Natàlja Ivànovna

Il sentimento di terrore che aveva provato Natàlja Ivànovna (così si chiamava la vedova di Pjotr Nikolàjevic) alla vista di quell’uccisione era stato così forte che, come sempre succede, aveva soffocato in lei qualunque altro sentimento. Quando poi tutta la folla fu scomparsa dietro alla siepe del giardino, e il rumore delle voci si fu chetato, e Malànja, la ragazza che li serviva, scalza, con gli occhi spiritati, venne di corsa con la notizia, come se fosse stata una cosa allegra, che avevano ucciso Pjotr Nikolàjevic e l’avevano buttato in un burrone, a quel primo sentimento di terrore se ne sostituì un altro: il sentimento di gioia d’esser liberata da un despota, dagli occhi nascosti sotto gli occhiali neri, che per diciannove anni l’aveva tenuta in schiavitù. Ella si sgomentò di questo sentimento che non osava confessare a sé stessa e tanto meno mostrare ad alcuno.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte seconda cap. X), negli anni 1904-1905

🎨  IV B istituto tecnico informatico (E. Torricelli, Milano), 30 aprile 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[9. “Quali caratteristiche dovrebbe avere una istituzione credibile?”]

I personaggi di Denaro Falso

Il sarto del villaggio

Una volta il sarto del villaggio, zoppo e paralitico, venne a lavorare da Màrja Semjònovna. Doveva rivoltare un giubbetto per il vecchio e ricoprire di panno una mezza pelliccia che Màrja Semjònovna metteva l’inverno per andare al mercato.

Questo sarto zoppo era un uomo intelligente e osservatore, per il suo mestiere aveva conosciuto molta gente e a cagione del suo difetto stava sempre seduto e perciò era portato alla meditazione. Essendo stato una settimana in casa di Màrja Semjònova, fu assai edificato della sua vita.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. XVI), negli anni 1904-1905

🎨  III liceo socio economico (B. Melzi, Legnano), 16 aprile 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[8. “Ti è capitato di incontrare una persona che, come Màrja o il sarto, ha rappresentato per te un «giro di boa»?]

I personaggi di Denaro Falso

Màrja Semjònovna

Il giorno dopo andò di nuovo in città, e per la strada udì le parole scambiate fra Màrja Semjònovna e il maestro. Lo sguardo di lei lo spaventò, ma tuttavia decise d’introdursi in casa della donna e di prendere il denaro che ella aveva riscosso. Di notte ruppe la serratura ed entrò in casa. Prima a udire il rumore fu la figlia minore, maritata. Ella si mise a urlare, e Stjepàn subito l’uccise. Il cognato si svegliò e si azzuffò con lui. Afferrò Stjepàn alla gola e lottò a lungo, ma Stjepàn era il più forte. E, avendola finita col cognato, Stjepàn sconvolto, eccitato dalla lotta, passò dietro al tramezzo. Dietro al tramezzo era sdraiata nel letto Màrja Semjònovna e, sollevandosi su, guardò Stjepàn coi suoi dolci occhi spaventati e si segnò. Il suo sguardo di nuovo atterrì Stjepàn. Egli abbassò lo sguardo.

— Dov’è il denaro? — disse, senz’alzar gli occhi.

Ella taceva.

— Dov’è il denaro? — disse Stjepàn, mostrandole il coltello.

— Che fai? Si può fare una cosa simile? — disse lei.

— Certo che si può.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. XXIII), negli anni 1904-1905

🎨  IV G liceo scientifico (Einstein, Milano), 3 aprile 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[7. “In che senso e perché è così importante «essere riconosciuti»?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso

Stjepàn Pelaghèjuskin

Condussero Ivàn Mirònov e si misero a interrogarlo. Stjepàn Pelaghèjuskin, un contadino alto, un po’ curvo, dalle lunghe mani, con un naso aquilino e un’espressione cupa nel viso, cominciò per primo a interrogarlo. Stjepàn era un contadino senza famiglia, che aveva fatto il suo servizio militare. Appena s’era separato dal padre e cominciava a stabilirsi per conto suo, gli avevano rubato il cavallo. Dopo aver lavorato due anni nelle miniere, Stjepàn era riuscito a comprarsi altri due cavalli. Glieli avevano portati via tutti e due.

