Relazione finale di tirocinio

Leonardo Esposti, matricola 953451
Tirocinio curricolare presso l’associazione: “Trasgressione.net
Corso di Laurea: Scienze dei Servizi Giuridici
Periodo : 08.03.2022 – 13.06.2022

Caratteristiche generali del tirocinio: l’istituzione, l’organizzazione o l’unità operativa in cui si è svolta l’attività, l’ambito operativo, l’approccio teorico e pratico di riferimento
Trasgressione.net è un’associazione ONLUS costituita da detenuti ed ex-detenuti, familiari di vittime, studenti, professionisti e liberi cittadini, il cui obiettivo è contribuire a un percorso di maturazione, riabilitazione e responsabilizzazione personale del detenuto, finalizzato al suo reintegro nella società civile.

Tale associazione si occupa delle iniziative culturali e sociali del Gruppo della Trasgressione che opera a diretto contatto con i detenuti, sia all’interno delle tre carceri milanesi per adulti, sia esternamente nella sede di Via Sant’Abbondio 53A, sempre a Milano.

Il Gruppo, oltre che dell’associazione, si avvale anche del sostegno di una Cooperativa Sociale il cui obiettivo è quello di coltivare e rafforzare il rapporto di progettualità tra i detenuti, gli altri componenti del gruppo e, più in generale, il mondo esterno.

Descrizione dettagliata del ruolo e delle mansioni svolte:
Durante il periodo di tirocinio ho partecipato regolarmente agli incontri del Gruppo esterno, a quelli all’interno delle carceri di Opera, San Vittore e Bollate, nonché ai numerosi eventi organizzati dall’associazione.

Gli incontri esterni, con cadenza settimanale, mi hanno consentito di approfondire numerosi temi quali:

  • Il reato e l’abuso;
  • Alcune diverse letture del concetto di libertà;
  • La banalità del male e la mediocrità dell’uomo;
  • L’arroganza del deviante;
  • La responsabilità del detenuto e delle istituzioni;
  • Il significato della punizione, la riabilitazione e il reinserimento del detenuto nella società civile;
  • Il rapporto tra genitori-detenuti e figli;
  • La prevenzione della devianza giovanile;
  • Le micro-scelte quotidiane che portano alla devianza e alla macro-scelta dell’attuazione di un reato;

Nel corso degli incontri all’interno delle carceri ho avuto una collaborazione diretta con i detenuti. Con essi ho instaurato un dialogo utile alla comprensione di storie di vita difficili e di percorsi di devianza dolorosi.

Durante tali incontri è stato molto importante il ruolo del coordinatore del gruppo che coinvolgeva tutti noi tirocinanti a partecipare attivamente al dialogo con i detenuti e a collaborare in attività concrete.

Attività concrete, metodi e strumenti adottati:
Il Gruppo della Trasgressione, estroso e poliedrico, ha organizzato numerose attività culturali a cui ho avuto l’occasione di partecipare.

Il 9 Marzo 2022 nel carcere di Opera, in collaborazione con il gruppo ForMattArt, è stata organizzata una mostra-incontro con gli studenti di una Scuola secondaria di Milano che hanno interagito con alcuni detenuti dei reparti di media e alta sicurezza. Nella prima parte dell’incontro sono stati visionati e discussi molti lavori artistici audiovisivi di diversa natura (immagini astratte, foto, dipinti, video, tracce audio) che rimandavano all’idea di sofferenza, ai sogni dei detenuti, all’idea di giustizia e al valore dell’articolo 27 della Costituzione. Si è trattato di un percorso guidato che invitava alla visione di quadri raffiguranti immagini di sbarre, visi di persone o persone rannicchiate, il tutto accompagnato da un sottofondo audio che proponeva domande come: “Ti senti responsabile per quello che hai fatto?” “Infrangi spesso le regole?” “Segui i principi della tua morale oppure quelli del Diritto Costituzionale?”. Continuando il percorso, si arrivava a un tavolo dove potevamo sfogliare gli scritti di bambini su quadernini che riportavano i loro sogni, le loro speranze, i loro sentimenti, le loro preoccupazioni. Infine, su una costruzione di legno a forma di sfera si poteva leggere l’incisione dell’articolo 27 della Costituzione: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Nella seconda parte dell’incontro è stato organizzato un laboratorio didattico in cui gruppi misti di studenti, detenuti e tirocinanti come me, hanno composto delle frasi di senso compiuto estrapolando parole da vari ritagli di giornale. Le frasi riflettevano, per esempio, il sentimento del detenuto tradito dall’ambiente di provenienza, dai suoi amici, dai modelli di riferimento; la sua tristezza, il dispiacere e il rimorso per quello che ha fatto; la speranza nelle prospettive future di riabilitazione e di crescita personale. Questo incontro, avvenuto il giorno del mio primo ingresso nel carcere di Opera, è stato particolarmente emozionante e mi ha fatto comprendere il modus operandi del Gruppo nella pratica reale.

