Cineforum sul Male

È partito, lunedì 27 aprile 2020, un appuntamento settimanale su “La banalità e la complessità del male” (tutti i lunedì, ore 14:30-17:00), un’iniziativa che, con meeting on line aperti al pubblico, riprende quella di cui parlavamo in carcere prima del flagello del Coronavirus e per la quale erano previsti diversi appuntamenti.

Con i gruppi on line non avremo bisogno di sale cinematografiche in carcere; ognuno potrà vedere i film concordati con mezzi propri e poi, il giorno della video-chat, parlarne insieme.

Partiremo con un paio di titoli utili a stimolare
un cineforum sulle componenti che caratterizzano il male, 
sui fattori soggettivi e ambientali che lo alimentano e su come il male, una volta avviato,  possa insidiarsi nella nostra sonnolenta quotidianità
.

L’obiettivo, come nella tradizione del Gruppo della Trasgressione, è far discutere insieme (stavolta senza confini geografici) detenuti ed ex detenuti, studenti tirocinanti, professionisti della materia (magistrati, sociologi, psicologi, ecc.),  allievi di scuole medie inferiori e superiori.

Un intrattenimento che speriamo possa diventare, se le istituzioni ci daranno una mano, uno strumento utile per:

  • allenare l’attenzione verso la propria e l’altrui fragilità;
  • la formazione di studenti universitari;
  • la prevenzione nelle scuole del “Virus delle gioie corte“.

Per essere aggiornati sugli sviluppi dell’iniziativa, per comunicare con le persone che vi partecipano, per inviare i propri commenti sui film di cui si parla o per proporne di nuovi, scrivere a associazione@trasgressione.net. La vostra mail, dietro vostra esplicita richiesta, verrà aggiunta alla mailing-list già operativa.

Per gli incontri on line utilizziamo la piattaforma di ZOOM e una stanza virtuale del Gruppo della Trasgressione. Il dibattito prosegue sulla nostra pagina Facebook e, come si può vedere dall’indice al fondo della pagina, anche su Voci dal ponte.

Con lo stesso strumento, terremo periodicamente degli incontri on line allargati, aperti a studenti delle scuole medie primarie e secondarie su “Lo Strappo, quattro chiacchiere sul crimine“. Prenderanno parte agli incontri gli autori del documento e ospiti chiamati per l’occasione.

Angelo Aparo

Data Titolo
22-04-20 Cineforum su La banalità e la complessità del Male, Angelo Aparo
24-04-20 La peste di Albert Camus, Sofia Lorefice
24-04-20 Joio Rabbit, il film, Angelo Aparo
27-04-20 Commenti alla prima giornata, Tiziana Pozzetti
28-04-20 Commenti alla prima giornata, Livia Nascimben
28-04-20 Commenti alla prima giornata, Manuela Re
29-04-20 Riflessioni sul male, Nuccia Pessina
03-05-20 Uccido dunque sono!, Adriano Avanzini
18-05-20 Joker, Marta Sala
02-02-20 L’insulto – male e realtà, Tiziana Pozzetti
02-06-20 Nessuno può crescere da solo, Manuela Re
13-06-20 Riconoscersi, Paolo Setti Carraro
15-06-20 Per quanto voi vi crediate assolti…, Sofia Lorefice
06-07-20 Sliding doors, Tiziana Pozzetti
12-07-20 Il nostro mito di Sisifo, Portaro, Mazzotta, Aparo
17-07-20 Abuso e Assuefazione, Tiziana Pozzetti

Tra Sisifo e la bancarella

TIROCINIO PRE LAUREA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Francesca Riva, Matricola:  833155
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Tipo di attività: Stage  esterno
Periodo: dal 09/1/2018 al 02/01/2019

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta

L’associazione Trasgressione.net opera da diversi anni negli istituti penitenziari milanesi di San Vittore, Opera e Bollate attraverso il Gruppo della Trasgressione. Si tratta di un progetto culturale e rieducativo il cui obiettivo è quello di favorire il dialogo e la collaborazione tra cittadini e detenuti che dia avvio ad un percorso di maturazione personale e garantisca un reinserimento funzionale in società dei detenuti.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Ho svolto l’attività di stage partecipando regolarmente agli incontri del Gruppo della Trasgressione, coordinati dal dottor Angelo Aparo, e ai numerosi eventi organizzati dall’Associazione Trasgressione.net. Parte degli incontri a cui ho presenziato si sono tenuti nella sede di Libera di via Donizetti 8/4, in cui ho avuto la possibilità di discutere approfonditamente temi diversi con i componenti del gruppo, che è costituito da detenuti, ex detenuti, familiari di vittime, professionisti e studenti.

Tale composizione ha permesso di indagare in profondità aspetti complicati relativi ad argomenti diversi, quali la punizione  il suo valore educativo, la reclusione dei corpi, la banalità e la complessità del male, la responsabilità, il ruolo delle istituzioni nella società e i fattori che inducono a sviluppare una percezione di vicinanza o di distanza fra queste ultime e il cittadino e molti altri.