— Di’, dove sono i miei cavalli? — disse Stjepàn, impallidendo dalla rabbia, e fissando lo sguardo cupo ora in terra, ora nel viso d’Ivàn Mirònov.

Ivàn Mirònov negò. Allora Stjepàn lo colpì in viso e gli schiacciò il naso, da cui si mise a colare il sangue.

— Parla o t’ammazzo!

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. XIV), negli anni 1904-1905

🎨  V istituto professionale per la sanità e l’assistenza sociale (B. Melzi, Legnano), 26 marzo 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[6. “Nella tua classe ci sono stati episodi o occasioni tali da favorire «uno stile deviante»?” – to be continued]

 

I personaggi di Denaro Falso

Ivàn Mirònov

Difatti, Jevghènij Michàjlovic aveva dato la cedola in pagamento delle legna al contadino Ivàn Mirònov.

Ivàn Mirònov faceva commercio delle legna a questo modo: ne comprava una sàzegn ai depositi, la portava a vendere per la città, facendone cinque parti, e ogni parte la vendeva per il prezzo che a lui costava un quarto di sàzegn preso al deposito. In quel giorno disgraziato per Ivàn Mirònov, la mattina di buon’ora egli aveva trasportato in città un ottavo di sàzegn e, vendutolo prestissimo, era andato a caricare un altro ottavo che sperava pure di vendere, ma andò in giro cercando un compratore e nessuno lo comprò.

Capitò sempre a trattare con gente esperta, la quale conosceva le solite gherminelle dei contadini che vendono legna e non credeva ch’egli avesse portato le legna dalla campagna, come affermava. Gli era venuta fame e aveva preso freddo nella sua mezza pelliccia logora e nel suo gabbano lacero: il freddo verso sera era arrivato a venti gradi sotto zero; il cavalluccio, del quale egli non aveva pietà perché aveva divisato di venderlo allo scorticatore, si fermò addirittura. Sicché Ivàn Mirònov era pronto a vendere le sue legna con perdita, quando incontrò Jevghènij Michàjlovic che era andato a comperar del tabacco in una bottega e tornava a casa

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. VI), negli anni 1904-1905

🎨  III liceo delle scienze umane (B. Melzi, Legnano), 19 marzo 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[5. “I crimini vengono commessi per un tornaconto o per vendetta?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso

 

Jevghènij Michàjlovic

Un’ora dopo che i due studenti erano andati via, il padrone del negozio Jevghènij Michàjlovic venne e si mise a fare il conto di cassa.

— Ah, stupida creatura! Ecco una stupida per davvero! — gridò alla moglie vedendo la cedola e accorgendosi subito della falsificazione. — E perché prendere delle cedole?

— Ma tu stesso, Zènja, ne hai prese davanti a me e proprio di dodici rubli, — disse la moglie confusa, addolorata e pronta a piangere. — Io stessa non so come abbiano potuto ingannarmi quegli studenti. Un bel giovanotto, che aveva l’aspetto così per bene!…

— Una stupida per bene sei tu!… — seguitò a brontolare il marito, facendo i conti di cassa. — Quando io prendo una cedola, guardo quel che c’è scritto su. Ma tu, son certo, guardavi soltanto il muso degli studenti, all’età tua!

La moglie non sopportò queste parole e s’adirò anche lei.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. IV), negli anni 1904-1905

🎨  IV A liceo delle scienze applicate (E. Torricelli, Milano), 12 marzo 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[4. “E’ l’individuo che sceglie? Oppure nelle sue scelte incide l’ambiente che lo circonda?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso

 

Màchin

Màchin era uno studente di ginnasio e aveva i baffi. Giocava a carte, conosceva delle donne e aveva sempre denari. Viveva con una zia. Mìtja sapeva che Màchin era un ragazzaccio, ma, quando era con lui, senza volere, soggiaceva al suo influsso. Màchin era in casa e si preparava ad andare al teatro. Nella sua sudicia cameretta c’era odore di sapone profumato e di acqua di Colonia.

