Ivan – week 3

Per quale motivo Ivan Fëdorovič era venuto da noi? Ricordo che sin da allora mi ponevo questa domanda con una certa inquietudine. Non sono riuscito a spiegarmi per molto tempo, e quasi sino all’ultimo, quella visita tanto fatale, che fu il primo passo verso conseguenze di così grande portata. In generale era strano che un giovanotto tanto istruito, e dall’aria tanto orgogliosa e avveduta, comparisse all’improvviso in una casa così indecorosa, dinanzi a un padre di quello stampo, che per tutta la vita lo aveva ignorato, non lo aveva mai incontrato né degnato di attenzione e che certo non gli avrebbe mai dato del denaro, per nessun motivo, se il figlio glielo avesse chiesto, sebbene per tutta la vita avesse temuto che anche quei figli, Ivan e Aleksej, potessero venire un giorno a chiedergli soldi. Ed ecco che quel giovanotto si stabilisce nella casa di un padre di tal fatta, vive con lui un mese e poi un altro, e i due vanno d’amore e d’accordo, come meglio non si potrebbe immaginare. […] Era la verità, il giovanotto aveva una palese influenza sul vecchio; questi aveva quasi cominciato a dargli ascolto, sebbene a volte fosse estremamente e, persino perfidamente, capriccioso; aveva persino cominciato a comportarsi in modo più decente… Solo in seguito fu chiarito che Ivan Fëdorovič era venuto in parte su richiesta, e negli interessi, di suo fratello maggiore, Dmitrij Fëdorovič, che aveva visto e conosciuto per la prima volta quasi nello stesso periodo, in occasione di quello stesso viaggio, ma con il quale tuttavia, per via di una faccenda molto importante, che riguardava soprattutto Dmitrij Fëdorovič, era entrato in corrispondenza prima del suo arrivo da Mosca.

✏️ Fëdor Dostoevskij, gennaio 1879 - novembre 1880

🎨 Luca Lischetti, gennaio 2024


["Nel reato c'è anche l'affermazione del proprio diritto al rancore. Cosa hanno da dire al riguardo le istituzioni?" I conflitti della famiglia Karamazov al carcere di Bollate - week 3]

I Conflitti della famiglia Karamazov

 

Non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio

Con le canzoni di quale autore potrebbero interloquire al meglio i “trasgressivi”, coloro cioè che hanno infranto le regole del sistema sociale catapultandosi nell’angustia di una muta cella?

Con chi se non col cantautore che da sempre conosciamo vicino ai ratés, ai derelitti, agli ultimi insomma, colui che prefigura un Dio compassionevole ed auspica una suddivisione del bene e del male in parti uguali fra gli umani, colui che ha nome Fabrizio De André e con la sua produzione poetica si è meritato un posto nell’olimpo della Treccani?
“Gli occhi grandi color di foglia” è un verso tratto da una delle prime e più note composizioni di questo grande esegeta dell’amore, Via del campo.
Solo un animo sensibile come il suo ha potuto conferire un aspetto idilliaco nella sua evanescenza a chi si presta ad un rapporto mercenario: la “sua” puttana diventa infatti ora bambina, ora graziosa e suscita addirittura il desiderio di farsi sposare. Il tutto perché De André, nonostante le sue origini borghesi, sa bene che non nel denaro ma nel fetore della vita umile ma vera va cercato l’humus che dà origine ad ogni forma di bellezza.
Ascoltate con empatia il concerto, subitene il fascino catartico e, soprattutto, non abbiate paura del destino della diversità perché, per dirla sempre con Faber, “non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”.

Siamo tutti fratelli Karamazov

Le parole del dottor Cajani mi hanno dato modo di riflettere. Condivido con lui la sorpresa nell’osservare lo stile di guida del dottor Aparo. Uno stile unico, direi quasi sincopato, a volte apparentemente disordinato, ma che alla fine ti porta con piacevole sorpresa dove sapevi o almeno intuivi di dovere andare, ma non sapevi di starlo facendo, ancora.

Sarà forse il callo della professione, ma c’è un incredibile invito alla ricerca di significato nel percorso guidato che stiamo compiendo insieme.
La ricerca di senso è sempre stata per me il rifugio sicuro di ogni esperienza ed anche in questo progetto sento oggi di aver intravisto la strada, maieutica, verso questo locus amoenus.

Mi sono chiesto, allora, perché. Il perché della domanda ‘chi è il protagonista de I fratelli Karamazov?’. La domanda è semplice, la risposta è complessa, lo scopo porta ad affacciarsi sul contesto dialogico della nostra ricerca.
Nella critica letteraria le risposte alla domanda si avvicendano. E non senza ragione. Molte sono già state date e molte ancora, probabilmente, verranno.
Sarebbe forse corretto parlare del carattere polifonico del romanzo che esplorando le diverse prospettive dei fratelli e del padre, Fedor Pavlovic, racconta la complessità dell’esperienza umana in ogni aspetto che ognuno dei personaggi rappresenta. Ed è tenendo questo bene a mente che suggerisco una diversa risposta.

I protagonisti del ‘nostro’ I fratelli Karamazov siamo proprio noi, nelle nostre complessità, nelle nostre esperienze, nelle nostre diversità.
In questa risposta inizio a rivedere le tappe del nostro tragitto.
Ci vedo il credito che ognuno potrebbe vantare verso gli altri, il modo di affrontarlo, infinitamente diversificato da individuo ad individuo, declinato in una serie di aspetti ed esperienze che colorano la crescita di ciascuno.
Ci vedo tutte le soggettive letture del mondo, degli errori, e del modo di affrontarli.
Ci vedo la necessità di ricomporre tutte le pagine strappate, per leggere il libro nell’insieme, di ascoltare le voci di chi ha fatto e di chi ha subito, per iniziare a capire e per non sbagliare più.

Dostoevskij ha bisogno dei suoi personaggi principali per raccontare la complessità della società russa, dei temi della morale, della religione, della libertà, della ricerca del senso della vita esattamente come noi tutti siamo i necessari protagonisti del nostro racconto.
Il tutto di cui siamo parte si scopre soprattutto nell’altro. La difficile presa di coscienza della comunità di destino di cui siamo i pezzi è il percorso per riscoprire una diversa composizione dei conflitti, che parta e sia fondata sul riconoscimento dell’altrui dignità e sullo sperimentare un’Esperienza contraddistinta dalla fiducia.

Siamo tutti fratelli Karamazov, tutti insieme protagonisti della Nostra storia.

Vincenzo Caragnano

I Conflitti della famiglia Karamazov