Una serata per bulli

In relazione all’area di progetto
Bullismo – Cyberbullismo – Comportamenti antisociali,
il Gruppo della Trasgressione presenta “Una serata per bulli”.

L’incontro tra studenti e Gruppo della Trasgressione inizia con la rappresentazione di “UNA SERATA PER BULLI”, della durata di quindici minuti circa:

Un gruppo di ragazzi, della periferia… ma anche no, si ritrova nel solito luogo, alla solita ora, in una delle tante sere tutte uguali.

Tema predominante: la noia. Cosa fare per “non sentirla”? C’è la solita bustina: ti dà adrenalina, ti carica!

Poi… tutti in discoteca: la solita, in centro. Come andarci? A piedi no! Con i mezzi, certo no! Si ruba un’auto! Eccitante! Qualcuno dice no! Qualcuno dice si… anche se non è così sicuro di quel sì!

Ma… se vuoi stare nel gruppo devi adeguarti, condividere! Qualcuno, il più forte, vuole più eccitazione, trasgressione…

Il furto non basta: ci vuole di più, molto di più! Così te la prendi con il più debole… magari con un disabile: lo umili, lo schiaffeggi… ma non basta! Perché non dargli fuoco? E poi…

Poi comincia la serata!

Lo sballo! Sei carico! Sei forte!

 

Subito dopo la rappresentazione, studenti, insegnanti e detenuti del Gruppo (molti dei quali hanno vissuto appieno l’esperienza del bullo) dialogano sul tema: Cosa cerca chi si comporta da bullo? Di seguito alcuni dei percorsi che si sono rivelati fecondi:

  • Il bullo copre la sensazione e la paura di essere fragile e impotente simulando di essere già forte e sicuro;
  • ricorre all’abuso sul debole per negare la propria debolezza e proiettarla sul malcapitato di turno;
  • si nasconde dietro la maschera di un’adultità posticcia per la paura di non poter crescere;
  • sostituisce la guida che gli manca e che gli chiederebbe uno sforzo per migliorarsi con un banda che ne sostiene la maschera e che gli chiede di simulare forza;
  • cerca di surrogare il contenitore che gli manca attraverso la forza della banda e la conferma che ciascun membro riceve dagli altri;
  • ricorre all’eccitazione che deriva dall’uso di droghe e dall’esercizio del potere perché teme di non avere risorse e capacità per raggiungere altre gratificazioni;
  • copre il lutto conseguente alla sfiducia negli adulti, che avrebbero dovuto fungere per lui da guida, con il rancore contro il mondo;
  • proietta la propria condizione di orfano e, attraverso un abuso di potere analogo a quello che egli sente di aver subito, cerca di ridurre le sue vittime alla sua stessa condizione.

 

L’esperienza di chi ha abusato del proprio potere e le inquietudini dell’adolescente vengono poste sullo stesso tavolo. I protagonisti dello scambio, a volte partendo da brevi testi dei detenuti, s’interrogano sulle condizioni, sugli strumenti, sulle relazioni che possono favorire od ostacolare un rapporto costruttivo con se stessi e con gli altri.

Lo scopo è entrare nelle “Storie sbagliate“, recuperare “Le domande abortite del bullo” per conoscere l’immagine che ciascuno ha di sé e promuoverne l’evoluzione.