazione di disabilità venga in un certo senso amplificata, dall’incapacità del mondo di vedere cosa effettivamente è ed è capace di essere quella persona oltre la sedia a rotelle…

Indubbiamente il tema più trattato è stato quello della tossicodipendenza soprattutto in vista del convegno. Attraverso dei brani scritti dai detenuti o da altri e per mezzo di accese discussioni, abbiamo delineato quelli che possono essere considerati come i fattori di rischio, le cause e quali fattori proteggono presumibilmente dal vortice della tossicodipendenza. Si è dibattuto a lungo sulla tossicodipendenza come “scelta o malattia” e sul “piacevole – dolore” della droga che permette di annebbiare i dolori lucidi ed insopportabili della vita, confondendoli tra il dolore della sostanza. Abbiamo discusso sul perché parlare della tossicodipendenza divida così tanto le persone in una moltitudine di punti di vista; abbiamo affrontato tematiche quali: il problema tossicodipendenza visto da chi è accanto al tossicodipendente, come cambia la tossicodipendenza in base allo status socio-economico, il rito della droga ed il suo “potere” di creare vite malate parallele, la possibilità di emanciparsi dalla droga, la tossicodipendenza vista come un altare dove sacrificare ciò che non si accetta, la mancanza di identità che porta ad assumere quella del tossico, le caratteristiche di chi si libera dalla tossicodipendenza, il rapporto tra la droga ed i reati, l’importanza delle reti relazionali e il perché c’è attrazione per qualcosa nonostante la consapevolezza del male che ne deriva…

Tutte queste tematiche sono state affrontate in seguito a proposte fatte dal dottor Aparo, che invitava i presenti a discutere su una questione e via via si approfondivano le riflessioni più rilevanti, oppure in seguito alla lettura di qualche brano consigliato o scritto da un membro del gruppo, reputandolo utile ai fini di un dibattito costruttivo. È così che, durante gli incontri, si stimolavano la curiosità, creatività, e la riflessione sulle proprie esperienze di vita.

Spesso è capitato che qualcuno portasse direttamente la sua personale esperienza all’interno della discussione. Io per prima, con non poca difficoltà, sono riuscita a tirar fuori una parte delicata di me e della mia vita, durante un incontro al carcere di Opera, e devo dire che mi ha aiutato a capire quanto discutere delle proprie fragilità sia estremamente utile, a maggior ragione se quelle tue esperienze possono aiutare gli altri a non commettere gli stessi errori. Nel corso di un incontro uno studente del Liceo Beccaria ha chiesto proprio che cosa i detenuti traessero da quegli incontri; ecco io penso che i detenuti in un certo senso riescano a sentirsi come io mi sono sentita quel giorno… Utili, meno fragili e meno soli!

La ricchezza di questo gruppo risiede nella capacità di affrontare temi molto complessi con una lucidità mentale, consapevolezza, senso critico, umiltà e voglia di mettersi in gioco enormi! Il tutto si svolge in un ambiente che non conosce distinzioni, che non marca differenze precostituite tra lo scritto di un detenuto o quello di un laureato, anzi, è tutto mosso in vista di una educazione e rieducazione di coloro che hanno vissuto e vivono una situazione difficile.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e
modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il mio supervisore è stato il dott. Aparo, coordinatore del Gruppo della Trasgressione e anima dello stesso.

Il dott. Aparo è una delle persone più particolari che io abbia mai conosciuto… In alcuni casi avevo la netta sensazione che mirando su qualcuno cercasse di provocarlo e di metterlo in difficoltà, ed a volte quel qualcuno ero io. Poi con il tempo ho imparato che quel modus operandi era finalizzato a stimolare la curiosità e l’intelligenza. (Come dice spesso lui “Scomodate l’intelligenza di cui siete dotati!”). È un professore che non si accontenta mai, punta sempre al meglio, a capire di più. Penso che a volte, grazie alla complicità creata con i membri del Gruppo, riesca con il solo sguardo, a far capire quando si è effettivamente raggiunto un livello buono o quando non si è stati abbastanza critici e profondi. È un tutor fuori dagli schemi… Agli inizi mi ha un po’ sconvolta l’uso non convenzionale dei modi, del lessico, degli approcci, ma poi con il tempo ho compreso e apprezzato quanto potesse essere di aiuto quel modo di agire.

In alcuni casi, per esempio ricordo un detenuto che parlava della sua ascesa alla criminalità organizzata e di alcune sue convinzioni subdole, ho percepito l’atteggiamento del dott. Aparo “protettivo” quasi a voler tutelare i membri del gruppo e i contenuti che venivano veicolati. Riprendendo le parole di un signore… “non importa quello che dici o come lo dici, ma se sei sincero e rifletti, Aparo farà stare in piedi il tuo pensiero…”

Ci ho messo un po’ di tempo, ma ho imparato ad apprezzare la capacità del dott. Aparo di dare sempre fiducia all’umanità, di essere un angelo custode per i “suoi alleati”, nonostante spesso si ritrovi da solo a combattere e nonostante egli “non sia un prete” come ci tiene a specificare. Ho apprezzato la dedizione nel non lasciare indietro nessuno, rendendo comprensibili anche i discorsi più complessi. Penso che il dott. Aparo sia una di quelle persone che almeno una volta nella vita bisogna incontrare, per imparare a non accontentarsi di spiegazioni riduttive e a scavare a fondo, senza piangersi addosso, diventando tenaci e indurendo anche la corazza di fronte alle più dure difficoltà della vita.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Con il Gruppo della Trasgressione ho imparato che cosa significa lavorare in un team, darsi delle scadenze, dividersi i ruoli, essere operativi per tutti e con tutti. Grazie alle ricerche sulla tossicodipendenza e agli incontri a cui a volte partecipavano anche psicologi esterni, ho potuto imparare quali sono le modalità di intervento nell’ambito della dipendenza da sostanza, e in particolare gli effetti che questi hanno. Ho sentito, per la prima volta non leggendolo su un libro, che cosa significa vivere un dolore da astinenza o craving ed ho potuto astrarre dai racconti dei membri le teorie studiate in università.