Nei successivi incontri, sempre nel carcere di Opera, ho assistito alla rappresentazione teatrale del mito di Sisifo. Una rappresentazione rivisitata, frutto dell’ingegno del coordinatore del gruppo della Trasgressione il dottor Angelo Aparo. Il mito di Sisifo in questa versione è stato scelto e sfruttato per trattare diverse tematiche quali: il rapporto tra il detenuto e l’autorità, l’arroganza del detenuto e il rapporto tra detenuto e figlio.

Sisifo è il re di Corinto, città che attraversa un periodo di gravissima siccità. Gli abitanti pregano gli dei e, in particolare, fanno sacrifici in favore di Giove e di Asopo, dio delle acque, affinché questi concedano a Corinto una sorgente per coltivare i campi. Ma gli dei si dedicano ai loro festini mentre il popolo di Corinto muore di sete. Sisifo, senza andare troppo per il sottile, riesce a procurare l’acqua al suo popolo, ma incorre nelle ire del re dell’Olimpo, che si vendicherà con la famosa pena del masso”.

Nella simbologia teatrale, Sisifo, che vive in un mondo in cui la violenza è alimentata e innaffiata continuamente, rappresenta l’arroganza dello stile deviante, che si manifesta con un costante disdegno verso le regole e un’irritante altezzosità verso il prossimo.

Asopo, il dio dell’acqua, dileggiato da sua figlia a causa delle compagnie poco raccomandabili che egli frequenta e per la totale assenza di credibilità come genitore, rappresenta un’autorità che conosce la violenza come unico mezzo per farsi rispettare.

Il 30 Marzo e il 7 Aprile sono stati organizzati due incontri al Liceo Artistico di Brera (con sede in Via Camillo Hajech) in cui detenuti e studenti hanno potuto riflettere sulle ragioni della devianza. Durante questi incontri ci si è interrogati sulle variabili che incidono sulla tipo di risposta che viene data alla frustrazione. Tra i vari interventi dei detenuti sono emersi i numerosi fattori scatenanti la devianza, tra cui l’ambiente sociale e il contesto in cui ognuno di noi nasce, cresce e vive; la sensazione di impotenza e le fragilità interne che conducono sovente anche all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti; il desiderio di accumulare denaro e beni voluttuari e infine la seduzione che la vita da criminale e i soggetti di riferimento esercitano sul futuro deviante.

Tra le varie iniziative proposte dal Gruppo, la più importante è sicuramente il convegno tenutosi il 30 Maggio 2022 al Senato di Roma nella Sala Zuccari del Palazzo Giustiniani, che ha visto la partecipazione di importanti cariche istituzionali come il Ministro della Giustizia Marta Cartabia, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi e i due Senatori della Repubblica Franco Mirabelli e Monica Cirinnà, nonché di alcuni ex-detenuti e detenuti in permesso speciale. Il convegno è stato un’importante occasione per presentare alle cariche istituzionali la filosofia del Gruppo e il suo modo di operare, allo scopo di stringere una proficua collaborazione con le istituzioni stesse.

