La morte di mia madre

Sono stato preparato a questo evento dalla lunga vita di mia madre e dagli ultimi suoi anni di progressiva perdita di autonomia.

Questa mattina ho visto un piccolo rattoppo sul pigiama e, inevitabilmente, mi sono ricordato delle numerose volte in cui le portavamo abiti da rammendare o da aggiustare, un po’ per darle da lavorare, un po’ per sentire addosso gli effetti del suo intervento.

Lei era decisamente brava a cucire e a riparare strappi che avresti detto insanabili. Ma negli ultimi due anni la capacità di cucinare, rammendare, stirare si era ridotta di molto, mentre cresceva la frustrazione di non potere svolgere le azioni che erano la sua identità.

Ma mia madre ha vissuto e ha seminato dentro di me e di mia sorella quello che noi oggi siamo, il modo in cui ci sentiamo l’un l’altro e che uso fare dell’ago e del filo. Gli occhiali con cui guardiamo il mondo sono stati forgiati quando non eravamo noi a decidere cosa e come guardare e toccare.

E in quell’officina lavoravano mia madre, mio padre, i miei nonni, le mie zie. Adesso sono tutti morti; ci rimangono gli occhiali che nel frattempo sono diventati i nostri occhi.

Genitori e figli

9 pensieri riguardo “La morte di mia madre”

  1. Direi che gli occhiali forgiati sono stati un dono importante…
    Cucire gli strappi… Che bella questa immagine associata alla parola mamma ❤️
    Un forte abbraccio

  2. Mi chiedo se si sia mai veramente pronti a perdere chi hai tanto amato.
    Dopo aver visto scomparire sotto qualche manciata di terrà mio figlio Andrea, molti mi dicono che non dovrei aver più paura di nulla perché quel che c’era di peggio l’ho già sperimentato.

    Si fa veramente fatica a spiegare quale senso di vero terrore, invece, mi assale al solo pensiero di perdere ancora qualcuno.
    Quale senso di impotenza provo ogni volta che guardò mia madre, ormai novantenne, nei suoi movimenti lenti ed insicuri.
    Decisamente mi ribello alla morte, che, pur facendo parte della vita stessa, trovo ingiusta, crudele ed innaturale a qualsiasi età sopraggiunga.
    Sono confusa e stanca. Forse troppo stanca di soffrire per poter affrontare un’altra separazione terrena.

    Mi sorregge la fede e la mano tesa degli amici e delle persone che hanno impedito che mi spiaggiassi come fa un delfino quando perde l’orientamento.

    Una di queste mani tese è stata la tua Juri. A te la mia riconoscenza e le mie più sentite condoglianze con un abbraccio infinito. Alla signora Maria un bacio che arrivi fin lassù in quel luogo dove non esiste sofferenza.
    Elisabetta

  3. Un testo vibrante, intenso, profondo, e toccante che può divenire proprio… Grazie di vero cuore per questa condivisione. Le mie più sentite condoglianze. Raffaella

  4. Non ci sono parole per alleviare questo dolore. Io non trovo nessuna parola che serva a giustificare la perdita della mamma. A me è accaduto a 22 anni, la mia mamma ne aveva 63, un anno in più dei mie oggi. Non ho mai accettato per diversi anni che mia madre non ci fosse più. Ho continuato a cercarla, dentro di me per anni, niente. Non ero presente quando è successo, l’ho trovata su di un letto con quattro candele intorno. Ero troppo incazzato. Sono un credente, ma per un po’ non ho accettato il “sia fatta la sua volontà”. Odiavo quelli che si avvicinavano dicendomi “è stato meglio così, paralizzata avrebbe sofferto di più”.
    Perdere mia madre all’improvviso è stata dura, ma lo è stato anche quando otto anni dopo ho perso mio padre, invece malato.
    Trovo che persone come Elisabetta sono persone speciali, per me alieni.
    E io li ammiro.
    Caro Juri, l’unica cosa che riesco a dirti “ti abbraccio forte” e ti voglio bene. Gli occhiali sono importanti, custodiscili sempre con amore.

  5. Pur consapevoli del tempo che passa, dello scorrere della vita è proprio vero che non si è mai pronti alla perdita della mamma. Anche la mia mi ha lasciato nello scorso mese di agosto. Juri in fondo siamo stati fortunati ad avere madri rocce, lezione di vita, che hanno vissuto la loro lunga vita con materno sacrificio e sicurezza di dare il giusto e il meglio ai loro figli. Sempre laboriose con ago e filo e fantasiose in cucina. La tua mamma poi ricordo che era super nel cucinare in tanti modi le melanzane.
    Dobbiamo ritenerci felici di aver potuto vivere un buon percorso della nostra vita insieme a loro.
    Credo che non ci si separi mai dalle persone care è solo un arrivederci.
    Ti abbraccio forte caro juri. Antonietta.

  6. Accidenti Juri, non è MAI il momento giusto. Mi dicono che “bisogna lasciarli andare” (gli affetti, i ricordi, le persone). Boh, sarà…

  7. L’oro, Prof, L’oro!
    L’oro dei momenti che ora diverranno ricordi plasmati da silenzi, aspettando una carezza, la sua, quella di sua sorella, che gli dia forma.
    Quei rattoppi sono stati quell’essenziale invisibile agli occhi (usando una riga del piccolo principe) ma visibili con gli “occhiali” lasciati in consegna dai suoi cari.
    Mamma in primis.

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