Caterpillar Radio RAI2 19/03/24

Signori, presto ci separeremo. Per qualche tempo io sarò con i miei due fratelli, dei quali uno sarà deportato e l’altro giace malato, in pericolo di morte. Ma ben presto lascerò questa città e, forse, per molto tempo. Stringiamo un patto qui presso il macigno di IlJusa: che non ci dimenticheremo prima di tutto di Iljuseeka e poi l’uno dell’altro. E qualunque cosa ci accada in futuro nella vita, anche se non dovessimo incontrarci per i prossimi vent’anni, dobbiamo sempre continuare a ricordare il giorno in cui abbiamo sepolto il povero ragazzo, al quale in passato avevamo tirato i sassi presso il ponticello – ve lo ricordate?- e di come poi abbiamo tutti preso ad amarlo. E, per quanto possiamo essere impegnati in cose della massima importanza, per quanto possiamo avere ottenuto grandi onori o essere precipitati in qualche grande disgrazia, in nessun caso dobbiamo dimenticare di come siamo stati bene un tempo, qui tutti insieme, uniti da un sentimento così nobile e buono, che ha reso anche noi, per il periodo in cui abbiamo amato il povero ragazzo, migliori forse di quello che siamo in realtà.

Aleksej da I Fratelli Karamazov

I Conflitti della famiglia Karamazov

 

Gli occhi grandi color di foglia

Concerto Trsg.Band – 17/11/2023
Teatro della casa di reclusione di Milano-Bollate

Una selezione delle canzoni di Fabrizio De André combinate con le riflessioni dei detenuti del Gruppo della Trasgressione sui loro periodi più bui e sul lavoro di questi ultimi anni con i componenti esterni del gruppo.

Nel corso della serata Una band di persone detenute esegue alcuni brani evergreen e li accompagna con testi e interventi del Gruppo della Trasgressione.

LE PRENOTAZIONI SONO CHIUSE

Ingresso gratuito; prenotazione obbligatoria entro il 10/11/2023.
Per prenotarsi, inviare fotocopia del proprio documento di identità a associazione@trasgressione.net

I minorenni possono entrare solo se accompagnati da uno dei genitori o autorizzati  con una dichiarazione firmata da uno dei due.

Presentarsi all’ingresso del carcere di Bollate alle 19:45. Per sveltire le operazioni di ingresso è meglio non avere con sé cellulari e oggetti elettronici.

COGNOME NOME
AGHAJANOFF MEGAN
Ajani Beatrice
Amodeo Paola Anna Ornella
Angeretti Gabriella
Aparo Natalina
ASCARI FEDERICA
BANDIERA SILVIA
Barassi Lucilla
Bentivegna Federica
BERNABO’ CINZIA
BISCEGLIE ANDREA
BOCCA GIANPIERO
Bomba Claudia
Borgonovo Silvia
BOSIS STEFANIA
Bottura Veronica
Bruno Camilla
Bruno Jolanda Margherita
Calissi Giulia
CAPORALETTI MARIA GIULIA
CARRETTA SILVIA
Cavalleri Gabriella Rosa Giovanna
CESANA LUISA
Cesario Alessandra
COCO AGATA DOMENICA
Colombo Paolo
Colombo Anna
Coratella Manuel
Cozzi Luigi Carlo
Cozzi GianGiacomo
D’Altorio Simona
DE MANGO GIANLUCA
Delle Santi Cristian
Delpero Cesarina
DI CHIO ANNAMARIA
DI CICCO CHIARA
Di Stefano Danilo
Dozio Giorgio
Dozio Erik
Esposti Leonardo
Ferrenti Elisa
Fiumanò Noemi
Frisenda Marta
Galimberti Nadia
GIACONIA LUCIA
Giovanelli Lara
Giove Rossana
Guarischi Maria Francesca
La Gamba Antonino
La Gamba Rossella
Lanzo Elisabetta
Lastrico Edoardo Alessandro
Livio Maria Tiziana
Magistrelli Alessia
Maldonato Lucia
Margini Manola Ludovica Valeria
Mayer Liliana
Mazzuccotteli Elisa
Meda Daniela
Micheda Antonio
Montorfano Donata
Montorfano Graziella
Morabito Erica
Negrini Luigi
Ongari Eleonora
OZZOLA ALICE
Palermo Serfafina
Pessina Angela
PETRILLO RICCARDO
Piazzoni Giorgia
Pinto Ilaria
PLASSO MARTINA
Pola Eleonora
Ponticelli Margherita Bianca
Radice Mara
Riva Elisa
Rocha Rocha Leonardo
Romano Maria Luca
Ruberti Ivon
Ruppi Giacomo
Rusconi Paolo
SABA CECILIA
Saccani Anita
Salari Daria
Sartorio Demetrio
Sceusa Giulia
Scianca Francesco
Scianca Anna Chiara
Scianca Andrea
SCIANCA GIOVANNI
Serio Olivia
Sonzini Maurizio
Tagliabue Fabio
Tango Antonio
TASCA SARAH SILKE
Taubmann Michael
Ticozzi Laura
TRIBULATO ELENA
Uboldi Marco
Vigo Nazareno Angelo
Zaffaroni Marco