I restanti incontri hanno invece avuto luogo nelle carceri di Opera e Bollate, in cui ho potuto collaborare con i detenuti, dialogando con loro in modo autentico e senza filtri, ascoltando la loro storia e il difficile percorso introspettivo volto alla conoscenza di sé stessi e al disvelamento delle proprie fragilità.

Ed ecco che, cominciando a considerare la propria umanità e le proprie debolezze, e imparando a riconoscere il proprio delirio di onnipotenza, il detenuto, sebbene recluso, comincia ad assaporare la libertà, la sensazione di potersi evolvere. Viene così smascherata l’illusoria sensazione di poter vivere da solo e sostituita dalla volontà di coltivare la coscienza del dolore proprio e altrui e delle proprie responsabilità.

Ad ogni incontro sono stata invitata a partecipare attivamente alle discussioni e a provare a fornire i miei contributi, sono stata coinvolta nell’organizzazione logistica di numerosi convegni ed eventi, e in diverse occasioni ho aiutato i detenuti nella vendita promossa dalla cooperativa Trasgressione.net presso la bancarella “Frutta & Cultura” al mercato di viale Papiniano e a Peschiera Borromeo.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Numerosissime sono le iniziative promosse dall’Associazione. Tra le giornate che più mi hanno colpita c’è sicuramente quella del 10 novembre, durante la quale si è svolta la Partita a bordo campo a Bollate. L’evento ha avuto come tema centrale la punizione. È iniziato con una partita di calcio che ha visto sfidarsi squadre composte da detenuti, guardie e magistrati a cui è seguito un momento di discussione.

Il 19 novembre, a Opera, ho invece avuto la possibilità di partecipare alla giornata dedicata al rapporto tra genitori detenuti e figli. Le canzoni di Domenico Fiumanò Violi hanno accompagnato una serie di riflessioni sulla comunicazione difficile che caratterizza questo rapporto, su quanto tale comunicazione possa incidere sulla percezione che i figli avranno delle istituzioni e su quanto la comunicazione fra genitori e figli, quando manca la consapevolezza della propria responsabilità da parte del genitore, possa contribuire a far crescere futuri cittadini arrabbiati e sfiduciati. La presenza delle famiglie dei detenuti all’evento e la loro partecipazione attiva hanno reso l’iniziativa particolarmente coinvolgente ed emozionante.

Il 21 novembre sera ho assistito alla rappresentazione teatrale del mito di Sisifo, rivisitato dal dottor Aparo per riflettere sulle ragioni della devianza. La reinterpretazione del mito ha permesso di chiarire alcuni punti fondamentali nella vita del delinquente, come il conflitto con l’autorità e l’arroganza. Sisifo, personaggio protagonista, reagisce alla propria condizione di impotenza e sottomissione vaneggiando e ricattando gli dei, così come il delinquente risponde alla propria condizione di debolezza decidendo di farsi giustizia da solo.

L’esperienza di Sisifo può essere collegata a quella dell’adolescente che crescendo ha bisogno di credere nell’adulto per non cedere all’arroganza. Se dunque la crescita non viene accompagnata da una situazione familiare tollerante e da figure di riferimento credibili, l’arroganza si impone in quanto simulazione della fiducia in sé stesso per l’adolescente. L’arroganza si configura perciò come il nucleo portante alla base del comportamento deviante, uno stato emotivo cui si giunge in conseguenza di fattori in parte soggettivi e in parte situazionali e del bisogno del bambino di dare una risposta alle proprie difficoltà. Il senso di abbandono che a volte vive l’adolescente lo induce a non avere più fiducia in nessuno e a odiare chi avrebbe dovuto occuparsi di lui.

Lo studio dell’arroganza non ha come scopo la giustificazione di chi ha commesso un reato, ma la ricerca e l’individuazione delle premesse emotive che hanno facilitato la persona a violare le normali regole di convivenza. Allo spettacolo sono seguiti interventi relativi all’individuazione dei possibili elementi capaci di portare una persona a cambiare traiettoria. È infatti importante riflettere sul fatto che sono i progetti e l’azione a cambiare la vita della persona, non la punizione. Non è la reclusione a portare il detenuto all’emancipazione e alla partecipazione sociale, ma  il lavoro che promuove la consapevolezza di sé e la maturazione del senso di colpa.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

A ogni incontro a cui ho preso parte era presente il dottor Angelo Aparo, coordinatore del Gruppo della Trasgressione, il quale, nel corso del mio periodo di stage, ha proposto temi di discussione sempre nuovi e ne ha guidato l’analisi. Le sue richieste di intervento e di partecipazione alle riflessioni in gruppo mi hanno spinta a rimanere sempre aggiornata sui nuovi contenuti che emergevano al tavolo e a prendere appunti  sugli argomenti trattati.

