Grazie Andrea

Ebbene sì.
Sono passati 11 anni da quel sabato 29 gennaio 2011 che ti ha portato via da noi e dal nostro amore .

Se torno indietro col pensiero non so come abbiamo fatto e dove abbiamo trovato la forza per andare avanti senza di te.
… e come facciamo ancora adesso …

Ed il pensiero che fra qualche anno sarà più il tempo passato senza te di quello che ci è stato concesso di vivere in tua presenza è del tutto insopportabile…

Qui Andrea si va avanti.
In qualche modo.

Non riusciamo più a correre ma camminiamo.
Non riusciamo più a ridere ma ti giuro che ogni tanto ci proviamo.

Quaggiù cerchiamo di vivere con dignità e di fare cose che tu, son certa, avresti fatto.

Ci proviamo a stare sereni.
A volte ci si riesce, a volte è veramente dura.

Che sia un passaggio noi lo sappiamo, ma questo passaggio dovevamo farlo insieme il più a lungo possibile.
Ma non è stato così.
Abbiamo fatto un piccolo pezzetto di strada poi la tua si è interrotta e la nostra sta andando avanti.

In qualche modo.
Nel migliore che sia possibile.

Non te la prendere se un velo di tristezza ci appanna gli occhi.
Non te la prendere se ci sono giorni che si fa veramente fatica.
So bene che non lo vorresti, ma cerca di capire, senza te era ed è inevitabile.

Sei stato un figlio meraviglioso.
Sei e sarai per sempre il nostro amore assoluto.

Noi quaggiù continuiamo questo cammino, amando infinitamente il tuo gemello.

Perché l’amore si moltiplica e moltiplicandosi ci rende sopportabile la tua assenza.

Grazie di tutto Andrea.

Elisabetta CIpollone

Il male si può arginare, il bene no!

di Elisabetta Cipollone
Elisabetta Cipollone al TEDx di Barletta

L’altro guarirà, non perché gli hai detto il suo errore, ma perché, mentre parlavi, ha sentito il tuo amore e gli è venuta nostalgia anche a lui di amare
Don Oreste Benzi

Sono una mamma che ha perso metà del suo cuore in un gelido pomeriggio di quasi dieci anni fa. L’ho seppellito lì, insieme ad Andrea, sotto qualche manciata di terra. Vittime noi, privati del suo amore, Vittima lui, portato via dalla scelleratezza umana di chi non rispetta la vita con il suo valore inestimabile, con la propria preziosissima unicità.

Sono una mamma che da quel preciso e dolorosissimo momento ha dovuto compiere la scelta più difficile ed affrontare la sfida più ardua: tentar di vivere.

Tentai di vivere dunque e facendolo vinsi diverse battaglie. Con tenacia ottenemmo l’istituzione di una nuova fattispecie di reato per gli omicidi stradali. Con forza inseguii il sogno di mio figlio Andrea e in Africa, da allora realizziamo e continuiamo a realizzare pozzi profondi per l’accesso all’acqua potabile per popolazioni rurali massacrate da siccità e carestia. Ad oggi ne esistono già 30.

Però i conti continuavano a non tornare. Nulla colmava il vuoto e nulla placava l’ira. Ero arrabbiata, aggressiva. Sentimenti negativi che si erano impossessati di me e mi avvolgevano in una spirale che soffocava la mia anima e tutti coloro che mi stavano intorno.

Ad un certo punto del mio cammino in salita arrivò l’incontro con la realtà carceraria e i detenuti del carcere di massima sicurezza di Opera. Allora pensai si trattasse di pura casualità. Ma ora so perfettamente che nulla accade per caso e tutto si incasella nella vita come tessere di un mosaico predefinito. Fu così che venni coinvolta in un progetto di giustizia riparativa di respiro internazionale, che accettai senza esitazione e senza neanche troppa convinzione. Non sapevo e non potevo prevedere che quell’incontro potesse diventare importante e fondamentale affinché io virassi la direzione che stava assumendo la mia vita.

I detenuti, le loro storie, il loro quotidiano dietro le sbarre. Trovai occhi pieni di lacrime e trovai solidarietà. Trovai dolore rendendomi conto che siamo due facce della stessa medaglia.