Presenza di un coordinatore o di un supervisore e modalità di verifica e di valutazione delle attività svolte:
Il Gruppo della Trasgressione è coordinato dal Professor Aparo, terapeuta ed ex-Docente universitario, il quale propone, ad ogni incontro, nuovi temi e spunti di riflessione da cui nascono ricche discussioni e occasioni di confronto. Il prof. Aparo ha prestato particolare attenzione al percorso di maturazione personale di noi tirocinanti, coinvolgendoci sempre nelle attività proposte e invitandoci a redigerne costantemente relazioni e verbali.

Conoscenze e abilità acquisite:
L’esperienza con il Gruppo della Trasgressione, attraverso un approccio pratico e moderno, mi ha permesso di approfondire la conoscenza del mondo carcerario e della giustizia penale, soggetti da me analizzati parzialmente e solo da un punto di vista teorico durante il percorso di studi. In particolare ho imparato a instaurare un dialogo autentico con l’autore del reato e ad avere una maggiore comprensione delle motivazioni, dei sentimenti e delle fragilità che sono alla base della devianza.

Il contatto diretto con i detenuti e il mondo carcerario in generale mi hanno fatto capire che per riabilitare e riforgiare un uomo in detenzione l’istituzione dovrebbe assegnargli una funzione e responsabilizzarlo nei confronti della cittadinanza libera. Da studioso del Diritto, questa visione aperta del Gruppo mi pare rappresenti un punto di partenza per rivoluzionare la ratio classica della pena da scontare.

Caratteristiche personali sviluppate:
Far parte del Gruppo della Trasgressione ha migliorato le mie capacità interpersonali e relazionali attraverso l’ascolto delle esperienze dei detenuti, e mi ha aiutato a espormi in prima persona e a mettere a nudo con me stesso, prima che con gli altri, alcune fragilità e insicurezze.

Il Gruppo, inoltre, è stato fondamentale per spingermi a mettere in discussione certi stereotipi e pregiudizi sul mondo carcerario e per apprezzare il valore della cooperazione tra membri che desiderano farsi promotori di un cambiamento nell’istituzione.

Altre eventuali considerazioni personali:
In Italia, ogni giorno, più di cinquantacinquemila persone vivono una costante situazione di crudeltà e sofferenza psico-fisica, completamente inconciliabile e contrastante con la nostra Costituzione e con i Trattati Internazionali che la Repubblica si è impegnata a osservare.

Il primo passo per riabilitare il detenuto è quello di riconoscerne la dignità in qualità di essere umano, malgrado l’efferatezza del crimine da lui commesso. Privare un detenuto dei diritti fondamentali, infliggendogli una pena inutilmente dolorosa, significa negargli ab origine la sua dignità. Ritengo infatti che una logica punitiva squisitamente retributiva, secondo cui il dolore sarebbe l’unica moneta con cui il detenuto ripaga il danno che ha causato alla società, porti alla patologia del sistema e ad un alto tasso di recidiva.

Concludendo, a mio avviso, il detenuto dovrebbe essere messo nelle condizioni di esercitare delle funzioni di responsabilità, attraverso l’assegnazione di un lavoro e l’approfondimento della propria cultura. Questa seconda visione meglio si concilierebbe con i valori enucleati in larga parte nei Principi Fondamentali della Carta Costituzionale, ma non solo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […]. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine […] sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. E ancora: La responsabilità penale è personale. […] (art. 3 Cost.). Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27 Cost.). Il “recupero sociale del condannato” è “fine ultimo e risolutivo della pena”, da attuare attraverso un vero e proprio riconoscimento di un “diritto all’educazione” (Sent. Corte Cost. n. 204/1974).

La rieducazione del condannato passa attraverso una serie di strumenti che lo Stato e i liberi cittadini decidono di mettere a disposizione. E in tal senso si innesta l’operato del Gruppo della Trasgressione.

