Il viaggio della mia lumaca

Antonietta Ferrigno

Ora che il mio tempo passa senza di me, la mia lumaca lentamente tutto il suo mondo porta con sé. Lungo il tragitto ogni ostacolo diventa una pausa per orientarsi e ripartire alla ricerca di nuovi spazi, senza timore dell’ignoto e del futuro.

Non desiste, ragiona e sempre lavora, fiduciosa, quasi caparbia nel proseguire a ogni costo il suo cammino. Dolce e lieve, la mia lumaca  ermafrodita è sola nel suo lento viaggio, supera le colline, scende per i pendii e basta a se stessa.

Si ferma per un po’ dove l’acqua è più blu, ma non si appaga e si dirige verso la sofferenza e le fragilità. Sempre curiosa, la lumaca laboriosa vive ogni istante del suo tempo senza raccontarlo e, con poche gocce di memoria di quello che porta dentro di sé, si rinnova serena nella tempesta.

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Gratitudine e Rancore

Gratitudine e Rancore è il tema del nostro prossimo convegno.

Parlandone col dott. Aparo, ho pensato di mettere a confronto, per quella occasione, da una parte alcune immagini mie e di mio figlio e dall’altra la Medusa, una scultura che vedo al cimitero monumentale di Milano dove lavoro.

Ogni volta che la guardo, mi sento guardato e mi ricordo che il rancore pietrifica la crescita.

Io ero in balìa del rancore e lo usavo come una corazza per tenermi distante dagli altri e dai miei bisogni più intimi. Il risultato è stato che per anni mi sono sentito solo e ho rischiato di lasciar crescere da solo mio figlio Michael. Grazie al lavoro fatto in questi anni col gruppo, oggi sento che posso vivere anche senza quella corazza.

Auguro a tutti buon Natale e un felice anno nuovo e soprattutto un futuro ricco di legami e di gratitudine.

Antonio Tango