Cibo a domicilio…

Cibo a domicilio per famiglie in difficoltà,
i “fattorini” sono detenuti in semilibertà

Il Gruppo della Trasgressione fondato 22 anni fa nelle carceri
ottiene l’incarico e una sede in via Sant’Abbondio

IL GIORNO – Andrea Gianni

Milano, 1 giugno 2020 – Dopo una frenata, c’è una ripartenza. In momenti di crisi, quando tutto sembra immobile, nascono occasioni di crescita. Detenuti delle carceri milanesi in regime di semilibertà o ex detenuti in libertà condizionale hanno ottenuto l’incarico di distribuire cibo a famiglie disagiate a Rozzano e Peschiera Borromeo, riuscendo a garantirsi uno stipendio minimo nei mesi dell’emergenza sanitaria. Un’occasione di incontro tra persone che stanno cercando di ricostruirsi una vita fuori dal carcere e famiglie fragili, che rischiano di finire ai margini.

Un risultato del Gruppo della Trasgressione, iniziativa creata 22 anni fa dallo psicologo Angelo Aparo per il recupero di detenuti attraverso l’auto-percezione delle proprie responsabilità, attiva nelle carceri di Opera, Bollate e San Vittore. Oltre all’aggiudicazione dei bandi per la distribuzione di cibo nei due Comuni dell’hinterland milanese, il Gruppo ha ottenuto una nuova sede a Milano grazie al bando di Palazzo Marino “Valori in gioco“. Si tratta di un appartamento in via Sant’Abbondio, zona Chiesa Rossa, che diventerà una base per le iniziative anti-degrado nel quartiere.

“Dopo decenni di sudore, paradossalmente, in un periodo terribile per tutti, il nostro gruppo raccoglie frutti sui quali avevamo quasi perso le speranze”, spiega Angelo Aparo, fondatore del progetto che all’epoca contò tra i primi partecipanti il manager Sergio Cusani, in cella per la maxi-tangente Enimont, e ha offerto un percorso di recupero anche a persone condannate per omicidi e associazione mafiosa. Percorsi fatti anche di incontri con le vittime di reati e di lavoro in aziende partner e nella cooperativa sociale Trasgressione.net, che vende e distribuisce frutta e verdura.
“Con l’emergenza coronavirus il lavoro della cooperativa si è fermato – spiega Aparo – e per fortuna abbiamo ottenuto gli incarichi a Rozzano e Peschiera che ci permettono di sostenerci anche economicamente. In questo periodo non possiamo più lavorare nelle carceri: abbiamo avviato iniziative alternative online come un cineforum sulla “banalità del male“ che coinvolge detenuti, magistrati, studenti e vittime di reati, in attesa di riprendere i percorsi”.

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La libertà? Piantala

La libertà? Piantala. Ecco gli alberi al carcere di Bollate

Venti nuovi alberi, il legame simbolico tra i detenuti e chi crede nella possibilità del recupero sociale: è l’ultima iniziativa del Rotary

di ROBERTA RAMPINI
Pubblicato il 23 marzo 2018

Bollate (Milano), 23 marzo 2018 – Albero come simbolo della vita. Albero come logo del Gruppo della Trasgressione. Da ieri l’albero, o meglio venti alberi, sono diventati il legame tra i detenuti del carcere di Bollate e chi dall’altra parte del muro crede nella loro rinascita alla vita, in questo caso il Rotary Club Milano Duomo. L’iniziativa rientra nella mission del Rotary Club di promuovere equilibrio e benessere e rafforza la collaborazione che da anni esiste fra Rotary Club Milano Duomo e il Gruppo della Trasgressione fondato nel 1997 da Angelo Aparo e attivo nel carcere di Bollate e Opera.

“Quest’anno la mission a livello internazionale ha come slogan “un albero per ogni socio” e noi abbiamo individuato delle aree dove piantumare gli alberi, due all’interno delle carceri e una oltre le mura – dice Paolo Briglia, presidente del Rotary Club Milano Duomo – l’iniziativa di questa mattina è la prima, ha una valenza ambientale e sociale, ci piace pensare all’albero come a qualcosa che rende più bello il mondo e come rifioritura di persone che nella vita hanno sbagliato”.

Gli alberi sono stati piantati nelle aree adibite al passeggio dei detenuti. Le buche sono state fatte dai detenuti, le piante di castagno, leccio, corniolo e ciliegio, sono state sistemate nelle zolle di terra dai soci del Rotary, da Andrea Pernice, Governatore del Distretto Metropolitano Milanese. Zappe per vangare, buche per piantumare e la lettura di alcune poesie scritte dai detenuti del Gruppo che parlano di errori, di alberi e di vite da ricostruire.

“Il Gruppo della trasgressione vive cercando di ottenere dal malessere, dal danno e dalla storia di ogni detenuto qualcosa di utile per la società – ha spiegato una detenuta – Chi ha avuto la possibilità e la fortuna di poter partecipare a questo progetto, dopo aver preso coscienza di sé partecipa a iniziative utili a prevenire e combattere il bullismo fra gli adolescenti. In questo modo si crea una possibilità di riscatto per chi, consapevole dei propri errori, ha ancora desiderio di rimettersi in gioco e di diventare una risorsa per quella stessa società che aveva ferito”.

  • L'articolo su IL GIORNO del 23/03/18
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