“I fratelli Karamazov” è un libro di Fëdor Dostoevskij, autore russo vissuto nell’Ottocento e di importanza internazionale. Vi si narra la storia dei quattro fratelli Karamazov e del loro complesso rapporto con il padre Fëdor.
A ben guardare, le difficoltà emergono nei rapporti con la figura paterna in generale, non solo con il loro comune padre biologico. Ciascuno dei quattro fratelli, infatti, per fuggire ora dall’insofferenza nei confronti di un padre inconsistente, ora dalla rabbia verso un padre volontariamente deludente, si rifugiano ciascuno nella ricerca di una figura che possa sostituirlo.
Dmitrij è il primogenito, figlio della prima moglie di Fëdor Karamazov, ed è il più apertamente in conflitto col padre. Che sia a causa di denaro, dell’amore per la stessa donna o dell’affetto mai ricevuto dal padre stesso, i conflitti con quest’ultimo sono sempre accesi. Burrascoso, facilmente violento e senza freni inibitori, Dmitrij è forse il figlio che ha il rapporto più “sano” col padre, proprio perché non nasconde la propria aperta e profonda avversione nei suoi confronti.
Ivan, secondogenito e figlio della seconda moglie di Fëdor Karamazov, è il fratello intellettuale. Si dedica alla scrittura e a ragionamenti sui massimi sistemi, pur di sfuggire alla brutalità della realtà materiale. Non a caso, le sue riflessioni più dolorose riguardano proprio la fede e Dio, cioè quanto di meno materiale ci sia. Ivan cerca disperatamente una figura paterna che possa sostituire Fëdor, ma per Ivan Dio non si comporta in modo adeguato o semplicemente non esiste. Ivan si rifiuta di accettare un disegno superiore di bene in cui possa rientrare il dolore degli innocenti, così, pur rinunciando all’idea di eternità, cerca riagganciare l’amore e l’idea di amore per l’uomo in quanto tale. I conflitti di Ivan col padre sono perlopiù interni e non sempre esplicitati, ma non per questo meno intensi.
Alëša, figlio della stessa madre di Ivan, è il fratello minore. Viene presentato come quello più in pace con sé e con il padre, ma ciò è dovuto unicamente al fatto che non riconosce più Fëdor come il suo vero unico padre. Non soltanto, infatti, è interamente proiettato nella dimensione spirituale della fede (riconoscendosi quindi innanzitutto figlio di Dio e non di Fëdor), ma si è anche totalmente affidato allo starec Zosima, guida spirituale che supplisce egregiamente alle mancanze del vero padre di Alëša. Egli, in apparenza più risoluto e disteso nei suoi rapporti con chi e quanto lo circondano, riesce in ciò solo tentando di fuggire dai conflitti del mondo. Inizialmente rinchiusosi in monastero, sarà grazie allo starec Zosima che inizierà realmente a vivere il e nel mondo, con una buona parte dei conflitti interiori che ciò comporta.
Smerdjakov è l’ultimo dei fratelli Karamazov, figlio illegittimo e non riconosciuto di Fëdor, avuto da una donna che viveva per strada e morta di parto. Nato (letteralmente) in una latrina, cresciuto da uno dei servi di Fëdor ed educato ad essere tale, cioè al servizio del padre e poi dei fratelli, soffre di epilessia ed è la figura più oscura tra i quattro. Si tratta del figlio nei cui confronti il padre e la vita hanno il debito più consistente, ma che, nondimeno, sembra riuscire a mascherare meglio o a convivere apertamente con il suo stabile disagio nei confronti del mondo intero. Sarà proprio lui l’assassino del padre e morirà suicida.
Il romanzo contiene al suo interno narrazioni e riflessioni che avrebbero potuto costituire libri autonomi, come “Il Grande Inquisitore”, poema scritto da Ivan.
“I fratelli Karamazov” è la storia dei complessi e dinamici intrecci tra i membri della famiglia Karamazov, che guidano anche i loro rapporti con tutte le figure circostanti, ognuna delle quali resterà, in misura diversa, incastrata in tali nodi e intrichi. Le complessità dei rapporti umani, il peso della responsabilità collettiva, il senso di colpa dovuto non ad atti ma a intenzioni, il peso e il dolore della fede e dell’assenza di fede, la difficoltà di intendere cosa sia e come vivere la libertà, l’elaborazione di dolori diversi per origine e intensità, l’inquietudine del dubbio. In questo romanzo c’è proprio tutto.
Elena Tribulato