 

Conoscenze e abilità acquisite 

Questa esperienza mi ha permesso di entrare in contatto con un mondo poco conosciuto, quello carcerario, e attraverso di esso di acquisire delle conoscenze sulle condizioni soggettive e contestuali che possono facilitare comportamenti devianti. Il confronto continuo con autori di reato mi ha portata a sviluppare uno sguardo curioso ed un pensiero critico, e mi ha aiutata a comprendere meglio concetti che prima avevo appreso solo dal punto di vista teorico a lezione in università.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Il Gruppo della Trasgressione mi ha resa una persona più consapevole, sia delle mie debolezze che delle mie qualità. Le competenze professionali e umane del dottor Aparo hanno portato alla luce alcuni aspetti del mio carattere anche a me sconosciuti e hanno individuato e tentato di sviluppare le mie potenzialità. Grazie a questa esperienza ho iniziato a pormi degli interrogativi sul mio futuro, non solo professionale, e sulla persona che voglio e vorrò essere. Sentirmi parte integrante del Gruppo della Trasgressione ha contribuito a integrare la rappresentazione che ho di me stessa, mettendo in dubbio alcune mie forti convinzioni e rendendomi ancora più sicura di certe altre.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Tra le riflessioni principali che ho potuto sviluppare in seguito a questa esperienza, una è  che il carcere deve essere trasformato e la pena detentiva rimodulata da processi che le conferiscano senso e speranza, elementi fondamentali per chi, dopo aver contribuito al degrado sociale, ha scelto di acquisire la cultura del lavoro e della legalità. La strada per la libertà passa infatti attraverso l’inclusione, la formazione e il lavoro, non a caso principi cardine del progetto sostenuto dal Gruppo della Trasgressione.

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Thanatos a Sisifo

Thanatos a Sisifo
Alessandro Crisafulli

Sono Thanatos, Sisifo, apri la porta, il tuo tempo è finito. Vedo che la tua arroganza e la tua stupidità non ti hanno ancora abbandonato. Forse sei ancora offuscato dal delirio di onnipotenza e non ti rendi conto che con me i tuoi giochetti non funzionano; io sono la Morte e rappresento il limite supremo con cui voi mortali dovete confrontarvi.

Vedi, Sisifo, io sono qui perché devo svolgere la mia funzione, anche se ti confesso che sono in difficoltà perché devo eseguire ordini che non comprendo e non condivido. Non credere che non ti capisca; da un po’ di tempo ho preso consapevolezza che il sistema del quale faccio parte non sta svolgendo la propria funzione, ossia favorire l’evoluzione degli uomini. Anzi, vedo sempre meglio che il potere che ho servito porta i più fragili, che spesso non hanno avuto una buona guida, a perdersi nell’illusione che ignorare il limite sia la via più spedita per raggiungere i propri obiettivi.

Ormai mi sento solo un emissario del potere; la mia funzione è svilita perché non è più al servizio degli equilibri fra uomini e dei, ma di un potere fine a se stesso. Dopo secoli di esperienza ho compreso che il limite andrebbe vissuto non come imposizione ma come protezione. Capisco che il tuo senso di inadeguatezza ti ha portato a inventarti una forma di libertà che esce dagli schemi; ma ascoltami, Sisifo, l’unica libertà possibile è quella che si esercita entro i confini tracciati dal limite condiviso; il resto è follia, rottura del patto con gli uomini, non solo del rapporto con gli dei. E questo, a lungo andare, porta al delirio di onnipotenza.

Non ti nascondo che, eseguendo ordini di un potere esercitato senza responsabilità, la mia frustrazione è aumentata notevolmente, al punto che per zittire le domande che la mia coscienza riportava a galla, sono diventato un alcolizzato. Guardandoti, vedo il fallimento del sistema di cui faccio parte. Mi chiedo come avresti potuto affrontare il limite supremo, se nessuno ti ha insegnato a superare le “piccole morti quotidiane”, rappresentate dagli insuccessi, le delusioni e le frustrazioni che inevitabilmente accompagnano i mortali nel corso della vita.

So che hai avuto la sensazione di trovarti di fronte a un bivio: da una parte l’anonimato e dall’altra il delirio di onnipotenza. Purtroppo non hai compreso, e non solo per colpa tua, che esiste una terza via, quella del lavoro, dell’impegno; solo attraverso la collaborazione e la mediazione con gli altri si possono costruire progetti a lungo termine, che consentono poi di essere apprezzati e riconosciuti.

Mi dispiace, Sisifo, che tu, non riuscendo a guarire dalle ferite che ti porti dentro, abbia cercato di importi con l’arroganza. Anche tu, come me, non hai saputo riformulare le domande che hai lasciato in sospeso e così la frustrazione ti ha spinto ad abusare del potere che temporaneamente ti sei trovato in mano.

So bene che da soli è difficile restituire vita a queste domande: senza tessere nuove e costruttive alleanze, ci si impoverisce e si muore dentro. Non hai considerato a sufficienza che quanto più ci si lascia condurre dalla voglia di rivalsa, tanto più si diffonde lo stile della vendetta e si sprofonda nelle zone buie dell’esistenza.

Purtroppo le tue scelte, prese e attuate senza il sostegno di una buona guida, hanno decretato il tuo fallimento. Oggi, però, tanto tu quanto io abbiamo bisogno che la tua esperienza e la tua scelta rimangano nella storia a beneficio di Corinto. Se non vuoi essere ricordato per avere abusato del tuo potere su chi aveva trascurato il suo dovere, ti invito a consegnarti a me e a riscattarti, accettando il limite che ti porto e la responsabilità che ne consegue; in questo modo darai anche un valido esempio ai tuoi figli e ai tuoi concittadini.