Sintetizzerei il tutto dicendo che sono riuscita a dare concretezza a quello che spesso si studia solo teoricamente nel contesto universitario.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Attraverso il mio tirocinio ho acquisito la capacità di lavorare in gruppo. Ho imparato ad ascoltare le opinioni altrui, a farmi domande, a cercare di esporre in maniera chiara e comprensibile i miei pensieri e ad accettare i tempi e le opinioni anche diametralmente opposte rispetto alle mie. Ho imparato il senso di appartenenza ad un gruppo, la priorità da conferire, in alcuni casi, alle difficoltà di uno per il bene di tutti.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Questo tirocinio mi ha permesso di avvicinarmi e vivere un contesto che ho sempre visto molto lontano da me e dal quale in un certo senso mi sentivo attratta… Spesso mi sono chiesta che cosa portasse le persone a comportarsi in un certo modo, cosa li spingesse a trasgredire, che cosa ci fosse di diverso in quelle persone, e sicuramente non ho trovato tutte le risposte alle mie domande ma ho colmato alcune lacune.

Sono riuscita ad abbattere, non senza difficoltà, la mia idea che si dovesse essere il più oggettivi e distaccati possibile, per dare un vero aiuto alla causa. Inizialmente pensavo che non dovevo farmi coinvolgere, ma poi il gruppo, per come è concepito non permette un distacco del genere, anche perché non sarebbe fruttuoso per nessuno. Ho sentito storie davvero tragiche e commoventi, con le quali era facile entrare in uno stato empatico e altre storie che hanno lasciato dentro migliaia di punti interrogativi.

Non mi reputo una persona con dei pregiudizi, e questo tirocinio mi aiutato ancor più a rinsaldare in me la convinzione che spesso non sono le scelte che fai a definire realmente ciò che sei o che puoi essere… Al di là delle conoscenze operative e tecniche, ho imparato grazie al gruppo ad affrontare i problemi della vita in maniera più diretta e forse con meno orgoglio; ho imparato che a volte le cose non sono solo bianche o nere, e che è inutile aspettare che gli altri facciano ciò che noi vorremmo facessero… Trovare la forza e fare un piccolo passo avanti per quanto male causi, è la cosa giusta… Ed io, facendo oro di tali insegnamenti provo a camminare!

 

Altre considerazioni personali

Riflettendo su questo periodo trascorso con il Gruppo della Trasgressione posso dire che mi sento maturata. Spesso, anche se nel mio silenzio, mi sono posta un sacco di interrogativi su quali fossero le mie convinzioni ed in molti casi le ho messe in discussione. Molte volte mi sono chiesta tra me e me: “Cosa avrei fatto io al posto suo?”, e la risposta era sempre la stessa “dovrei trovarmi realmente nella situazione per saperlo…” Ho instaurato con tutti, ma in particolare con alcuni componenti del gruppo, un rapporto davvero bello. Non è stato facile all’inizio aprirsi, mettersi in gioco… A volte tacevo perché mi sentivo stupida, sentivo di non avere il diritto di parlare perché io “Chi ero? Cosa ne potevo sapere di quella sofferenza? Magari risultavo fuori luogo perché alla fine le mie esperienze erano troppo diverse dalle loro…”

Pensandoci bene mi sorprende la difficoltà incontrata nell’integrarmi all’inizio… Non era da me. Eppure con il tempo, scavando anche dentro me stessa e scovando tra i mille pensieri che ogni volta tornando a casa affioravano nella mia mente, mi sono accorta che se realmente volevo godere di quella opportunità rappresentata dal tirocinio al Gruppo della Trasgressione dovevo cercare di lasciarmi andare maggiormente.

Solo così ho potuto godere della “contraddittorietà del genere umano”, del suo essere forte e ambizioso e contemporaneamente fragile e sottomesso.

Nell’ultimo incontro, poi, ho ascoltato la storia di una Madre, appositamente con la M maiuscola, che ha donato a noi il suo coraggio e la sua tenacia. Appena ho sentito quella storia, con quella lucidità e con quella forza di raccontare anche i dettagli più crudi, mi sono chiesta immediatamente che cosa potesse spingere una donna a fare un passo tanto importante, dopo 26 anni dalla scomparsa di sua figlia, rischiando magari di trovarsi accanto una persona che aveva commesso lo stesso reato per cui sua figlia era venuta a mancare e rivivendo nei suoi racconti tutto il dolore legato a quella tragica storia. Avrei voluto farle i miei complimenti, ringraziarla per la sua presenza e per il suo dono prezioso da mamma e donna, ma non ho avuto la forza di proferire neanche una parola…

Ad oggi, mentre scrivo questa relazione pensando a quel momento, sento ancora i brividi sulla pelle, e posso solo dire che la signora è riuscita ad esprimere nella sua semplicità e chiarezza, e a fare arrivare ad ognuno di noi la forza e la vittoria che lei si è aggiudicata nei confronti di questa esistenza infame che le ha sottratto il dono più grande per un genitore…I figli.

Penso che quella signora è la mamma che tutte le donne vorrebbero essere un giorno e se ho avuto la possibilità di arricchirmi anche di questa storia è solo grazie al gruppo per cui non mi resta che ringraziare il Gruppo della Trasgressione.

Ascoltare il dolore altrui permette alle persone di andare lontano…”

Milano, 15/06/2016

 

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