Una costante evoluzione

Edoardo Lastrico

Le interviste del Gruppo della Trasgressione

 

Relazione di tirocinio

STAGE ESTERNO PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Vittoria Canova
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Periodo: 18/11/16 – 22/12/16


Caratteristiche generali dell’attività svolta

L’attività di tirocinio è stata svolta presso l’associazione Trasgressione.net, fondata dal dottor Angelo Aparo e operativa nelle carceri di Opera e Bollate. L’associazione è costituita da detenuti, ex detenuti, liberi cittadini e studenti provenienti da diverse facoltà. Gli incontri settimanali programmati si svolgono il martedì nella sede del ATS (ex ASL) di Milano con sede in Corso Italia 52, il mercoledì nel carcere di Opera e il giovedì presso quello di Bollate. Durante gli incontri tutti i membri partecipano criticamente al dibattito su svariati temi e condividono le proprie esperienze.

Il gruppo è impegnato in attività finalizzate a costruire un collegamento tra il mondo carcerario e la realtà esterna, favorendo il reinserimento sociale del detenuto (di per sé già la composizione mista del gruppo permette ai detenuti di avere contatti con persone al di fuori dell’ambiente carcerario), ad esempio tramite convegni e rappresentazioni teatrali soprattutto nelle scuole. Un altro obiettivo del gruppo è la prevenzione del bullismo, delle tossicodipendenze e della devianza in generale, che si mette in atto attraverso incontri con i soggetti più a rischio, cioè gli adolescenti. Infine ai detenuti che fanno parte del gruppo viene data la possibilità di svolgere alcuni lavori come le attività di restauro e la vendita di frutta e verdura.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Il tirocinio curriculare prevede che lo studente svolga 100 ore in un periodo di circa due mesi presso l’associazione scelta per ottenere i crediti formativi necessari, inoltre al termine dell’attività è richiesta la stesura di una relazione finale sul lavoro svolto. All’interno del Gruppo della Trasgressione il ruolo che lo studente deve ricoprire è il diventare a tutti gli effetti un membro del gruppo e quindi partecipare con costanza agli incontri previsti, ascoltare gli interventi degli altri componenti, elaborare i contenuti proposti e partecipare attivamente alle discussioni. La richiesta è, dunque, l’essere semplicemente se stessi e offrire un contributo esponendo in modo autentico il proprio punto di vista.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Durante il periodo di tirocinio ho partecipato agli incontri settimanali del gruppo. Come già detto prima, durante questi incontri i componenti del gruppo hanno l’opportunità di confrontarsi su vari argomenti. I temi che di volta in volta emergono vengono proposti dal coordinatore del gruppo, il dottor Aparo, o dai membri stessi a partire da personali riflessioni, da episodi di vita e da vari elaborati scritti (testi, poesie, canzoni). Durante questi dibattiti, grazie alla massima libertà di espressione, ognuno è stimolato a riflettere, a porsi interrogativi e a intraprendere un percorso personale per migliorare la conoscenza di se stessi e per giungere a una maggior comprensione degli altri. Un aspetto importante è il riuscire a mettersi in gioco per giungere a una maggiore chiarezza dei propri limiti e delle proprie debolezze che, se condivisi con il gruppo, possono essere superati.

Ho avuto inoltre l’opportunità di assistere alle prove della rappresentazione teatrale del mito di Sisifo. Nella storia originale Sisifo, re di Corinto, viene condannato da Giove a spingere un masso per l’eternità. Detenuti e studenti hanno rivisitato questo mito attribuendo nuovi significati alle dinamiche della vicenda e alle caratteristiche dei personaggi: Giove diventa così non un personaggio reale ma una proiezione di Sisifo, il masso rappresenta la coscienza con la quale Sisifo dialogherà alla fine della storia, altrove si allude ad una vecchia alleanza tra Sisifo e Giove quando il re di Corinto era una pedina dei giochi del capo dell’Olimpo rappresentato come una sorta di capo mafioso.

Gli attori coinvolti non interpretano sempre gli stessi personaggi e quindi ad ogni spettacolo giocano a ricoprire ruoli diversi e recitano senza un copione vero e proprio rendendo così ogni rappresentazione unica.

Questi spettacoli teatrali sono rivolti in particolar modo alle scuole e al termine della rappresentazione i ragazzi vengono coinvolti offrendo loro la possibilità di fare domande e di riflettere insieme ai membri del gruppo sui significati espressi dal mito.

