Sulla cresta dell’onda

Sulla cresta dell’onda
Giuseppe Migliore

Ho incominciato a utilizzare sostanze stupefacenti dopo aver abbandonato gli studi e nel giro di pochi anni la mia vita è completamente cambiata…

Frequentavo una scuola superiore molto particolare, volevo fin da bambino diventare un pilota di jet, i caccia militari che volano a velocitá supersoniche e che vengono impiegati per le missioni di guerra. Questo sogno l’ho coltivato da quando ero piccolo, sapevo tutto sugli aerei e mi ero messo in testa che un giorno sarei diventato un “top-gun”! Dopo la terza media riuscii a convincere mio padre a iscrivermi all’istituto tecnico aeronautico e, a onta delle sue perplessità iniziali, gli dimostrai che facevo sul serio e che studiare era davvero la mia missione… infatti giunsi fino all’ultimo anno collezionando sempre bei voti.

Nello stesso tempo seguivo un corso di volo e conseguii il brevetto di primo grado-allievo pilota di volo… al volo mi appassionavo sempre di più e l’adrenalina cresceva a dismisura!

Purtroppo, questa storia non ha avuto un lieto fine! In quegli anni coltivavo anche la passione per le due ruote perché la velocitá delle moto mi trasmetteva la stessa adrenalina che provavo quando volavo, ma pagai a caro prezzo questa mia debolezza perché in occasione di un brutto incidente con conseguente trauma cranico ebbi per un lungo periodo disturbi neurologici che preclusero il conseguimento dei brevetti di volo successivi. L’ufficiale medico dell’aereonautica, infatti, mi sospese l’abilitazione al volo e dopo diversi esami medici di controllo mi tolse completamente l’idoneità a volare.

Quello che sembrava solo un brutto incubo divenne dunque una cruda realtà e le mie speranze di un futuro fra i cieli divennero un sogno infranto perché mai più avrei potuto volare. Lo sconforto mi assalí… di continuare gli studi e diventare “uomo di terra” non ne volevo neanche sentir parlare! Sarebbe stato come dire a un calciatore nel culmine della propria carriera di sedersi in panchina, di non essere più protagonista! Sprofondai dunque nella più completa desolazione, mi lasciai abbandonare giorno dopo giorno e, non riuscendo ad affrontare questa dura realtà, decisi di lasciare la scuola e di chiudere completamente con questo mondo, interrompendo drasticamente tutte quelle relazioni che avevo costruito nell’ambiente scolastico e nell’aereoclub che frequentavo e dove ero solito prendere le mie lezioni di volo.

I miei genitori non compresero il profondo dramma che stavo vivendo, mi dissero che avrei trovato altre sfide e che mi sarei potuto realizzare nel mondo del lavoro, visto che avevo deciso di abbandonare gli studi all’ultimo anno. In effetti, le nuove sfide non mancarono ed in meno di un anno mi trovai giá a San Vittore grazie al mio primo arresto per rapina a mano armata e le prime esperienze con la cocaina.

Passai dal paradiso all’inferno, da un mondo di sapienza ad un mondo di trasgressiva incoscienza! Avevo l’autostima sotto i piedi, mi sentivo allo sbando, il sogno di una vita infranto, un vero e proprio fallimento! Incominciai a frequentare nuove compagnie, giovani sbandati, problematici, come me d’altronde… che, per quanto potessi essere vestito ed infighettato di tutto punto, ero in balia dei venti come loro, senza più un obbiettivo nella vita e con una gran rabbia verso il mondo intero!

In poco tempi diventai il leader di questo gruppo, che di certo non era una comitiva di bravi ragazzi… di quelli da far frequentare alla propria figlia insomma, ma balordi da tenere lontano, che ben presto passarono dai furterelli nei supermercati, ai furti di motorini, di auto e a rapine vere e proprie, radicandosi sempre di più nel tessuto criminale di questa grande cittá, costantemente alla ricerca di nuove leve da inserire e da selezionare per il salto di qualità, quello nella malavita che conta.

Ben presto il giro di conoscenze si allargò, nell’ambiente incominciò a sentirsi parlare anche di noi, eravamo visti come ragazzi “svegli”, che sanno il fatto loro e parlano poco! Il mio primo arresto fu il battesimo di fuoco, entrai in carcere “camminando ad un metro da terra”, ero a dir poco lusingato di essere anche io uno di quelli che contano, di quelli che hanno fatto la galera senza parlare! Uscendo da San Vittore tutti mi rispettavano, mi cercavano, insomma stavo cavalcando l’onda del “successo” e in poco tempo incominciai a raccoglierne i primi frutti.

Uscivo con quelli più grandi, ero sempre pieno di soldi, le ragazze facevano a gara per venire in moto con me, che oltretutto ero un bravo pilota… insomma mi sentivo un uomo di successo e volevo arrivare sempre più in alto, anche perché sapevo di essere furbo e intelligente!

Mancava solo la ciliegina sulla torta, ma non tardò ad arrivare! Ben presto, infatti, cominciai ad usare anche la cocaina, non potevo esimermi dal farlo, era nel manuale del perfetto balordo e io mi ero costruito un personaggio che abbracciava tutte queste teorie. La droga girava a fiumi, non era un problema riuscire a procurarsela, tutti l’avevano in tasca, tutti ne facevano uso e anche io in poco tempo ne divenni consumatore abituale. Accresceva sempre di più il mio delirio di onnipotenza, mi trasmetteva adrenalina e soprattutto faceva gruppo, appartenenza, insomma divenne in poco tempo un valore aggiunto, tanto da non riuscire più a farne a meno. Riempiva i miei vuoti, mi trasmetteva sicurezza e mi permetteva di essere sempre sulla cresta dell’onda perché mi cercavano tutti… per “farsi”… logicamente… ma io questo non riuscivo a capirlo o meglio era tutto normale.

Sentivo finalmente di aver trovato la mia dimensione, e il forte riconoscimento da parte degli altri accresceva sempre di più la mia autostima! Presto però i miei comportamenti incominciarono a cambiare, avevo improvvisi sbalzi d’umore, non riuscivo più a controllarmi, ero diventato irascibile, aggressivo e in breve tempo naufragarono molte delle mie relazioni affettive e sentimentali!

Entrando e uscendo dal carcere, mi ripromettevo di non farmi più, ma puntualmente ci ricascavo perché non farsi voleva dire essere tagliato fuori dal giro che conta e non avere più amici con cui condividere qualcosa. Insomma, la mia vita era davvero povera di contenuti ed io, nonostante non me ne rendessi conto, ero più a pezzi di prima, anche se ostentavo sicurezza e potere, che solo i soldi riuscivano a trasmettermi. La continua ricerca di adrenalina ed emozioni aveva contribuito a sregolare completamente la mia esistenza! Passando da un eccesso all’altro, giorno dopo giorno si plasmò quel personaggio di cui diventavo sempre più vittima perché non riuscivo più a farne a meno.

Questo film è andato avanti per circa vent’anni, quel ragazzino è cresciuto ed oggi, leccandosi le ferite, sta cercando giorno dopo giorno di scrivere una trama diversa perché vorrebbe che questa storia avesse un finale non troppo scontato.

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