Il mito di Sisifo e il Gruppo Trsg

Il Gruppo della Trasgressione, nato nel 1997 a San Vittore, è presente oggi anche nelle carceri milanesi di Opera e Bollate e, all’esterno del carcere, nei locali dell’ASL Milano, Corso Italia 52. Ne fanno parte detenuti e comuni cittadini, soprattutto studenti universitari e neolaureati provenienti da Psicologia, Legge, Filosofia, Scienze dell’educazione.

Membri esterni e detenuti s’incontrano settimanalmente dentro e fuori dal carcere, studiano e si confrontano su temi che riguardano esperienze di sconfinamento, come la trasgressione, la sfida, l’abuso. Gli scritti del gruppo sono su www.trasgressione.net e su Voci dal ponte.

Da quando abbiamo cominciato a giocare col mito di Sisifo, continuiamo a scoprirne le inesauribili potenzialità. Provenendo da istituti diversi, a volte i detenuti che vanno sul palco si conoscono poco, ma tutti sanno quanto il mito li riguardi da vicino. Per questo detenuti e studenti del gruppo, dando voce ai diversi personaggi, provano a individuare le parentele fra i sentimenti di sempre e i nostri conflitti di oggi.

Sisifo è il re di Corinto, che attraversa un periodo di gravissima siccità. Gli abitanti pregano gli dei e fanno sacrifici a Giove e ad Asopo, dio delle acque, affinché concedano a Corinto una sorgente per coltivare i campi. Ma gli dei si dedicano ai loro festini mentre il popolo di Corinto muore di sete. Sisifo, senza andare troppo per il sottile, riesce a procurare l’acqua al suo popolo, ma incorre nelle ire del re dell’Olimpo, che si vendicherà con la famosa pena del masso.

Conclusa la rappresentazione, viene il momento del teatro Forum, con altri attori (anche provenienti dal pubblico) a reinterpretare alcuni passaggi del mito. In questa fase, ci si interroga col pubblico sul problema della siccità a Corinto, sul rapporto di Sisifo con Giove, degli adolescenti con il limite e con l’autorità, dell’uomo con i suoi bisogni terreni e le sue ambizioni di eternità. Nel mito, infatti, ci sono tutti i personaggi e i passaggi necessari a che vengano facilmente fuori i conflitti fra genitori e figli, fra allievi e insegnanti, fra cittadini e figure istituzionali.

 

Negli anni la rappresentazione ha confermato ripetutamente le proprie potenzialità, tanto che la portiamo nelle scuole anche per gli incontri sulla prevenzione del bullismo. Nostro obiettivo è promuovere fra genitori e figli, insegnanti e allievi, autorità e liberi cittadini una riflessione su:

  • gli strumenti che ci mancano per responsabilità di chi non si occupa di noi e della nostra evoluzione;
  • quelli che, pur essendo alla nostra portata, non riusciamo a vedere perché ne abbiamo perse le tracce;
  • quelli che preferiamo non vedere per trovare giustificazione alla nostra resistenza a evolverci.

 

Lettera di Sisifo al pubblico

L’invincibilità! Nella mia vita, ho sempre avuto bisogno di questa difesa. Ho sempre cercato situazioni pericolose per sentirmi vivo e per distinguermi dagli altri. Mi sono tenuto al di fuori delle regole, facendo in modo che il più forte, in ogni caso, fossi io! In questo modo ho nascosto le mie debolezze e ho pensato di potere staccare a morsi tutto quello che volevo, senza dover passare mai dalla cassa.

Oggi penso che non sia stato utile nascondere a me stesso i miei limiti e autoconvincermi di poter fare ogni cosa io volessi. Non voglio rinnegare quello che è stato, ma molte volte avrei potuto fare meglio. Questo rende oggi meno desiderabile l’invincibilità che avevo fantasticato. Nessuno al mondo, per quanto forte e potente, può essere invincibile; siamo troppo piccoli davanti a tanti mali come malattie e catastrofi o anche solo davanti al semplice e imprevedibile caso.

