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Da poco tempo ho conosciuto il Gruppo della Trasgressione e ne ho
scoperto il prezioso lavoro svolto da tutti i componenti – sotto la guida del loro geniale Fondatore e Coordinatore (il Dottor Aparo).
Nel corso di numerosi anni (più di un ventennio) tale Gruppo si è dedicato e continua a dedicarsi al recupero sociale dei detenuti, in un percorso di riconciliazione con se stessi e con la società.
È auspicabile che questo modello innovativo di Gruppo possa continuare a lavorare in questa o migliorativa direzione per raggiungere gli obiettivi di una rinascita individuale a vantaggio anche dell’intera collettività.
È un lavoro di squadra, la cosiddetta “sinergia” dei singoli elementi, mediante il confronto di molteplici esperienze ed il supporto di svariate competenze.
Si diventa “ponti di relazione” gli uni agli altri in uno spirito di insieme per migliorarsi, crescere e rinnovarsi.
È rilevante, inoltre, studiare le dinamiche del “metodo”, con cui si porge una opportunità per risvegliare la coscienza ed aiutare i detenuti a “formarsi e responsabilizzarsi” alla ricerca della nuova identità di adulto e nuovo cittadino socializzato.
Su questo aspetto, a mio modesto parere, anche la società civile può vedere i risultati ottenuti da parte non solo dei detenuti che si sono responsabilizzati, ma anche da parte dei tanti studenti e ragazzi che hanno contribuito a tale obiettivo: hanno dato tempo ed attenzione, hanno dato ascolto e riflessioni,ma hanno ricevuto narrazioni di esperienze ed emozioni di un vissuto, sulle cui fragilità hanno discusso, studiato e progettato il futuro reciproco.
Così, crescendo insieme, sono diventati psicologi, insegnanti di filosofia, avvocati, assistenti sociali anche a vantaggio dell’ intera società.
È indubbio che il corso e lo Sviluppo della civiltà si fondi sul concetto di Insieme.