Durante la mia permanenza il gruppo si è anche impegnato in un nuovo progetto chiamato Coming out. Il Coming out è un terreno nel quale alcuni detenuti stanno già lavorando per ripulirlo, che in futuro ospiterà la bancarella di frutta e verdura e diventerà una sorta di agorà cioè un luogo di incontro che offre la possibilità di esprimersi, di venir fuori come dice appunto il nome. Verranno raccolti in questo luogo tutti i lavori creativi quindi canzoni, poesie, racconti, sculture non solo dei membri del gruppo ma anche degli abitanti del quartiere attorno al terreno e di tutti coloro che lo desiderino.

Come simbolo del Coming out è stata scelta una lumaca e ciò deriva da una canzoncina in siciliano intitolata “Viri chi danno ca fanno i vavaluci”. La canzone racconta di come le lumache, messe a spurgare in una pentola prima di essere cucinate, tentino di scappare dalla pentola, questa fuga diventa metafora del tentativo che ciascun uomo fa per conquistare o riconquistare la propria libertà.

Infine, nell’ultimo periodo, è stato avviato il gruppo femminile per le detenute del carcere di Bollate. È stato dunque interessante riflettere sulle differenze oggettive emerse ma soprattutto sul come noi studenti abbiamo vissuto soggettivamente queste diversità fra i gruppi.

Per concludere tra i progetti in corso del gruppo ci sono il corso di Croce Rossa, al quale stanno partecipando alcuni detenuti, e la progettazione di un prossimo convegno incentrato sul rancore e sulla gratitudine.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il coordinatore del gruppo, nonché tutor del mio tirocinio, è il dottor Angelo Aparo. Con i suoi metodi un po’ fuori dagli schemi e ironici è riuscito a spronarmi e a mettermi in gioco. Inizialmente ero abbastanza intimorita ma poi mi sono abituata ai suo modi di comportarsi ed esprimersi ed è proprio grazie a questi ed alle sue prese in giro che mi sono sforzata di, come sostiene lui, “uscire dalla gabbia”. L’esempio più rappresentativo che mi viene in mente è quando, poco tempo fa, durante il gruppo femminile ha fatto interpretare a studenti e detenute diversi tipi di camminate che rappresentassero diversi stati d’animo. Ovviamente è toccato anche a me, ma nonostante mi sentissi alquanto imbarazzata e nonostante le mie prestazioni non proprio eccellenti, mi sono messa alla prova riuscendo anche a divertirmi.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Per me questa è stata la prima esperienza al di fuori del mondo prettamente accademico. È stata un’occasione importante per iniziare a toccare con mano e a vivere una realtà lontana dai concetti teorici e astratti dei libri, una realtà costituita da persone vere, con un nome e una storia da raccontare e con le quali interagire. Mi sono avvicinata al mondo carcerario del quale non conoscevo assolutamente nulla e ho potuto iniziare a farmi un’idea del suo funzionamento a livello burocratico/legislativo e umano.

 

Abilita acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Durante questo tirocinio ho imparato che cosa vuol dire essere parte di un gruppo e quindi l’importanza di ascoltare attentamente gli altri, dare un contributo, ragionare insieme, confrontarsi. Ho compreso come ogni membro avesse un ruolo e come a ognuno fosse concesso uno spazio per esprimersi, rendendo quindi indispensabile rispettare i turni di parola, i pensieri e le opinioni altrui. Inoltre è stato molto utile per apprendere a organizzare meglio il mio tempo dovendo riuscire a conciliare le ore di tirocinio con le lezioni e la preparazione degli esami.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Oltre a queste capacità e abilità tecniche e organizzative, credo che questo tirocinio abbia contribuito soprattutto allo sviluppo di alcune mie caratteristiche personali. Infatti durante questo percorso sono riuscita a superare un po’ la mia timidezza cercando di esprimere in modo comprensibile il mio pensiero di fronte ad altre persone inizialmente sconosciute. Inoltre, grazie alle tematiche affrontate dal gruppo, ho avuto l’occasione di riflettere su alcuni aspetti di me stessa ai quali non avevo dato importanza imparando così a conoscermi meglio.

