Sono Gianni Tramontana, vorrei raccontare la mia esperienza carceraria e il rapporto tra un genitore e i propri figli. Sono genitore di due gemelli che oggi hanno tredici anni. Quando mi hanno arrestato i miei figli Silvi e Davide avevano due anni. Dopo un periodo passato in carcere, mi hanno mandato ai domiciliari, ho seguito il processo da casa. Siccome mia moglie lavorava, ai miei figli ho fatto da mamma e papà. Mi sentivo cosi bene che non volevo più uscire di casa per stare in loro compagnia. Ma il sogno è durato solo quattro anni. Quando ho avuto la condanna definitiva mi sono costituito spontaneamente.
Per i miei figli, abituati a stare sempre con il loro papà, gli è crollato il mondo addosso. Quando mi venivano a trovare a colloquio, non avevo il coraggio di dirgli che mi trovavo in carcere, e ogni volta era una continua presa in giro, gli dicevo che ero qui per lavoro e che presto sarei tornato a casa. Più passava il tempo e più mi mancava il coraggio di ammettere la verità, anche perché mia figlia aveva provato a farsi del male e ancora adesso questo mi provoca dolore solo a ricordarlo.
Quando compiono dieci anni, nel silenzio assoluto, sono venuti a conoscenza dei veri motivi per i quali io sono qui a Opera, però non me lo dicevano, pensando di dovere essere loro a cautelarmi. È finita al contrario; adesso sono loro che incoraggiano e proteggono me.
La rabbia che loro avevano addosso l’ho sentita soltanto io, perché si sono sentiti traditi dal loro papà, che nella natura è la persona che non può mai tradirli e allora loro hanno perso fiducia nei miei confronti.
Al Gruppo della Trasgressione è un tema che abbiamo affrontato spesso quello di come comportarsi con i propri figli. Io dicevo tra me e me che prima o poi gli avrei detto la verità del perché mi trovo qui, e intanto il tempo passava, ero consapevole di ciò che poteva succedere, ne avevamo già parlato diverse volte al gruppo della trasgressione. E infatti dopo si è verificato ciò che non volevo che succedesse.
Se mi sono comportato cosi nei confronti dei miei figli, non era perché volevo crearmi un alibi. Col passare del tempo, sono sicuro che grazie a mia moglie sarebbe stato detto tutto, e infatti lei gli ha raccontato quello che non avevo avuto il coraggio di fare io. Adesso mi sento molto più tranquillo e spero che i miei piccoli mi perdoneranno per il male che gli ho recato.
Per la mia esperienza personale vorrei trasmettere ai miei compagni di sventura che sono genitori di non comportarsi come mi sono comportato io precedentemente. È meglio raccontargli piano piano come è la realtà, perché da quanto ho capito, è meglio che la verità gliela dice il proprio genitore, invece di sentirselo dire da una persona estranea; anche per essere più credibili in futuro.
Avendo perso la credibilità di padre, la paura mia più grande è che un domani si possano trovare con dei ragazzi che li portano sulla cattiva strada. Io spero che non succeda mai, anche perché mia moglie in questo periodo gli sta facendo da entrambi genitori e spero che al più presto potrò riprendermi il posto di papà.
Giovanni Tramontana