Un piccolo albero

Personalmente, credo che tutti abbiamo delle fragilità, dovute ad una situazione, ad un periodo della nostra vita o alle paure che ci portiamo dentro fin da bambini.

Siamo fragili quando qualcosa dentro di noi si rompe e ci troviamo in difficoltà, siamo fragili quando diventiamo cattivi ed aggressivi per una sorta di difesa al limite del buon senso. Crediamo di essere noi a decidere, ma il più delle volte sono le nostre insicurezze e fragilità.

La mia fragilità, dalla quale ho sempre tenuto le distanze, mi ha portato a fare scelte di vita sbagliate, esaltando quello che di più brutto faceva parte del mio animo e della mia natura, tutto per non essere un piccolo albero in balia del vento che rischiava di spezzarsi nella foresta della vita.

Sembra un controsenso, ma la fragilità prende il sopravvento su di noi con una forza immensa nei momenti più duri, la vulnerabilità diventa roccia, devi resistere, e così nascondi la fragilità dentro quello che non vorresti essere o dentro quello che vuoi far credere di essere.

Giuseppe Di Matteo

Cittadinanza Attiva alla Fondazione ClericiReparto LA CHIAMATA

Banditi temuti e rispettati

Del mio primo giorno di carcere ricordo nitidamente una cosa, quella che io in galera ci dovevo andare a tutti i costi. Avevo 17 anni, di giorno ero un ragazzo perfetto, con un lavoro perfetto per gli altri, ma poi nel tempo libero facevo parte di una banda di ragazzi dedita a piccoli furti, tutti con un sogno per il futuro: quello di diventare dei banditi temuti e rispettati.

Così avvenne! Al mio primo arresto per il furto di una grossa moto, dopo una giornata passata in una caserma dei carabinieri venni portato al vecchio carcere di Bergamo, in città alta, che si chiamava Sant’Agata.

Ci stetti solo 2 giorni perché ero ancora minorenne e all’epoca poco importava.  Quel battesimo galeotto spalancò per me le porte della criminalità dei primi anni ottanta.

Mi ricordo che era quasi notte quando varcai il portone del carcere con un altro ragazzo mio complice nel furto; fummo messi, diciamo pure, sbattuti, in una grande cella con più di 10 persone, con letti a castello con quattro file di altezza.