Dal canto mio ti prometto che mi impegnerò con tutte le mie forze per modificare questo sistema malato e per accompagnare i tuoi figli nella loro crescita come farebbe un buon padre.

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L’arroganza nel mito di Sisifo

L’arroganza di Asopo, di un padre che, invece di essere d’esempio, pretende dalla figlia un comportamento che lui per primo non pratica. Lo studio, l’aiuto in casa, le frequentazioni che esige da Egina in nome del senso di responsabilità sono per lui l’ultima delle preoccupazioni. Non ascolta la figlia, in realtà non la conosce. Non conosce il suo mondo, i suoi sogni, le sue aspettative nei confronti della vita, le sue insicurezze, i suoi desideri e la tratta con cieca e sorda protervia, inducendola così a ribellarsi e a spingere la ribellione a un confine estremo.

Arrabbiata e insoddisfatta, Egina sarà facile preda della seduzione di chi, con false promesse, la attira nel mondo dorato del potere, i cui protagonisti sono protervi quanto suo padre Asopo, ma abili nel nascondere la loro corruzione dietro un velo di rispettabilità.

L’arroganza della figlia che, comprensibilmente arrabbiata con un padre che non la sa guidare, si ribella e, sbagliando, si sente grande a sufficienza per sapere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, rinunciando a un’analisi delle situazioni che con la sua intelligenza avrebbe potuto controllare, ma che con lo stato d’animo inquinato dalla rabbia vengono invece travisate e piegate alle sue voglie di rivalsa, travolgendola.

L’arroganza di Giove che, in cima alla piramide del potere, non è mai pago. Si aggira per la foresta e l’incontro con un’adolescente turbata, invece di spingerlo ad aiutarla, subito lo stuzzica inducendolo ad approfittare della di lei debolezza. La circuisce, la adula, tesse intorno a lei una vischiosa ragnatela d’abuso che la perderà. L’abitudine al potere gli permette di abusarne senza porsi alcun freno. Nessuna esitazione in lui, nessuno scrupolo. Ma al potere non dovrebbe stare chi lo merita? Chi per intelligenza, saggezza, competenza, rigore, integrità può essere d’aiuto e fare da guida al consesso degli uomini?

L’arroganza di Sisifo, Re di Corinto, sagace e attento ai bisogni del suo popolo e alle loro richieste. Agricoltori e militari, mercanti e sacerdoti, uomini di pace e di guerra e madri preoccupate trovano udienza presso di lui, vengono ascoltati, accolti con l’attenzione di chi è realmente motivato a fare spazio ai bisogni dell’altro. Turbato per la gravità del problema che affligge il suo regno, vaga per la foresta, riflettendo sulle possibili soluzioni. Il caso gli fa incontrare Giove e gli permette, non visto, di assistere alla seduzione di Egina. Subito comprende che ciò di cui è stato testimone potrà diventare una preziosa moneta di scambio, che prontamente spende quando, di lì a poco, incontra Asopo.

A questo punto, due diverse disperazioni si toccano: quella di un padre indegno, che cerca la figlia scomparsa e che è in fondo consapevole di essere stato lui stesso a farla fuggire, e quella di un re che, mentre carestia e degrado dilagano a Corinto, si è caricato di rancore verso tutte le divinità dell’Olimpo, sorde alle preghiere del suo popolo e capaci di ridurre il re di Corinto all’impotenza.

Sisifo, abilmente, in cambio delle informazioni in suo possesso, strappa ad Asopo, semidio preposto alle acque, la promessa che darà a Corinto tutta l’acqua che serve.

Due autorità con un problema da risolvere si accordano e lo risolvono, apparentemente senza violare nobili principi. Ma non è proprio così.

Asopo avrebbe dovuto fornire comunque l’acqua cui era preposto, perché era suo dovere, gli competeva per ruolo, ben sapeva che la siccità stava mietendo vittime e, soprattutto, non avrebbe dovuto sprecare l’acqua in opere di abbellimento e di intrattenimento, togliendola alle necessità del popolo. Asopo fa ciò che sarebbe stato suo dovere fare, solo perché costretto dalle circostanze.

Sisifo, per parte sua, risolve con successo il problema che affligge Corinto ma non resiste alla tentazione di umiliare Asopo, costringendolo a prostrarsi davanti a lui e utilizzando la temporanea debolezza del padre in una ghiotta occasione di rivalsa, di gratuito esercizio del potere in un frangente in cui i rapporti di forza sono ribaltati.

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L’eccitazione, un incontro di “Beat Storming”

Ciao Cisky. Ho riletto in questi giorni un tuo vecchio scritto su “Il furgone e il mito di Sisifo”. Sono contento dei frutti della nostra collaborazione.

Da qualche tempo frequentano il gruppo Mirko Chiari, un pugile simpatico che insegna boxe in carcere a Bollate, e Valeria Imbrogno, campionessa del mondiale per la pace WBC dei pesi mosca. Tutti e due insegnano pugilato a Bollate nel progetto “Pugni chiusi”. Non c’è dubbio; il Gruppo della Trasgressione di Bollate beneficia molto della loro presenza agli incontri e spesso vengono fuori idee che fanno venir voglia anche a chi staziona in carcere di entrare in partita.