Indice dei Tirocini

Interazioni divertenti e vitali

Angela Pessina

Prima e oltre il confine

Oggi ho parlato del Gruppo della Trasgressione e mi è venuta voglia di rivedere il documentario che ha realizzato Sofia alla scuola di giornalismo. Al di là dell’emozione, di rivedere facce amiche, ci sono stralci di importanti esperienze del Gruppo contenute in questo video. Ci sono i detenuti con i loro racconti, soprattutto degli incontri con i ragazzi nelle scuole, l’esperienza dell’ARTE con Stefano Zuffi, la musica in sottofondo, con la voce del Prof….

Però quante cose mancano! Mi ha fatto emozionare sentire i detenuti parlare della “mancanza di un gruppo esterno”, e poi questo Gruppo è arrivato. Sentirli credere davvero nel progetto della Cooperativa e della bancarella “frutta e cultura”.

Questa cosa mi ha emozionato più di tutte. In questo video la cooperativa era solo un’idea, oggi, a distanza di 10 anni, esiste nella realtà e incide sulla vita delle persone.

Forse questa è il più grande insegnamento che ho tratto dal Gruppo della Trasgressione e dal Dr. Aparo: tollerare che un’idea impossibile diventi possibile nel tempo, lavorandoci un poco per volta, con costanza, nonostante le difficoltà, passo dopo passo, nella consapevolezza che quei passi sono guidati dal fatto stesso di avere un’idea in cui crediamo, che ci motiva.

Era successa la stessa cosa con Sisifo. Io c’ero quando abbiamo iniziato in quel tugurio dell’ultimo piano della sezione giovani adulti di San Vittore, a cui si accedeva da quella scala a chiocciola angusta che partiva da metà corridoio.

Io non ci credevo che ce l’avremmo fatta. Sembrava tutto troppo difficile. Sembrava un’impresa impossibile, in quelle condizioni lì, con quelle persone lì, con quelle risorse lì. Niente giocava a nostro favore! Sinceramente Prof., dopo tanti anni posso dirglielo, quando aveva proposto di parlare di mitologia con quei 4 detenuti sgangherati, che cambiavano ogni 4 giorni, che non avevano esperienza del Gruppo e non avevano certo lo spessore che posseggono i detenuti che frequentano il Gruppo da tanti anni e a cui eravamo abituati, beh io ero certa che la cosa avrebbe avuto vita breve.

E invece poi guarda cosa è successo con Sisifo! Una delle esperienze più belle del Gruppo: in tour tra scuole e teatri! Beh questa parte un po’ nel video c’è. Ma oggi ci sarebbe ancor più materiale!

Forse sarebbe ora che uscisse la seconda puntata di questo documentario. Una nuova giovane Sofia che frequenta un corso di giornalismo non l’abbiamo?

C’è anche un’altra cosa che manca in questo video, che in tanti anni di Gruppo è stata per me l’idea più esilarante e straordinaria: l’Officina della 4S! Anche in questo caso nel video è contenuto il seme di ciò che poi sarebbe diventato, quando Prof. dice: “Il modo per appagare l’uomo con storie che non siano di Soldi, Sangue e Sesso c’è”, beh quel modo per noi è diventato la quarta S: lo Sviluppo. L’articolo “Mente Libera” di Antonio Tango sul Giornale del Falso, penso sia una delle cose più spiritose, geniali e contemporaneamente profonde che abbia mai letto.

E poi manca anche tutta l’esperienza con Cajani e gli scout… e chissà quante altre cose che non mi vengono in mente ora.

Inoltre, so Prof. che per questo lunedì mi toglierà la parola, ma la versione di A Cimma che canta alla fine di questo video mi piace di più di quella che mi ha mandato!! Certo in quella che mi ha inviato la parte iniziale di Cisky  è molto bella, ma la canzone è più chiusa, mi sembra più triste e cupa rispetto alla versione del video, che invece trasmette apertura e speranza! Mi piacerebbe avere la versione di questo video, che per me è la versione originale!

Tutto questo per dire che vorrei condividere anche con le persone del gruppo che sto conoscendo adesso  e con i miei attuali colleghi di lavoro i 28 minuti del video di Sofia, che rende meglio delle mie parole il cammino del gruppo.