 

Altre eventuali considerazioni personali

All’inizio di questo tirocinio le sensazioni provate prevalentemente sono state l’inadeguatezza e l’imbarazzo. Mi sono ritrovata infatti con persone totalmente estranee che si conoscevano fra loro da tempo e appartenevano ad un gruppo coeso. Non è stato per nulla semplice riuscire a farsi conoscere, accettare e trovare un mio posto in un contesto con dinamiche personali consolidate da tempo. Complice di questa iniziale difficoltà è stata sicuramente la mia timidezza, che mi causa disagio a esprimere emozioni e pensieri di fronte a molte persone, forse dovuto anche ad un po’ di timore del giudizio altrui. Oggi però mi ritengo abbastanza soddisfatta perché mi sento a tutti gli effetti un membro del gruppo e soprattutto perché ho meno difficoltà a interagire nelle discussioni. Ho iniziato questo tirocinio spinta dalla curiosità che, però, non è da intendersi come voglia di scoprire il reato commesso da una persona ma piuttosto come la volontà di cercare di capire il perché una persona giunga a commettere il reato. Mi sono quindi avvicinata a un mondo molto distante dal mio e ho avuto modo di ascoltare le storie di alcuni detenuti, riuscendo così a sentire e condividere il loro dolore, la loro tristezza ma anche la loro gioia.

Per concludere è stata un’esperienza estremamente positiva alternando con il giusto equilibro momenti di riflessione profonda, commozione e divertimento.

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Relazione di tirocinio

TIROCINIO PRE LAUREA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Asya Tedeschi, Matricola:  778732
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Tipo di attività: Stage curricolare esterno
Periodo: dal 20/04/2016 al 15/06/2016

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.”

Così recita l’Art. 27 della Costituzione italiana e questa credo sia la massima che guida il Gruppo della Trasgressione. Nato nel 1997 dalla decennale esperienza del dott. Aparo all’interno delle carceri di San Vittore, Opera e Bollate, il gruppo  è costituito da detenuti e studenti universitari e neolaureati di diversi corsi di laurea. Il fulcro del gruppo è la spinta alla riflessione, al superamento delle difficoltà, alla crescita e al rinnovamento. A partire dal racconto delle esperienze dei suoi membri, il gruppo indaga sui fattori di rischio e di protezione per la spinta a trasgredire. Il gruppo è attivo anche fuori dal contesto detentivo, con l’obiettivo di alimentare una rete per la comunicazione delle parti separate e per promuovere l’evoluzione dei soggetti che ne fanno parte, con un percorso educativo e riabilitativo. Oltre a ciò il Gruppo della Trasgressione lavora anche in contesti quali Università e scuole, per la prevenzione del bullismo, della tossicodipendenza, della devianza in genere. Cari, in quest’ultimo contesto, i temi dell’autorità e della punizione.

Io, personalmente, forse per la mia giovane età, ho trovato questo aspetto estremamente lodevole e costruttivo, non solo per i detenuti, ma anche e soprattutto per i ragazzi che assistono alle discussioni. Ho constatato da me, negli incontri con l’istituto professionale Pietro Verri di Busto Arsizio e con il Liceo Beccaria di Milano, che la testimonianza portata da qualcuno che ha effettivamente toccato il fondo, pagando le conseguenze dei suoi errori, ha un impatto considerevole. Tutto ciò è ancor più amplificato quando l’incontro avviene in carcere, contesto forte e inusuale.

Il Gruppo della Trasgressione organizza anche seminari, rappresentazioni teatrali, concerti e convegni (interni ed esterni al contesto del carcere), con la partecipazione di diversi professionisti (medici, psicologi, giuristi, ecc.). È offerta anche la possibilità agli universitari, di partecipare al laboratorio di ricerca del gruppo, attraverso tirocini convenzionati.

La bellezza di questo gruppo risiede anche nella sua capacità di concretizzare l’impegno dei detenuti e di renderlo fruttuoso anche economicamente, attraverso lavori di restauro, consegna di frutta e verdura e la bancarella del sabato in piazza. Penso che questo sia un modo anche per premiare la forza di volontà e la tenacia, creando un ponte che possa permettere un reinserimento “guidato” all’interno della società.