Nel frattempo il Gruppo della Trasgressione porta avanti diverse iniziative con gli alleati che nel tempo si è guadagnato. Uno di questi è la Cooperativa “La Fucina”, che ha sede a Rho e con la quale siamo partner in un progetto per la prevenzione del bullismo nelle scuole e per la riduzione del degrado nei quartieri di periferia.

Tonino Scala è il musicista che suona il piano nella Trsg.band e che ha un ruolo centrale nell’iniziativa che riassumo.

  • L’8 di novembre alle 9:30, viene una scolaresca al Mast, sede della Fucina, Via San Martino 22, Rho.
  • Tema dell’incontro: L’eccitazione.
  • Parte la conversazione fra studenti e componenti del Gruppo della Trasgressione, come di solito nei nostri incontri con le scuole.
  • Via via, saltano fuori delle parole che vengono combinate con “eccitazione”;
  • Per ogni associazione che vale la pena di valorizzare, uno che ci sa fare con le percussioni produce una breve sequenza ritmica che combina con il binomio appena trovato (ad es. eccitazione-masturbazione; eccitazione-regressione; eccitazione-evoluzione);
  • Il discorso va avanti e dalle associazioni di parole si passa a brevi frasi dotate di senso.
  • Queste prime frasi vengono combinate con brevi sequenze di note che individua Tonino Scala.
  • Andando avanti, grazie al contributo della nostra equipe e degli studenti dell’istituto scolastico nostro ospite, viene fuori una canzone che parla di smarrimento, di degrado, di avventura, di riscatto.
  • Nel corso delle due settimane successive, viene messo insieme un rap per giovani che si muovono come scimmie simpatiche o una canzone per anziani sonnolenti.
  • All’incontro successivo con la scuola la canzone viene presentata come il prodotto di un’alleanza dove stanno insieme ragazzi mezzo scapestrati, pugili che hanno voglia di vivere, musicisti, psicologi, detenuti, tutti indipendenti, ma con una voglia in comune.

Insomma, un movimento,
ancora meglio un fermento,
una voglia di esserci
di cimentarsi in un combattimento.

Forse vai incontro
a un pugno sotto al mento
Ma ce la puoi fare!
Se scegli bene gli alleati,
vai a bersaglio e sei contento.

 

La luce di Caravaggio

Lettera di ringraziamento
Antonio Tango

Egregio presidente,
egregi soci del Rotary Club Milano,

sono Antonio Tango e volevo ringraziarvi per la donazione. Non vi nascondo l’imbarazzo e la gioia che ho provato quando Gianpietro Borasio mi ha comunicato di aver proposto il mio nome. Il mio imbarazzo è dovuto al fatto che non penso di meritarmi le vostre attenzioni, in quanto ora riconosco che io per primo ho alzato un muro verso l’altro. Fin da piccolo, non ho fatto altro che costruirmi pregiudizi e soprattutto considerare l’altro la causa di tutti i miei mali, del mio dolore. Così ho preso come punto di riferimento il mio rancore verso tutti.

Quasi 10 anni fa ebbi la fortuna di incrociare sul mio percorso il gruppo della trasgressione, condotta dal dottor Angelo Aparo. In tutta sincerità, all’inizio considerai il gruppo come un mezzo per uscire prima di galera. Mi ricordo come se fosse ieri… si parlava di micro-scelte e di scelte. C’era lo storico dell’arte, professor Zuffi, che con le sue lezioni su Caravaggio cercò di farci conoscere ed esplorare le nostre emozioni in risposta a un dipinto. In quel periodo nasceva anche il nostro Mito di Sisifo e tanti altri argomenti.

Ogni volta attorno al tavolo ci si confrontava senza barriere o muri. Studenti, detenuti, liberi cittadini e professionisti, tutti allo stesso livello. Lì ebbe inizio la mia rivoluzione interna. Imparai a conoscere l’altro, nei suoi difetti e nei suoi pregi, ma quello che realmente ha aperto la mia gabbia mentale è stata la disarmante naturalezza con cui gli studenti mostravano la loro fragilità. Con il loro aiuto cominciai a capire che, in realtà, per più di 40 anni sono stato un burattino in mano a un burattinaio che si chiamava rancore.

Comprenderete che, se oggi riconosco l’altro come mio alleato e non come mio nemico, il merito è del dottor Aparo e del gruppo della trasgressione di cui Giampietro è un membro storico. Devo soprattutto a loro il meraviglioso legame che sto costruendo con mio figlio Michael.

Oggi vivo la gioia del riconoscimento, del rafforzamento dei legami, perché so di aver ancora bisogno di costruire relazioni. Più relazioni costruisco con l’altro, maggiore sarà il numero di appigli per non cadere dal precipizio.

E non solo, creo sempre di più dentro di me quel senso di responsabilità che mi porterà ad essere un uomo adulto. E chissà, forse un giorno riuscirò a realizzare il mio sogno: diventare cittadino del mondo come mio figlio Michael; lui è già sulla strada.