Chissà perché prima che inizi il video c’è un buio interminabile, forse perché inizia da una Storia sbagliata

Tiziana Pozzetti

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Il Liceo Modigliani su F&C

  • Anna Bassignani 1

I lavori degli studenti di 5G del Liceo Amedeo Modigliani di Giussano sulla Bancarella di Frutta & Cultura sono il risultato del progetto condiviso di alternanza Scuola-Lavorola e della collaborazione avviata già da qualche anno fra il Liceo Modigliani e il Guuppo della Trasgressione.

Poiché è nostro piacere selezionarne alcuni per le nostre prossime presentazioni e per la prossima apertura della sede di Via Sant’Abbondio, ci è gradito che i visitatori del sito, se ne hanno piacere, esprimano le loro preferenze e i loro commenti.

I lavori della galleria sopra sono di:

  • Anna Bassignani 1, 2
  • Bergamo e Favaretto
  • Noemi Bergamo 1, 2, 3
  • Giulia Colombo 1, 2
  • Dario Corti 1, 2, 3
  • Nicole Corti
  • Monica D’Andrea
  • Cristian D’Aprile 1, 2, 3
  • Monia Darwish
  • Giorgia Favaretto 1, 2, 3
  • Alessandra Grillo 1, 2, 3
  • Giada Labbozzetta
  • Clara Maran 1, 2, 3
  • Gianluca Mondolo 1, 2
  • Lorenzo Oliveri 1, 2, 3
  • Giulia Padovani
  • Mario Provasi 1, 2
  • Chiara Reolfi 1, 2
  • Eleonora Seveso 1, 2
  • Martina Ventura 1, 2, 3

 

La pagina con i lavori del Liceo Modigliani

 

Cineforum sul Male

È partito, lunedì 27 aprile 2020, un appuntamento settimanale su “La banalità e la complessità del male” (tutti i lunedì, ore 14:30-17:00), un’iniziativa che, con meeting on line aperti al pubblico, riprende quella di cui parlavamo in carcere prima del flagello del Coronavirus e per la quale erano previsti diversi appuntamenti.

Con i gruppi on line non avremo bisogno di sale cinematografiche in carcere; ognuno potrà vedere i film concordati con mezzi propri e poi, il giorno della video-chat, parlarne insieme.

Partiremo con un paio di titoli utili a stimolare
un cineforum sulle componenti che caratterizzano il male, 
sui fattori soggettivi e ambientali che lo alimentano e su come il male, una volta avviato,  possa insidiarsi nella nostra sonnolenta quotidianità
.

L’obiettivo, come nella tradizione del Gruppo della Trasgressione, è far discutere insieme (stavolta senza confini geografici) detenuti ed ex detenuti, studenti tirocinanti, professionisti della materia (magistrati, sociologi, psicologi, ecc.),  allievi di scuole medie inferiori e superiori.

Un intrattenimento che speriamo possa diventare, se le istituzioni ci daranno una mano, uno strumento utile per:

  • allenare l’attenzione verso la propria e l’altrui fragilità;
  • la formazione di studenti universitari;
  • la prevenzione nelle scuole del “Virus delle gioie corte“.

Per essere aggiornati sugli sviluppi dell’iniziativa, per comunicare con le persone che vi partecipano, per inviare i propri commenti sui film di cui si parla o per proporne di nuovi, scrivere a associazione@trasgressione.net. La vostra mail, dietro vostra esplicita richiesta, verrà aggiunta alla mailing-list già operativa.

Per gli incontri on line utilizziamo la piattaforma di ZOOM e una stanza virtuale del Gruppo della Trasgressione. Il dibattito prosegue sulla nostra pagina Facebook e, come si può vedere dall’indice al fondo della pagina, anche su Voci dal ponte.

Con lo stesso strumento, terremo periodicamente degli incontri on line allargati, aperti a studenti delle scuole medie primarie e secondarie su “Lo Strappo, quattro chiacchiere sul crimine“. Prenderanno parte agli incontri gli autori del documento e ospiti chiamati per l’occasione.