Dopo le domande per sapere di che valle e paese eravamo e per quali reati fossimo stati arrestati, ci fecero un piatto di spaghetti aglio ed olio, consuetudine di quegli anni in galera. Avevo una fame che tutti mi guardavano come mangiavo e mi riempivano sempre il piatto. Io non ero abituato all’aglio ma feci il duro e mangiai tutto. Qualcuno giocava a carte, qualcuno fumava, uno arrampicato alle brande, urlava alla finestra, una vecchia bocca di lupo (eliminate solo negli anni 90) da cui si vedeva solo il cielo e quando c’era… la luna, e gridava a qualcuno che era in strada, cosa in uso nelle vecchie carceri di città, e questo a tutte le ore del giorno e della notte sino all’arrivo di una volante della polizia.

In quei due giorni venni coccolato dai vecchi criminali e tutti mi dicevano che non potevo stare lì data l’età, ma a me andava bene, anche perché non avevo nessuno che si preoccupasse di dove ero finito. L’unica cosa che mi diede un poco da pensare fu al mattino quando le persone della cella mi diedero tutto quello che mi serviva per andare in doccia con un cambio di biancheria nuovo; ebbi la sensazione di essere entrato in un posto in cui sarei tornato tante volte.

Nonostante avessi desiderato di andare in galera, quel giorno ebbi forse un po’ di paura, capivo che la mia vita non sarebbe più stata quella di un ragazzo normale. Avevo comunque trovato il mio rifugio.

Giuseppe Di Matteo

Racconti: Il mio primo giorno in carcerePercorsi della devianza

La bambina con gomma e matita

Una mattina una bambina andò a comperare una gomma. Quando uscì dalla cartoleria provò a cancellare una scritta sul muro. Cancella e cancella, cancellò anche la casa e così gli abitanti caddero e si sentì: “patapunfete!”

La bambina rimase di stucco, era molto dispiaciuta per quello che aveva fatto e corse via piangendo, arrivò a casa e raccontò il fatto alla mamma. La mamma le diede un semplice consiglio, quello di ridisegnare una nuova casa per gli abitanti che erano caduti.

Allora la bambina ritornò alla cartoleria, comperò una grossa matita, tornò davanti al muro e iniziò a disegnare un grande castello con tante finestre, torri e un grande portone.

Quando ebbe finito chiamò gli abitanti della casa e disse loro che adesso avevano una casa più grande e bella e chiese se erano felici, ma con suo grande stupore loro risposero che non volevano un castello ma la loro vecchia casetta in cui avevano tutti i loro ricordi.

La bambina riprese la gomma e dispiaciuta cancellò d nuovo quello che aveva disegnato. Ma c’era un piccolo problema: lei non si ricordava com’era la vecchia casetta così chiese agli abitanti se avessero una foto o si ricordassero com’era fatta, allora si fece avanti il vecchio nonno della famiglia e le disse: “Bambina, chiudi gli occhi e disegna la tua casetta, vedrai che andrà benissimo”.

La bambina disegnò una casetta deliziosa dal tetto rosso e una piccola porta con un piccolo giardino. Tutto era bello e donava dolcezza, aprì gli occhi e vide gli abitanti contenti che si abbracciavano, finalmente avevano riavuto la loro casetta, aprirono la porticina e sorridendo entrarono.

La bambina era felicissima e mentre tornava a casa passò davanti alla cartoleria così entrò e scambiò la gomma con una matita con cui disegnò tante casette sui muri della città.

Giuseppe Di Matteo

Le fiabe di Nonno GiuseppeLa nicchia, la crosta e il rosmarino

Troppe volte

Troppe volte ti ho salutato
Sotto cieli cupi
ci siamo guardati
con la promessa di un ritorno

Troppe volte sono stato perdonato
Sotto cieli azzurri
mi sono perso
credendo in un cambiamento

Troppe volte sono tornato
e sotto stelle cadenti
ho espresso
desideri rari

Troppe volte

Giuseppe Di Matteo

Poesie

Da venti anni

Da venti anni abito nel cubo
Questo è il mio sgabello
Questo è il mio letto.

Alle pareti appeso con ordine maniacale
Il resto della mia vita

Da venti anni conosco ogni crepa
Del muro e del mio cuore

Ho paura di quello che troverò fuori
Fuori da mio cubo di cemento.