Permettetemi di ringraziarvi ancora per la donazione. Non vi nascondo il mio reale bisogno ma, credetemi, il vostro dono più prezioso è di avermi riconosciuto delle potenzialità, cosa di cui mi ricorderò quando, in certi momenti di malessere, io per primo dubito delle mie capacità.

Gianpietro, non so se mai un giorno riuscirò a sdebitarmi. Tu, il dottor Aparo e il gruppo siete stati per me e siete la luce del quadro di Caravaggio,  siete i miei fari nell’indicarmi la rotta da seguire. E ora, grazie a te, altri fari si sono riuniti per aiutarmi nel mio nuovo cammino.

Colgo l’occasione per augurarvi di tutto cuore buone feste.

Antonio Tango

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Relazione di tirocinio

STAGE ESTERNO PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Vittoria Canova
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Periodo: 18/11/16 – 22/12/16


Caratteristiche generali dell’attività svolta

L’attività di tirocinio è stata svolta presso l’associazione Trasgressione.net, fondata dal dottor Angelo Aparo e operativa nelle carceri di Opera e Bollate. L’associazione è costituita da detenuti, ex detenuti, liberi cittadini e studenti provenienti da diverse facoltà. Gli incontri settimanali programmati si svolgono il martedì nella sede del ATS (ex ASL) di Milano con sede in Corso Italia 52, il mercoledì nel carcere di Opera e il giovedì presso quello di Bollate. Durante gli incontri tutti i membri partecipano criticamente al dibattito su svariati temi e condividono le proprie esperienze.

Il gruppo è impegnato in attività finalizzate a costruire un collegamento tra il mondo carcerario e la realtà esterna, favorendo il reinserimento sociale del detenuto (di per sé già la composizione mista del gruppo permette ai detenuti di avere contatti con persone al di fuori dell’ambiente carcerario), ad esempio tramite convegni e rappresentazioni teatrali soprattutto nelle scuole. Un altro obiettivo del gruppo è la prevenzione del bullismo, delle tossicodipendenze e della devianza in generale, che si mette in atto attraverso incontri con i soggetti più a rischio, cioè gli adolescenti. Infine ai detenuti che fanno parte del gruppo viene data la possibilità di svolgere alcuni lavori come le attività di restauro e la vendita di frutta e verdura.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Il tirocinio curriculare prevede che lo studente svolga 100 ore in un periodo di circa due mesi presso l’associazione scelta per ottenere i crediti formativi necessari, inoltre al termine dell’attività è richiesta la stesura di una relazione finale sul lavoro svolto. All’interno del Gruppo della Trasgressione il ruolo che lo studente deve ricoprire è il diventare a tutti gli effetti un membro del gruppo e quindi partecipare con costanza agli incontri previsti, ascoltare gli interventi degli altri componenti, elaborare i contenuti proposti e partecipare attivamente alle discussioni. La richiesta è, dunque, l’essere semplicemente se stessi e offrire un contributo esponendo in modo autentico il proprio punto di vista.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Durante il periodo di tirocinio ho partecipato agli incontri settimanali del gruppo. Come già detto prima, durante questi incontri i componenti del gruppo hanno l’opportunità di confrontarsi su vari argomenti. I temi che di volta in volta emergono vengono proposti dal coordinatore del gruppo, il dottor Aparo, o dai membri stessi a partire da personali riflessioni, da episodi di vita e da vari elaborati scritti (testi, poesie, canzoni). Durante questi dibattiti, grazie alla massima libertà di espressione, ognuno è stimolato a riflettere, a porsi interrogativi e a intraprendere un percorso personale per migliorare la conoscenza di se stessi e per giungere a una maggior comprensione degli altri. Un aspetto importante è il riuscire a mettersi in gioco per giungere a una maggiore chiarezza dei propri limiti e delle proprie debolezze che, se condivisi con il gruppo, possono essere superati.

Ho avuto inoltre l’opportunità di assistere alle prove della rappresentazione teatrale del mito di Sisifo. Nella storia originale Sisifo, re di Corinto, viene condannato da Giove a spingere un masso per l’eternità. Detenuti e studenti hanno rivisitato questo mito attribuendo nuovi significati alle dinamiche della vicenda e alle caratteristiche dei personaggi: Giove diventa così non un personaggio reale ma una proiezione di Sisifo, il masso rappresenta la coscienza con la quale Sisifo dialogherà alla fine della storia, altrove si allude ad una vecchia alleanza tra Sisifo e Giove quando il re di Corinto era una pedina dei giochi del capo dell’Olimpo rappresentato come una sorta di capo mafioso.

Gli attori coinvolti non interpretano sempre gli stessi personaggi e quindi ad ogni spettacolo giocano a ricoprire ruoli diversi e recitano senza un copione vero e proprio rendendo così ogni rappresentazione unica.

Questi spettacoli teatrali sono rivolti in particolar modo alle scuole e al termine della rappresentazione i ragazzi vengono coinvolti offrendo loro la possibilità di fare domande e di riflettere insieme ai membri del gruppo sui significati espressi dal mito.