Senza buonismo inutile, tentiamo da allora di camminare insieme e di curarci le ferite entrando l’uno nel patimento dell’altro, sicuri che da qualche parte troveremo la luce delle nostre rinascite. Senza giudizio e senza pregiudizio. Mai dimentichi del passato. Il mio colmo di un dolore subìto. Il loro, di un dolore provocato.

Nacque così per me una attività di volontariato quasi totalizzante che mi appassiona e mi pone dinanzi a continue sfide e continui obiettivi da raggiungere.

Collaboro da anni con il progetto Sicomoro, dapprima come Vittima, successivamente, dopo essermi opportunamente formata, come mediatore, e portiamo nelle carceri di tutta Italia una attività di giustizia riparativa che mette a confronto vittime con autori di reato. Un confronto duro e doloroso che però produce veri e propri miracoli, poiché entrare nel cuore anche del peggiore dei detenuti permette di conoscere l’uomo e ciò che ha condotto al percorso criminale e con la conoscenza si stemperano odio e rabbia e nascono nuove relazioni.

Con il “Gruppo della Trasgressione” incontro successivamente un’altra meravigliosa e virtuosa realtà presente ormai da 23 anni nelle tre carceri milanesi. Da quasi tre anni collaboro anche con questo progetto, con il Dr. Aparo, psicologo di lunghissima esperienza, che del gruppo è fondatore e direi forte motivatore.

Innumerevoli ed estremamente importanti le attività proposte dal gruppo e che seguo sempre con rinnovata passione. Dal mese di settembre, il Comune di Milano ha assegnato al gruppo una sede in Via Sant’Abbondio nella quale organizzare le varie proposte culturali ed educative, sempre volte alla progressiva emancipazione dall’identità deviante, e che portino giovamento anche al quartiere che lo ospita.

Si è in procinto di partire con attività di supporto alla popolazione anziana, e ben presto la nostra “Squadra anti-degrado” proporrà incontri a tema in sede ma anche nelle scuole secondarie e negli atenei per la prevenzione al bullismo e ad ogni genere di dipendenza.

Insomma, un fermento continuo ed un laboratorio permanente che, sottraendo manodopera alla criminalità, ha e avrà sempre un solo obiettivo: cambiare il corso della storia e rivoluzionare ogni stigma affinché Caino e Abele riescano a dialogare e a collaborare affinché da quel dialogo nascano nuovi equilibri.

La Vittoria chiara ed inequivocabile del Bene sul Male perché, come sono solita dire e come è sotto gli occhi di tutti
“Il male si può arginare ” ma il bene no!
Il bene una volta innescato, provoca una reazione a catena tesa all’infinito, inarrestabile e incontenibile!

Grazie Andrea per avermi indicato la strada che ora sto percorrendo.

La tua mamma

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Da quassù sei ancora più vicino

Non so se lo spettacolo della natura mi renda più triste, perché tu non puoi vederlo, o più felice perché ne posso godere anche per te.  Quel che è certo è che ho in mano giorni che scorrono nella tua assenza/presenza costante. Perché tu sei dove io sono. Perché sei nel cuore e in ogni mio passo.

E allora la abbraccio, la onoro, la riverisco questa vita perché tu ne fai parte. E ti ritrovo e ti respiro accanto in questa luce unica e meravigliosa. Da quassù sei ancor più vicino, Andrea.

Elisabetta Cipollone

Un vaso a me caro

Sto ristrutturando un vaso a me molto caro.
Andato a pezzi molti anni fa.
In parte già ricostruito.
Ora devo colmare una voragine.
Sto mettendo stucco.
Un pezzetto alla volta.
Lascio asciugare e poi vado avanti.
Ci vuole tempo
Tanto tempo
E pazienza.

Quando sarà finito lascerò ben evidenti le fratture.
Le dipingerò con pittura dorata.
Come nell’arte giapponese del kintsugi.
Ciò che ne verrà fuori sarà qualcosa di diverso .
Ma pur sempre un vaso.
Bellissimo e prezioso, almeno ai miei occhi.

Fin troppo facile il paragone con la mia vita.
Andata a pezzi.
Ricostruita un pezzetto alla volta.
Con i segni evidenti di ciò che fu, di ciò che rimase e di ciò che ora è.

Ma è pur sempre vita.
Meraviglioso dono di un Dio che ho rinnegato troppo a lungo
Ma al quale ora la affido dicendogli
Sia fatta la tua volontà.

Elisabetta

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