Adriano Sannino
In occasione dell’incontro che il Gruppo della Trasgressione terrà, insieme ai nostri figli e familiari, il giorno 29 giugno 2016 presso l’area verde colloqui del carcere di Opera, mi farebbe piacere parlare della mia storia, o meglio, di cosa mi ha indotto a farmi perdere la libertà, cosa fa il gruppo nelle scuole e allo stesso tempo cosa ha dato a me.
Nell’ultimo incontro del “Mito di Sisifo”, il prof. Aparo, ha voluto che io provassi a recitare la parte di Thanatos (la morte). Thanatos nel mito è colei che procura la morte agli altri, o meglio Ade le dice di svolgere la sua funzione “uccidendo” le persone. Il personaggio di Thanatos mi ha portato indietro nel tempo quando svolgevo il ruolo del killer per un’organizzazione camorristica. Questo personaggio ha fatto sì che dentro di me si risvegliassero le emozioni di un tempo, per cui mi sono trovato in difficoltà a interpretare quel ruolo. Ho sentito il peso e il dolore che ho inflitto alle persone della mia famiglia, alla società e alle tante famiglie che per colpa mia non hanno più il loro congiunto.
Il nostro gruppo, come dicevo, va nelle scuole per fare prevenzione contro bullismo, tossicodipendenza, abuso e la devianza. Quando mi trovo davanti ai giovani, oltre a parlare a loro, parlo anche a me stesso, cioè al ragazzo che sta in me. Inoltre, nei volti dei ragazzi, vedo l’immagine dei miei nipoti, per cui parlo con gli studenti a cuore aperto e senza filtri. Sono felice se i ragazzi riflettono su quanto sia bello stare insieme con gli altri, su quanto sia bella la vita e quanto sia importante accettare le proprie fragilità, in quanto al mondo nessuno è perfetto.
Nelle scuole porto la mia testimonianza e ciò mi procura benessere, perché mi sento utile e apprezzato. Inoltre il pensiero che qualche ragazzo possa riflettere ascoltando la mia storia mi fa gioire, dà un senso alla mia vita e mi stimola a continuare nel percorso di miglioramento di me stesso.
Io ero un pezzo di legno imperfetto, poi mastro Geppetto con le sue competenze e con il suo modo di fare è riuscito a valorizzarmi fino al punto da farmi sentire importante. Questo ha fatto sì che, oltre a prendere sicurezza in me stesso, sono riuscito col tempo a esprimere le mie emozioni, invece di soffocarle come facevo prima. Imperfetto lo sono sempre ma, grazie al gruppo, ho capito che le imperfezioni non sono sempre negative, anzi, sono un valore aggiunto per chi le sa valorizzare.