Durante la mia permanenza il gruppo si è anche impegnato in un nuovo progetto chiamato Coming out. Il Coming out è un terreno nel quale alcuni detenuti stanno già lavorando per ripulirlo, che in futuro ospiterà la bancarella di frutta e verdura e diventerà una sorta di agorà cioè un luogo di incontro che offre la possibilità di esprimersi, di venir fuori come dice appunto il nome. Verranno raccolti in questo luogo tutti i lavori creativi quindi canzoni, poesie, racconti, sculture non solo dei membri del gruppo ma anche degli abitanti del quartiere attorno al terreno e di tutti coloro che lo desiderino.

Come simbolo del Coming out è stata scelta una lumaca e ciò deriva da una canzoncina in siciliano intitolata “Viri chi danno ca fanno i vavaluci”. La canzone racconta di come le lumache, messe a spurgare in una pentola prima di essere cucinate, tentino di scappare dalla pentola, questa fuga diventa metafora del tentativo che ciascun uomo fa per conquistare o riconquistare la propria libertà.

Infine, nell’ultimo periodo, è stato avviato il gruppo femminile per le detenute del carcere di Bollate. È stato dunque interessante riflettere sulle differenze oggettive emerse ma soprattutto sul come noi studenti abbiamo vissuto soggettivamente queste diversità fra i gruppi.

Per concludere tra i progetti in corso del gruppo ci sono il corso di Croce Rossa, al quale stanno partecipando alcuni detenuti, e la progettazione di un prossimo convegno incentrato sul rancore e sulla gratitudine.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il coordinatore del gruppo, nonché tutor del mio tirocinio, è il dottor Angelo Aparo. Con i suoi metodi un po’ fuori dagli schemi e ironici è riuscito a spronarmi e a mettermi in gioco. Inizialmente ero abbastanza intimorita ma poi mi sono abituata ai suo modi di comportarsi ed esprimersi ed è proprio grazie a questi ed alle sue prese in giro che mi sono sforzata di, come sostiene lui, “uscire dalla gabbia”. L’esempio più rappresentativo che mi viene in mente è quando, poco tempo fa, durante il gruppo femminile ha fatto interpretare a studenti e detenute diversi tipi di camminate che rappresentassero diversi stati d’animo. Ovviamente è toccato anche a me, ma nonostante mi sentissi alquanto imbarazzata e nonostante le mie prestazioni non proprio eccellenti, mi sono messa alla prova riuscendo anche a divertirmi.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Per me questa è stata la prima esperienza al di fuori del mondo prettamente accademico. È stata un’occasione importante per iniziare a toccare con mano e a vivere una realtà lontana dai concetti teorici e astratti dei libri, una realtà costituita da persone vere, con un nome e una storia da raccontare e con le quali interagire. Mi sono avvicinata al mondo carcerario del quale non conoscevo assolutamente nulla e ho potuto iniziare a farmi un’idea del suo funzionamento a livello burocratico/legislativo e umano.

 

Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Durante questo tirocinio ho imparato che cosa vuol dire essere parte di un gruppo e quindi l’importanza di ascoltare attentamente gli altri, dare un contributo, ragionare insieme, confrontarsi. Ho compreso come ogni membro avesse un ruolo e come a ognuno fosse concesso uno spazio per esprimersi, rendendo quindi indispensabile rispettare i turni di parola, i pensieri e le opinioni altrui. Inoltre è stato molto utile per apprendere a organizzare meglio il mio tempo dovendo riuscire a conciliare le ore di tirocinio con le lezioni e la preparazione degli esami.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Oltre a queste capacità e abilità tecniche e organizzative, credo che questo tirocinio abbia contribuito soprattutto allo sviluppo di alcune mie caratteristiche personali. Infatti durante questo percorso sono riuscita a superare un po’ la mia timidezza cercando di esprimere in modo comprensibile il mio pensiero di fronte ad altre persone inizialmente sconosciute. Inoltre, grazie alle tematiche affrontate dal gruppo, ho avuto l’occasione di riflettere su alcuni aspetti di me stessa ai quali non avevo dato importanza imparando così a conoscermi meglio.

 

Altre eventuali considerazioni personali

All’inizio di questo tirocinio le sensazioni provate prevalentemente sono state l’inadeguatezza e l’imbarazzo. Mi sono ritrovata infatti con persone totalmente estranee che si conoscevano fra loro da tempo e appartenevano ad un gruppo coeso. Non è stato per nulla semplice riuscire a farsi conoscere, accettare e trovare un mio posto in un contesto con dinamiche personali consolidate da tempo. Complice di questa iniziale difficoltà è stata sicuramente la mia timidezza, che mi causa disagio a esprimere emozioni e pensieri di fronte a molte persone, forse dovuto anche ad un po’ di timore del giudizio altrui. Oggi però mi ritengo abbastanza soddisfatta perché mi sento a tutti gli effetti un membro del gruppo e soprattutto perché ho meno difficoltà a interagire nelle discussioni. Ho iniziato questo tirocinio spinta dalla curiosità che, però, non è da intendersi come voglia di scoprire il reato commesso da una persona ma piuttosto come la volontà di cercare di capire il perché una persona giunga a commettere il reato. Mi sono quindi avvicinata a un mondo molto distante dal mio e ho avuto modo di ascoltare le storie di alcuni detenuti, riuscendo così a sentire e condividere il loro dolore, la loro tristezza ma anche la loro gioia.