Gli appuntamenti settimanali del Gruppo sono il martedì nella sede dell’ex ASL Milano, in Corso Italia 52, il mercoledì nella Casa di reclusione di Opera ed il giovedì presso il carcere di Bollate.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

Durante il tirocinio di 100 ore che ho svolto presso il Gruppo della Trasgressione si richiedeva una partecipazione attiva e propositiva alle attività svolte. Il tutto è iniziato con un periodo di osservazione delle dinamiche e delle modalità di operare del Gruppo. Il mio ruolo era quello di assistere alle discussioni, elaborare dei contenuti, annotare degli appunti per la successiva stesura di verbali e fare ricerche su diverse tematiche.

In particolare il Gruppo della Trasgressione ha tra i prossimi appuntamenti più importanti un convegno che si terrà il 17 Giugno nel carcere di Bollate e in cui si confronteranno detenuti e operatori del settore per una crescita bilaterale, facendo oro delle conoscenze ed esperienze che ognuno potrà portare. Il titolo del convegno, La Tossicodipendenza, un labirinto dove si è perso Dedalo”,  è stato scelto appositamente per sottolineare la dimensione contraddittoria di chi versa nella tossicodipendenza; analogamente a Dedalo, il tossicodipendente crea un labirinto, ma in ultima analisi diventa vittima dello stesso labirinto da lui creato, ne rimane intrappolato. È proprio questa visione particolare che fa capire la necessità di un incontro tra i “due fronti” detenuti ed operatori.

Per fornire un supporto letterario e teorico, noi tirocinanti abbiamo svolto delle ricerche sulla genesi, diagnosi e trattamento della dipendenza da sostanza, secondo i diversi approcci psicologici (Comportamentismo, Cognitivismo, Psicologia Dinamica…). Tali ricerche sono state poi supervisionate dal tutor e discusse in sede di incontro.

A mio avviso ciò che viene maggiormente richiesto a ogni esterno che si affaccia alla dimensione del gruppo per la prima volta è di essere se stessi, di portare il proprio bagaglio esperienziale, di vedere sé e gli altri con un po’ di senso critico e di curiosità intelligente.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Il Gruppo della trasgressione a partire dai testi scritti dai detenuti e da altri membri, ma anche con i verbali, i racconti, i miti, le canzoni trae degli spunti di riflessione per discutere tematiche care e delicate.

Ricordo ancora il primo mio incontro con il Gruppo della Trasgressione; il dott. Aparo mi fece leggere una parte del brano “Nica” scritto da Sofia e poi mi chiese il mio punto di vista. Ricordo ancora l’imbarazzo e la paura di dire cose insensate. Quel brano venne confrontato con un altro per trovare analogie e differenze. Si sottolineava in particolare, l’importanza per i figli di ricevere attenzioni e affetto; i bambini vogliono riempirsi attraverso il genitore (autorità), ma alla fine, in condizioni inadatte, si svuotano e questo ambiente di aridità probabilmente li condizionerà anche nel futuro (“Per riempire il vuoto mi svuoto”).

Altre tematiche di cui abbiamo discusso ampiamente al Gruppo sono state la sfida e il rapporto con il limite. L’idea di base è che tutti avvertono, arrivati ad un momento della propria esistenza, che la figura del padre è un ostacolo per la propria emancipazione. Questo mette l’uomo a cavallo tra la voglia di emanciparsi e la fantasia di uccidere il padre che si contrappone alla libertà. Degno di nota è il fatto che l’unica vera emancipazione è quella che poggia su figure interiorizzate positivamente; altrimenti si tratta di ribellione (“Necessario il Re che nomina cavaliere”).

Abbiamo parlato anche della fragilità e di come questa spesso, quando si commettono reati ed errori in genere, venga usata per prevaricare su altri e non come risorsa. Ricordo ancora lo scritto di Silvia sul diverso trattamento riservato ai disabili e di quanto questo possa pesare se fine a se stesso, e/o per un finto perbenismo. “Le persone con disabilità sono cancellate come persone e viste solo come disabili. Ognuno di noi ha piacere nell’essere riconosciuto come la persona che si sente” Queste erano le parole del dottore alla fine del brano e credo riescano ad evidenziare bene come spesso la situazione di disabilità venga in un certo senso amplificata, dall’incapacità del mondo di vedere cosa effettivamente è ed è capace di essere quella persona oltre la sedia a rotelle…