Per questo, oggi penso che l’invincibilità sia solo una condizione mentale per negare le paure che stanno dentro di noi, una corazza a protezione dei nostri lati più fragili.


 

Negli ultimi 8 anni abbiamo portato Sisifo e le riflessioni che ne seguono in decine di scuole e di teatri di Milano e provincia e nelle tre carceri di Milano.

La pagina con gli scritti su Sisifo            Il video di Mimmo Spina da RAI News

Per avere il Mito di Sisifo e il Gruppo della Trasgressione al mattino nelle scuole o la sera nei teatri per un pubblico adulto, rivolgersi a

 

Torna all’indice della sezione

Trasgressioni e conquiste

Trasgressioni e conquiste, Buccinasco 02-02-2016, Gemma Ristori

L’incontro di martedì 1° Marzo nella scuola media di Buccinasco ha un antefatto. Ore 8:40, casa del dott. Aparo, tre ragazze ancora assonnate, subito dopo il buongiorno, vengono colte di sorpresa da domande del tipo:
Prof: quando è stata scoperta l’America?
Noi: 1492
Prof: e.. quando è stato scritto l’infinito?
Noi: Ah, boh!
Prof: Beh, cercatelo!

E così, passando dal salotto di casa Aparo al viaggio in macchina, cominciamo a prendere appunti su alcuni passi cruciali della storia dell’uomo. Arrivati a scuola, ci viene svelato il piano: lo scopo della giornata è effettuare una ricerca sul rapporto con il limite di studenti e detenuti. Come per ogni ricerca che si rispetti vengono dichiarate le fasi e le modalità che la caratterizzano:

  1. Esposizione di alcuni passaggi significativi nella storia dell’uomo;
  2. Collaborazione attiva fra studenti della scuola che ci ospita e detenuti e studenti universitari del gruppo;
  3. Esplorazione dei sentimenti verso la trasgressione, la conquista, lo sconfinamento nella mitologia e nella letteratura;
  4. Confronto fra le emozioni più comuni fra studenti e detenuti;
  5. Eventuali correlazioni tra atteggiamenti verso il limite e stile del rapporto con l’autorità.

Inizia l’incontro e il dott. Aparo fa accomodare sul palco studenti e detenuti del Gruppo della Trasgressione insieme ad alcuni studenti della scuola. Siamo nella prima fase e la domanda che apre le danze è: “Cosa vi viene in mente in relazione al superamento del limite nella storia o nella mitologia?”, poi richiama, a mo’ di esempio, la mela di Adamo ed Eva e chiede cosa suggerisce.

A questa sollecitazione risponde Matteo, un metro e 50 di curiosità e dolcezza condita da un pizzico di timidezza; il suo intervento è integrato da quello di Roberto Cannavò, che sottolinea come Adamo ed Eva caddero in tentazione perché ottenebrati dal desiderio di diventare come Dio.

Il dott. Aparo si rivolge nuovamente ai piccoli e ai meno piccoli presenti sul palco, chiedendo altri esempi di superamento del limite. E’ ancora Matteo a intervenire citando il viaggio di Ulisse oltre le colonne di Ercole, limite estremo del mondo conosciuto. Il prof., dopo aver sottolineato la pertinenza dell’esempio, ricorda che anche Dante Alighieri nella Divina Commedia cita il viaggio di Ulisse in relazione al desiderio insaziabile di conoscenza, ma condanna l’eroe in relazione all’arroganza con cui amministra tale desiderio.

E così, la ricerca condotta da studenti e Gruppo della Trasgressione assume sempre più le forme di un viaggio spinto dal vento della curiosità, un itinerario che coinvolge mitologia, letteratura, arte, scienza e storia, la cui mappa viene tracciata grazie al contributo di persone con età e vissuti molto distanti tra loro.