— Questo, fratello mio, è l’ultima cosa, — disse Màchin, quando Mìtja gli ebbe raccontato il suo dispiacere e mostrato la cedola e le cinquanta copeche, dicendogli che gli occorrevano nove rubli.

— Si può impegnar l’orologio e si può fare anche di meglio, — disse Màchin strizzando un occhio.

— Come di meglio?

— È molto semplice.

Màchin prese la cedola.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. II), negli anni 1904-1905

🎨  IV A liceo scientifico sportivo (Leone XIII, Milano), 26 febbraio 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[3. “Quanto sono importanti le relazioni e quanto incide l’atteggiamento, anche di sconosciuti, nel diffondersi del contagio?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso

Mitja

Mìtja andò dalla madre. Era l’ultima speranza. La madre era buona e non sapeva rifiutargli nulla, e forse lo avrebbe aiutato, ma quel giorno era tutta agitata per la malattia del bambino più piccolo, Pètja, che aveva due anni. S’irritò contro Mìtja perché era entrato e aveva fatto rumore, e gli disse di no.

Egli brontolò qualcosa fra i denti e uscì dalla stanza. A lei fece pena il figlio e lo richiamò.

— Aspetta, Mìtja, — disse. — Oggi non ho nulla, ma domani avrò del denaro.

Ma in Mìtja ribolliva ancora la rabbia contro il padre.

— Perché domani, se ne ho bisogno oggi? Sappiate che andrò da qualche compagno. E uscì, sbattendo la porta.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. I), negli anni 1904-1905

🎨  IV C liceo delle scienze applicate (E. Torricelli, Milano), 19 febbraio 2025 – leggi la loro descrizione del personaggio

[2. “Il desiderio di Mitja era legittimo? Cosa comporta la scelta di vivere al di sopra delle proprie possibilità?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso

Sul divenire dell’identità

DENARO FALSO
NATA’LJA IVA’NOVNA

Nell’ultimo incontro nel carcere di Opera su Denaro Falso, con la partecipazione, tra gli altri, degli studenti dell’Istituto tecnico informatico Torricelli di Milano, abbiamo preso in considerazione la figura di Natàlja, moglie di Pjotr Nicolàjevic.

Questo personaggio “secondario” (!?) mi ha sorpreso molto quando sono andato a rileggerne la vicenda. Mi è balenata l’immagine di una canna al vento: la canna come metafora della sua (sue) identità del momento, ed il vento quale indicatore di situazioni diverse e del loro contesto. Mi è sembrata molto indicativa la diversità di posture e sentimenti che Tolstoj ci guida a vedere in questa persona.

Natàlja aveva visto dalla finestra di casa come avevano ammazzato il marito e trascinatone il corpo in un burrone. E naturalmente la prima reazione era stata di orrore e sgomento.  Ma quando la serva è andata a trovarla per riferirle i dettagli dell’accaduto, inaspettatamente –e spaventandosene! – il suo sentimento s’è cambiato in gioia e contentezza: finalmente non avrebbe più avuto a che fare con un marito despota e schiavizzante, come in realtà Piotr era stato da sempre, verso di lei, sterile, grassa e per niente bella.  Durante i funerali, invece, si scioglie in pianti e dà libero sfogo al suo dolore.

La situazione cambia ancora quando il giudice la interpella per il processo; può vedere in catene i due autori dell’uccisione del marito: nessuna pietà la attraversa, ma solo odio e desiderio di vendetta nei loro confronti.
Nel relativo processo giudiziario i due vengono condannati all’impiccagione e qui la nostra avverte un inizio di pietà che però viene subito rimosso, rinfrancata dalla giustezza burocratica di quel giudizio.