Indubbiamente il tema più trattato è stato quello della tossicodipendenza soprattutto in vista del convegno. Attraverso dei brani scritti dai detenuti o da altri e per mezzo di accese discussioni, abbiamo delineato quelli che possono essere considerati come i fattori di rischio, le cause e quali fattori proteggono presumibilmente dal vortice della tossicodipendenza. Si è dibattuto a lungo sulla tossicodipendenza come “scelta o malattia” e sul “piacevole – dolore” della droga che permette di annebbiare i dolori lucidi ed insopportabili della vita, confondendoli tra il dolore della sostanza. Abbiamo discusso sul perché parlare della tossicodipendenza divida così tanto le persone in una moltitudine di punti di vista; abbiamo affrontato tematiche quali: il problema tossicodipendenza visto da chi è accanto al tossicodipendente, come cambia la tossicodipendenza in base allo status socio-economico, il rito della droga ed il suo “potere” di creare vite malate parallele, la possibilità di emanciparsi dalla droga, la tossicodipendenza vista come un altare dove sacrificare ciò che non si accetta, la mancanza di identità che porta ad assumere quella del tossico, le caratteristiche di chi si libera dalla tossicodipendenza, il rapporto tra la droga ed i reati, l’importanza delle reti relazionali e il perché c’è attrazione per qualcosa nonostante la consapevolezza del male che ne deriva…

Tutte queste tematiche sono state affrontate in seguito a proposte fatte dal dottor Aparo, che invitava i presenti a discutere su una questione e via via si approfondivano le riflessioni più rilevanti, oppure in seguito alla lettura di qualche brano consigliato o scritto da un membro del gruppo, reputandolo utile ai fini di un dibattito costruttivo. È così che, durante gli incontri, si stimolavano la curiosità, creatività, e la riflessione sulle proprie esperienze di vita.

Spesso è capitato che qualcuno portasse direttamente la sua personale esperienza all’interno della discussione. Io per prima, con non poca difficoltà, sono riuscita a tirar fuori una parte delicata di me e della mia vita, durante un incontro al carcere di Opera, e devo dire che mi ha aiutato a capire quanto discutere delle proprie fragilità sia estremamente utile, a maggior ragione se quelle tue esperienze possono aiutare gli altri a non commettere gli stessi errori. Nel corso di un incontro uno studente del Liceo Beccaria ha chiesto proprio che cosa i detenuti traessero da quegli incontri; ecco io penso che i detenuti in un certo senso riescano a sentirsi come io mi sono sentita quel giorno… Utili, meno fragili e meno soli!

La ricchezza di questo gruppo risiede nella capacità di affrontare temi molto complessi con una lucidità mentale, consapevolezza, senso critico, umiltà e voglia di mettersi in gioco enormi! Il tutto si svolge in un ambiente che non conosce distinzioni, che non marca differenze precostituite tra lo scritto di un detenuto o quello di un laureato, anzi, è tutto mosso in vista di una educazione e rieducazione di coloro che hanno vissuto e vivono una situazione difficile.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e
modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

Il mio supervisore è stato il dott. Aparo, coordinatore del Gruppo della Trasgressione e anima dello stesso.

Il dott. Aparo è una delle persone più particolari che io abbia mai conosciuto… In alcuni casi avevo la netta sensazione che mirando su qualcuno cercasse di provocarlo e di metterlo in difficoltà, ed a volte quel qualcuno ero io. Poi con il tempo ho imparato che quel modus operandi era finalizzato a stimolare la curiosità e l’intelligenza. (Come dice spesso lui “Scomodate l’intelligenza di cui siete dotati!”). È un professore che non si accontenta mai, punta sempre al meglio, a capire di più. Penso che a volte, grazie alla complicità creata con i membri del Gruppo, riesca con il solo sguardo, a far capire quando si è effettivamente raggiunto un livello buono o quando non si è stati abbastanza critici e profondi. È un tutor fuori dagli schemi… Agli inizi mi ha un po’ sconvolta l’uso non convenzionale dei modi, del lessico, degli approcci, ma poi con il tempo ho compreso e apprezzato quanto potesse essere di aiuto quel modo di agire.