Viene citato dal Dott. Aparo il mito di Prometeo, che rubò il fuoco (strumento di conoscenza ed emancipazione) a Zeus per permettere agli uomini di avere la luce; Manuela, un metro e trenta di tenerezza e curiosità, ricorda come tappa importante nel cammino dell’umanità i primi voli in aereo e illustra, su sollecitazione del Prof, il mito di Icaro. Alberto Marcheselli sottolinea come inizialmente Icaro usi le ali di cera per emanciparsi, per fuggire dal labirinto di Dedalo, ma poi, preso dall’ebbrezza del volo, si spinge sempre più vicino al sole (avvicinarsi a Dio), così che le ali si sciolgono e Icaro precipita.

Viene così raggiunta la prima meta del viaggio: ogni volta che l’uomo punta a superare un limite, coesistono in lui due spinte, una miscela fra: da una parte, il desiderio di emancipazione, di crescita, di autonomia; dall’altra, quello di sfidare l’autorità, con la conseguente vertigine data dall’illusione di superare colui che ha posto il limite o addirittura di ucciderlo.

Il tragitto continua… Mohamed cita il nostro mito di Sisifo e il suo disprezzo per le divinità dell’Olimpo; un ragazzino della scuola cita il Simposio di Platone e la divisione dell’uomo in due metà costrette a cercarsi per tentare di recuperare l’antica forza che era stata tolta all’androgino da Zeus per timore che potesse minacciare lo status degli dei; Alessandra cita il ritratto di Dorian Grey e il desiderio dell’eterna gioventù; Gemma parla di Edison e dell’invenzione della lampadina; Alberto parla del delirio del dott. Frankestein di Shelley.

Conclude la carrellata il Dott. Aparo che sottolinea come anche nel progresso scientifico e nello sport ci sia un confine labile tra il desiderio di crescere e migliorarsi e la vertigine di sentirsi in cima al mondo. E cita la voglia di conoscere di Marco Polo e Colombo; il Faust di Goethe che, in nome della conoscenza, stipula un patto col diavolo per riceverla tutta e subito; la tragica spedizione sull’Everest dove, a causa della voglia di esibire e consumare risultati ed emozioni, persero la vita 19 persone; infine ricorda il primo uomo sulla luna, con il senso di trionfo, ma anche con il lavoro e le allenze necessarie per arrivarci.

E siamo alla seconda tappa del nostro viaggio: il desiderio di superare il limite, la spinta verso l’infinito è una caratteristica insita nell’essere umano; ma solo se questa spinta è accompagnata dal progetto, dal lavoro, da alleanze appropriate potrà portare a traguardi costruttivi e duraturi. Edison, Franklin (l’inventore del parafulmine) e molte altre personalità che hanno scolpito la storia, hanno raggiunto traguardi e contribuito all’evoluzione dell’uomo e al nostro benessere odierno; ma cosa permette di raggiungere mete così straordinarie senza farsi vincere dalla vertigine del senso d’onnipotenza?

Il Dott. Aparo suggerisce, a questo proposito, un confronto fra due modi di procedere: uno puntato al miglioramento di sé e/o al perfezionamento dell’oggetto cui ci si dedica; l’altro basato sulla ricerca del potere e/o dell’eccitazione. Nel primo caso, ogni gradino è un’esperienza e un arricchimento; nell’altro, si punta a conquistare trofei, che spesso vengono consumati molto velocemente, senza saziarne la fame.

Questa differenza nel rapportarsi con i limiti non prescinde dall’immagine dell’autorità che ciascuno di noi ha interiorizzato. La relazione emotiva con il limite, infatti, cambia significativamente se il viaggio verso la meta viene effettuato all’insegna del rancore e dell’opposizione o se, invece, viene sostenuto da un’autorità accuditiva.

Come il mito, la letteratura e le storie di molti componenti del gruppo della trasgressione documentano, raggiungere la meta per chi sente dentro di sé che ogni conquista equivale a una battaglia vinta contro un genitore castrante porta con sé la fantasia di distruggere il genitore stesso (e questo induce a rimettere perennemente in scena atti di sopraffazione e di autodistruzione); procedere invece in sintonia con una guida che indichi la strada permette di orientarsi, di crescere e di nutrirsi di quanto si incontra nel cammino e dei propri risultati.