Angelo Aparo

Data Titolo
22-04-20 Cineforum su La banalità e la complessità del Male, Angelo Aparo
24-04-20 La peste di Albert Camus, Sofia Lorefice
24-04-20 Joio Rabbit, il film, Angelo Aparo
27-04-20 Commenti alla prima giornata, Tiziana Pozzetti
28-04-20 Commenti alla prima giornata, Livia Nascimben
28-04-20 Commenti alla prima giornata, Manuela Re
29-04-20 Riflessioni sul male, Nuccia Pessina
03-05-20 Uccido dunque sono!, Adriano Avanzini
18-05-20 Joker, Marta Sala
02-02-20 L’insulto – male e realtà, Tiziana Pozzetti
02-06-20 Nessuno può crescere da solo, Manuela Re
13-06-20 Riconoscersi, Paolo Setti Carraro
15-06-20 Per quanto voi vi crediate assolti…, Sofia Lorefice
06-07-20 Sliding doors, Tiziana Pozzetti
12-07-20 Il nostro mito di Sisifo, Portaro, Mazzotta, Aparo
17-07-20 Abuso e Assuefazione, Tiziana Pozzetti

Dentro il carcere, ma non fuori dal mondo

Mi chiamo Rosario Romeo, sono detenuto e faccio parte del Gruppo della Trasgressione di Bollate. Desidero dare un mio contributo riguardo alla lettera che Vito Cosco ha scritto e poi letto all’incontro collettivo fra i detenuti del gruppo di Opera e i loro familiari.

La lettera, resa pubblica dal dott. Aparo, è stata ripresa da alcuni organi di informazione, che hanno però proposto ai lettori o ai telespettatori una visione, a mio giudizio, errata delle cose. Io non credo che con quella lettera Vito Cosco punti a benefici o a sconti di pena; se avesse voluto dissociarsi dai coimputati, avrebbe dovuto farlo durante i tre gradi di giudizio. Adesso, un pentimento allo scopo di ottenere benefici sarebbe inutile.

Vorrei anche commentare quanto ci è stato riferito sull’incontro con i familiari. Abbiamo saputo dal dott. Aparo che all’incontro erano presenti anche la moglie e i figli di Vito Cosco. Da quanto ho capito, Vito Cosco ha ammesso per la prima volta, e dopo quasi 10 anni di carcere, le proprie responsabilità davanti ai propri figli e ha criticato senza mezzi termini il proprio operato.

Io credo che questa lettera sia un punto di partenza per potersi avvicinare soprattutto al figlio più piccolo, che (è stato detto) non era a conoscenza dei veri motivi per cui il padre è stato condannato all’ergastolo. Adesso il figlio di Vito è un adolescente e il padre capisce che non può continuare a mentire sulle proprie responsabilità; anzi, Vito Cosco sa, come qualsiasi detenuto con un po’ di cervello, che, per potersi riprendere la propria pericolante funzione di padre, deve avviare col figlio una comunicazione sincera e non più superficiale ed elusiva, come peraltro gran parte dei detenuti fa con i propri figli.

Se anche può essere vero che tante volte i detenuti cominciano a frequentare il gruppo con la speranza di ottenere qualche beneficio (uscite per eventi vari, una bella relazione o addirittura un posto di lavoro), bisogna riconoscere che chi frequenta il Gruppo della Trasgressione, sulla distanza, è costretto a confrontarsi (e finisce per essere contento di farlo) con situazioni che favoriscono riflessioni e autocritiche, che diventano nel tempo sempre più sincere e profonde e che coinvolgono anche detenuti giunti al gruppo per altri scopi.

Credo che ciò che è successo al Gruppo della Trasgressione di Opera debba essere inquadrato in relazione a quello di cui hanno bisogno i detenuti per non sentirsi definitivamente fuori dal mondo, oltre che lungodegenti chiusi dentro le mura del carcere. Le cose di cui parlano i telegiornali che ho visto sono buone solo a stuzzicare appetiti insani.

Rosario Romeo e Angelo Aparo

Romeo Rosario

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Manca il pulsante rosso

di Vito Cosco, detenuto con la pena dell’ergastolo,
assistito per l’italiano e per la composizione del testo
da Alfredo Sole,
a sua volta detenuto in ergastolo.