In attesa che il boia designato venga da Mosca, nella piazza del villaggio si prepara la forca e Natàlja si chiude in casa e non vuol saperne niente. Si chiude in se stessa, disinteressandosi del destino dei condannati, dei loro familiari e di quell’avvenimento, per altro verso così socialmente pregnante.

Ed eccoci all’ulteriore cambiamento: lei accoglie con gentilezza il commissario di polizia, che ben conosce, e che è venuto a comunicarle la notizia fuori da ogni logica: il boia designato a quell’esecuzione, a sua volta condannato per omicidio, si rifiuta di farlo.

Cosa è successo? In seguito ad un ripensamento interiore in seguito all’ascolto da altra persona di parole inusitate del Vangelo, si è convinto che non si deve uccidere, neanche legalmente!
E potevano pure costringerlo con la forza, ma mai egli avrebbe dato corso a quell’esecuzione.

A questa notizia, si fa strada in Natàlja un pensiero inaspettato, probabilmente favorito dall’altrettanto inaspettata figura del boia che, motivato da un’improvvisa fede, si rifiuta di fare il suo dovere (e altri per sostituirlo non ve ne sono).

Il pensiero è: non è forse possibile chiedere la grazia per i due malfattori?
E il commissario, alquanto incredulo, risponde che solo lo zar poteva concedere quella grazia. Ma bisognava farne richiesta con tutte le accortezze del caso.  Ed ecco la svolta: con decisione e coraggio Natàlja si adopera e si fa aiutare  affinchè quella richiesta allo zar venga redatta e spedita.

A quel punto dentro di sé, come scrive Tolstoj, “Natàlja sentì nell’anima una letizia buona”… “perdonava e chiedeva la grazia”, confidando nel fatto che lo zar non l’avrebbe negata, essendo lei la vedova dell’ucciso.

Nel poliedrico comportamento di Natàlja mi sembra di scorgere, compendiata, l’altrettanto poliedrica considerazione tolstojana della vita umana, con le sue luci ed ombre, anche le più sfumate o violente.
E allora mi viene da esplicitare e condividere le seguenti riflessioni.

L’identità di ognuno è un processo, non può essere data una volta per tutte, a meno che non ci si ingabbi in un ruolo –sia esso pure altamente professionale- con il rischio, non infrequente, di limitare le proprie potenzialità e vivere una vita incompleta.

L’illusione di essere sicuri al cento per cento della propria identità è sempre dietro l’angolo, purtroppo. Ma questo può solo favorire scelte spesso irrazionali e inconsapevoli, creando anche danni a se stessi e agli altri.

La consapevolezza delle nostre azioni (e delle motivazioni delle stesse) è anch’esso un processo, una cosa che si impara…

Mi sembra di poter concludere dicendo che solo questa consapevolezza mai raggiunta può aiutare a vivere sempre più autenticamente.

Piero Invidia

Denaro Falso

Fjòdor Michàjlovic Sonkòvinikov

Fjòdor Michàjlovic Sonkòvinikov, direttore dell’intendenza di Finanza, uomo di incorruttibile probità e orgoglioso di essa, liberale austero e non soltanto libero pensatore, ma nemico di ogni manifestazione religiosa che teneva per avanzo di superstizione, ritornava dal suo ufficio nella peggiore disposizione di spirito. Il governatore gli aveva scritto una stupidissima lettera la quale poteva far supporre che Fjòdor Michàjlovic si fosse comportato disonestamente. Fjòdor Michàjlovic s’era molto irritato e aveva scritto subito una risposta vivace e caustica.

A casa parve a Fjòdor Michàjlovic che tutto andasse di traverso.

✏️ Lev Tòlstoj, Denaro falso (parte prima cap. I), nell’anno 1904-1905

🎨  II G liceo classico (Tito Livio, Milano), 12 febbraio 2025- leggi la loro descrizione del personaggio

[1. “Per cosa in particolare il padre di Mjtia è inadeguato?” – to be continued]

I personaggi di Denaro Falso