Per concludere è stata un’esperienza estremamente positiva alternando con il giusto equilibro momenti di riflessione profonda, commozione e divertimento.

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Vavaluci per Sisifo

Sofia Lorefice e Angelo Aparo

Unni finiu u re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra spusau lu so distinu
picchini truoppu vulìa na funtanedda
iddu ca era u re di Corinto bedda.

E chistu è u cuntu ri Sisifu i Corintu,
ca nunn’avia chiù acqua pa so’ genti
appi a pinzata ri futtilla a nu diu
l’acqua a truvau, ma iddu si pirdiu.

Viri chi fici u re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra pi sempri si spusau
iddu vulia n’eterna funtanedda
Ma p’o piaciri ro cumannu s’ambriacau

C’era una vota ‘n patri picca attentu
cu na figghiuzza squeta e bedda assaj
iddu ‘n ci rava né occhiu né aurienza
e idda persi a firucia e a ‘sa spiranza

E c’era puru u signuri di l’Olimpu
ca nun sapia chi fari do so putiri
do so compari vitti ‘a figghiuzza bedda
e si la pigghiò pi fari u so’ piaciri.

Viri chi fici u re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra pi sempri si spusau
iddu vulia l’eterna funtanedda
Ma u piaciri ro cumannu lu ‘mbriacau

Sisifo vitti e pinzau ‘na spirtizza:
stu pappagghiuni talìa che cumminau
co diu ro sciumi scangiu l’acqua pi so figghia
su fatti so’, a mia cu è ca mi pigghia?

Chi mala sorti p’o re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra spusau lu so distinu
Partiu p’aviri l’acqua pi la so gghenti
e appuoi finiu comu all’autri prepotenti

E quannu Giovi di l’Olimpu si n’addunau
ca lu picciuttu si l’era cantata
di trona e lampi u cielu iddu incìu
e a caccia o re ‘i Corintu accuminciau

E ‘nta lu frati ‘i l’Inferi Giovi scinniu
‘Pigghilu tu’, ci rissi, ma Ade arrispunnìu:
Chi nicche e nacche, chistu nun si po fari!
Si tu u patruni ma troppu ‘n t’allargari

Ma statti zittu, la morti è capricciusa
lassa la vecchia e pigghia a chiù carusa,
‘O Frati mieu a cuscienzia lassala stari
viri c’ha fari, sinnò na ma sciarriari!

Chi mala sorti p’o re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra spusau lu so distinu
Partiu p’aviri l’acqua pi la so gghenti
e appuoi finiu comu all’autri prepotenti

E a ‘mpressa Thanatos a Corinto arrivau
e a porta i Sisifo iddu tuppuliàu.
‘Cu è ca mi voli?’ rissi Sisifo scantàtu
‘Sugnu la morte e pi ttìa m’hanu mannatu’.

Accussì prestu picchì mi voli vossìa?’
Trista era a morti picchi manco idda o’ sapìa.
‘A megghiu cosa è chidda ca nun si rici,
chistu cumanna chiddu ca vosi e fici’.

E mentri Thanatos cunfunnutu si spiegava
U re i Corintu facia finta ch’ascutava
accussì lu fici bìviri e ‘mbriacàri
e l’ancatinau unni nun si putìa ‘ttruvari.

Viri chi fici u re ‘i Corintu bedda
futtiu la morti pi essiri immortali
era partutu pi dari l’acqua all’abitanti
e appuoi finiu comu all’autri prepotenti

Cu la morti ‘ncatinata nuddu murìa
nun sirvia guerra né mancu malattia
ma se puri l’uommini nun finiscinu di campari
cu stapi ‘i supra non po’ chiù cumannari

E allura Thanatos vinni liberatu
e u re i Corintu pi l’aricchi vinni purtatu
davanti a Giovi ca ci rissi assatanatu
cu chista petra stai pi sempri maritatu

La so cunnanna fu la petra d’ammuttari
‘ncapu a muntagna senza mai finìri
di supra a petra abbasciu rutuliava
e iddu supra n’atra vota a ripurtava

Viri chi fici u re ‘i Corintu bedda
ca cu na petra pi sempri si spusau
iddu vulia l’eterna funtanedda
e appuoi pi sempri la so petra iddu ammuttau

Ci fu ‘na vota u suvranu ri Corintu,
ca nunn’avia acqua pa so’ ggenti
appi a pinzata ri futtilla a nu diu
l’acqua a ttruvau, ma iddu si pirdiu.

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Pomeriggio a Parco Europa

Dalle carceri e dalle Università
Un impegno verso la città

Rho, 29/10, ore 15:00-18:00 – Pomeriggio a Parco Europa

La cooperativa LA FUCINA, il Collettivo MOSTRAMI,
il GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE
presentano il loro progetto per la città

Detenuti, studenti universitari e comuni cittadini presentano le diverse attività che partiranno dalla bancarella di Frutta & Cultura.