Si può vivere una vita intera e giungere alla fine senza quasi avere rimpianti oppure, come nel mio caso, la fine del nostro ciclo vitale arriva a tutta velocità come una locomotiva impazzita che travolge tutto.

Oggi è facile avere rimpianti e potrebbe sembrare poco credibile o anche ingiustificabile averne dopo così poco tempo. Non ho giustificazioni per quello che ho fatto. Cosa potrebbe mai alleviare il dolore della famiglia della vittima?

Potrei raccontare la solita novella… sono cresciuto in un ambiente con valori sbagliati… che li spacciava per uniche verità. Potrei dire di non avere avuto scelta, di non avere potuto intraprendere una via diversa da quella che ho invece seguito…

Non è questa la visione che vorrei dare di me oggi. Vorrei poter comunicare quel che sento veramente dentro la mia anima, ma forse non conosco ancora le parole giuste per poterlo fare.

Ho un fratello più piccolo di me che commise un grave delitto e, a cose già fatte, coinvolse anche me. Mi chiedo come ho potuto oltraggiare un corpo ormai senza vita. Non ho parole e forse è ancora presto per chiedere perdono.

Lo vorrei, lo sento con tutto il mio cuore, lo sento fin dentro le mie ossa, ma sono consapevole di quest’orribile delitto. Ho bisogno di sentire il disprezzo degli altri, della sua famiglia e, se esiste un Al di là, ho bisogno che la vittima continui a disprezzarmi per non aver fatto nulla per fermare quella follia.

Sì, non riesco a perdonarmi e non credo che ci sia una pena che io possa pagare per alleviare il dolore causato. Sono consapevole di meritare questa mia non vita, so che vivrò ancora per molto tempo in compagnia dei miei fantasmi.

Oggi ho capito! I miei valori sono cambiati e cambiati sono i miei pensieri. Vorrei che ci fosse un grosso pulsante rosso da poter pigiare e, all’improvviso, il mondo che va all’indietro, all’indietro fino a quel maledetto momento, quando avrei potuto capire, rifiutarmi e, forse, se più attento e partecipe della vita familiare, comprendere quello che stava accadendo e fermarlo.

Non posso farlo, non c’è quel “pulsante rosso”, non posso cambiare il passato. Nessuno può!

Io sono qui, davanti a voi, con una consapevolezza che neanche immaginavo che un essere umano potesse raggiungere nella sua intera esistenza, invece, eccomi a smentire me stesso, i miei pensieri di una volta.

Cos’altro potrei aggiungere? Posso solo dire: eccomi, conoscete la mia storia adesso, conoscete anche me, e di me fate quello che volete.

La verità è che io sono morto poco meno di dieci anni fa, insieme alla vittima, ma ancora non lo sapevo. Adesso lo so e sono pronto ad accettare qualunque cosa il destino mi riservi o, meglio dire, ciò che gli uomini vorranno per me.

 


 

Nota di Angelo Aparo su una vicenda terribile e un’attività impegnativa

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Lo Strappo al Liceo Curie di Tradate

 

Partecipano al dibattito

  • Giorgio Bazzega, che racconta il suo percorso dopo essere rimasto orfano del padre per mano omicida
  • Francesco Cajani, uno degli autori de Lo Strappo
  • Angelo Aparo, coordinatore del Gruppo della Trasgressione

Rashomon e il Kintsugi

Lo strappo

Angelo Aparo intervistato da Sanja Lucic per Radio Popolare

Lo strappo; Istruire un prossimità; Io, tra vittime e carnefici

Pomeriggio a Parco Europa

Dalle carceri e dalle Università
Un impegno verso la città

Rho, 29/10, ore 15:00-18:00 – Pomeriggio a Parco Europa

La cooperativa LA FUCINA, il Collettivo MOSTRAMI,
il GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE
presentano il loro progetto per la città

Detenuti, studenti universitari e comuni cittadini presentano le diverse attività che partiranno dalla bancarella di Frutta & Cultura.