La conclusione del nostro itinerario, partito da Adamo ed Eva e giunto all’allunaggio, viene suggellata dagli interventi del piccolo Matteo e della piccola Manuela che ribadiscono l’importanza della guida per raggiungere mete appaganti.

Torna all’indice della sezione

Una giornata con Sisifo

Una giornata con Sisifo, Alberto Marcheselli

Mi sono assunto l’impegno di raccontare l’incontro avvenuto tra gli studenti di una scuola media di Buccinasco e il Gruppo della Trasgressione, incontro durante il quale i membri del gruppo hanno inscenato il Mito di Sisifo.

Il Mito, io credo, è un modo per rappresentare i vizi dell’uomo, le sue debolezze e i suoi difetti. Metterli in scena è uno strumento attraverso cui la tragedia da sempre svolge il compito di esorcizzare e di metabolizzare le carenze e la caducità dell’umana condizione, un rito che consente all’uomo di interrogarsi sull’uomo. Fino a qui, tutto difficile ma nulla di rivoluzionario.

L’insolito è mettere in scena il Mito con attori che non sono attori e che di miti greci ci capiscono assai poco (o niente) davanti a un pubblico di studenti, che poi sono poco più di ragazzini e che di miti greci ne sanno poco di più. Farlo, poi, senza copione, affidandosi all’istinto, all’intuito, al vissuto, è rasentare l’incoscienza.

Ma l’effetto è stato incredibile (lo è ogni volta). Gli attori o meglio i non attori hanno portato sul palco pezzi di vita, scorci del loro passato, sguardi sul futuro con la conseguenza che anche questa volta è avvenuto l’incontro tra due mondi, il confronto tra esperienze agli antipodi su un terreno fatto di comprensione e di attenzione, con momenti in cui Sisifo/Ivano si diverte e diverte come un giullare, trovando a ogni svolta della vicenda nuovi spunti, con un’originalità e una genialità che sembra quasi abbia studiato tutta la vita, alternati alla fatica di Nicola e a quella di Rosario che fanno i consiglieri e diventano rossi davanti ai ragazzini.

Un turbinare di emozioni, che si succedono e s’intrecciano, un’atmosfera gestibile solo attraverso una profonda conoscenza dell’uomo. Non ho ancora ben capito come il dott. Aparo riesca a “liberare” le persone, a far sì che si mostrino come sono o come vorrebbero essere.

Nel dibattito subito dopo la rappresentazione, il detenuto diventa padre, lo studente figlio; il figlio/studente diventa rimpianto per il passato e spunto per il futuro; e poi la guida, l’insegnante, le assenze e le lacrime (qualche volta). Un amalgama di passioni, quella della guida, quella del dottore e la dedizione di qualcuno di noi (detenuti).

Insomma, c’è una domanda che spesso viene fatta al Gruppo della Trasgressione e cioè “cosa facciamo al gruppo? Lo so, lo vedo, lo sento, lo vivo: creiamo pensiero, costruiamo passione!

Qualche gruppo fa il dott. Aparo “ha fatto un pezzo” (così io l’ho sentito) di estremo valore su come i colori della mente diventino pensieri e poi prendano forma attraverso le parole e su come le parole possono essere usate per liberare o imprigionare gli uomini. Un grande potere quello delle parole!

Ecco io credo che tutte le volte che ci confrontiamo, tra di noi e con i ragazzi delle scuole, trasformiamo i nostri colori in pensieri, diamo alle nostre parole il potere di renderci liberi. Questo riusciamo a farlo perché il dottore ha messo la sua intelligenza a nostro servizio e per questo io gli dico grazie e mi ritengo fortunato perché non è facile incontrare qualcuno capace di dare alle parole tanta forza.

Torna all’indice della sezione