Da venti ani parlo
Alla luna e alle stelle

Nei lunghi silenzi delle notti
Cercando di far evadere il dolore.

Da venti anni penso
Al giorno che sarò libero

Allora avrò bisogno
Di altri venti anni
Per abituarmi a vivere

Giuseppe Di Matteo

Officina creativa

Io vivo solo

Io vivo in un posto
dove non ci sono strade
e solo a volte vedo il cielo

Io vivo solo, per mia scelta,
circondato da voci e sguardi
ho scelto così tanti anni fa

Io vivo solo
ho rotto i patti anche con Dio
ma tengo alto lo sguardo

Io vivo solo, col mio passato
ascolto il vento e annuso l’aria
felice se piove

Giuseppe Di Matteo

Poesie

Un pomeriggio speciale

La giornata del 23 marzo 2023, per me, detenuto nella Casa di Reclusione di Bollate (MI), ha avuto un sapore particolare.

Mi chiamo Giuseppe D. M. e faccio parte del Gruppo della Trasgressione, condotto e fortemente voluto dal Dott. Aparo, psicologo che da anni opera nell’universo carcerario, aiutato da un gruppo di persone volontarie che si dividono tra lavoro, studio e vita propria, perciò persone splendide.

Il rapporto con il Gruppo della Trasgressione mi sta aiutando in una mia personale autocritica sul mio passato delinquenziale.

Perché vi dico che il 23 marzo è stata una giornata particolare? Perché delle persone di varie associazioni di Rotary della città di Milano ci hanno fatto visita, partecipando con noi detenuti ad un incontro che aveva come tema “La chiamata di San Matteo”, raffigurata su un quadro del pittore Caravaggio. L’argomento di discussione era su cosa suscitasse il dipinto, partendo dalla premessa che quasi nessuno di noi l’avesse mai visto.

Così,  voi avete condiviso alcune ore del vostro tempo con noi, seduti fianco a fianco, senza barriere nel dialogo e nel confronto.

Signori, è stato meraviglioso! Questa vostra disponibilità ci ha fatto capire, percepire e sentire che non siamo emarginati. Dopo tanti anni, mi sono sentito parte integrante della società; non ho sentito la distanza che prima avvertivo con il mondo esterno.

Credo che questo incontro sia stato un tassello importante che potrà far parte di quel qualcosa che molti di noi detenuti stanno costruendo per un futuro migliore.

Sono sicuro che per voi non tutto sia finito lì, quando quel giorno avete varcato i cancelli per ritornare alle vostre case, alle vostre famiglie e alle vostre vite. Sicuramente qualcosa vi è rimasto nel cuore e nell’anima e noi detenuti non possiamo pensare che ci vogliate abbandonare.

Con la vostra partecipazione agli incontri e agli eventi numerosi che si svolgono durante l’anno, voi avete la possibilità, rimanendo in contatto con il Gruppo della Trasgressione, di aiutarci a rientrare nel circuito della legalità che la società civile chiede.

Se avete piacere di continuare a collaborare con noi, sappiate che questo genere di progetti motiva noi detenuti a riconoscerci nella società e a riflettere sui nostri errori molto di più di una pura e semplice restrizione della libertà.

Accanto ai progetti che possiamo portare avanti insieme, un altro modo per aiutarci è anche quello devolvere il vostro 5X1000 a beneficio della nostra associazione.

Cordiali saluti a tutte le persone del Rotary e alla prossima!

Giuseppe Di Matteo

Caravaggio in città

 

Il mio infinito

Forte sei stato pensiero
Quando volevo essere protetto
Da sguardi e parole
Come siepe mi hai parato
Da venti e tempeste

Così
Nei silenzi infiniti oggi ascolto
Gli anni passati
Comparando la presente stagione.

Vivo adesso in questa immensità
Col mio pensiero che s’annega
In questo mare immenso.

Giuseppe Di Matteo

Poesie