In alcuni casi, per esempio ricordo un detenuto che parlava della sua ascesa alla criminalità organizzata e di alcune sue convinzioni subdole, ho percepito l’atteggiamento del dott. Aparo “protettivo” quasi a voler tutelare i membri del gruppo e i contenuti che venivano veicolati. Riprendendo le parole di un signore… “non importa quello che dici o come lo dici, ma se sei sincero e rifletti, Aparo farà stare in piedi il tuo pensiero…”

Ci ho messo un po’ di tempo, ma ho imparato ad apprezzare la capacità del dott. Aparo di dare sempre fiducia all’umanità, di essere un angelo custode per i “suoi alleati”, nonostante spesso si ritrovi da solo a combattere e nonostante egli “non sia un prete” come ci tiene a specificare. Ho apprezzato la dedizione nel non lasciare indietro nessuno, rendendo comprensibili anche i discorsi più complessi. Penso che il dott. Aparo sia una di quelle persone che almeno una volta nella vita bisogna incontrare, per imparare a non accontentarsi di spiegazioni riduttive e a scavare a fondo, senza piangersi addosso, diventando tenaci e indurendo anche la corazza di fronte alle più dure difficoltà della vita.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

Con il Gruppo della Trasgressione ho imparato che cosa significa lavorare in un team, darsi delle scadenze, dividersi i ruoli, essere operativi per tutti e con tutti. Grazie alle ricerche sulla tossicodipendenza e agli incontri a cui a volte partecipavano anche psicologi esterni, ho potuto imparare quali sono le modalità di intervento nell’ambito della dipendenza da sostanza, e in particolare gli effetti che questi hanno. Ho sentito, per la prima volta non leggendolo su un libro, che cosa significa vivere un dolore da astinenza o craving ed ho potuto astrarre dai racconti dei membri le teorie studiate in università.

Sintetizzerei il tutto dicendo che sono riuscita a dare concretezza a quello che spesso si studia solo teoricamente nel contesto universitario.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Attraverso il mio tirocinio ho acquisito la capacità di lavorare in gruppo. Ho imparato ad ascoltare le opinioni altrui, a farmi domande, a cercare di esporre in maniera chiara e comprensibile i miei pensieri e ad accettare i tempi e le opinioni anche diametralmente opposte rispetto alle mie. Ho imparato il senso di appartenenza ad un gruppo, la priorità da conferire, in alcuni casi, alle difficoltà di uno per il bene di tutti.

 

Caratteristiche personali sviluppate

Questo tirocinio mi ha permesso di avvicinarmi e vivere un contesto che ho sempre visto molto lontano da me e dal quale in un certo senso mi sentivo attratta… Spesso mi sono chiesta che cosa portasse le persone a comportarsi in un certo modo, cosa li spingesse a trasgredire, che cosa ci fosse di diverso in quelle persone, e sicuramente non ho trovato tutte le risposte alle mie domande ma ho colmato alcune lacune.

Sono riuscita ad abbattere, non senza difficoltà, la mia idea che si dovesse essere il più oggettivi e distaccati possibile, per dare un vero aiuto alla causa. Inizialmente pensavo che non dovevo farmi coinvolgere, ma poi il gruppo, per come è concepito non permette un distacco del genere, anche perché non sarebbe fruttuoso per nessuno. Ho sentito storie davvero tragiche e commoventi, con le quali era facile entrare in uno stato empatico e altre storie che hanno lasciato dentro migliaia di punti interrogativi.

Non mi reputo una persona con dei pregiudizi, e questo tirocinio mi aiutato ancor più a rinsaldare in me la convinzione che spesso non sono le scelte che fai a definire realmente ciò che sei o che puoi essere… Al di là delle conoscenze operative e tecniche, ho imparato grazie al gruppo ad affrontare i problemi della vita in maniera più diretta e forse con meno orgoglio; ho imparato che a volte le cose non sono solo bianche o nere, e che è inutile aspettare che gli altri facciano ciò che noi vorremmo facessero… Trovare la forza e fare un piccolo passo avanti per quanto male causi, è la cosa giusta… Ed io, facendo oro di tali insegnamenti provo a camminare!

 

Altre considerazioni personali

Riflettendo su questo periodo trascorso con il Gruppo della Trasgressione posso dire che mi sento maturata. Spesso, anche se nel mio silenzio, mi sono posta un sacco di interrogativi su quali fossero le mie convinzioni ed in molti casi le ho messe in discussione. Molte volte mi sono chiesta tra me e me: “Cosa avrei fatto io al posto suo?”, e la risposta era sempre la stessa “dovrei trovarmi realmente nella situazione per saperlo…” Ho instaurato con tutti, ma in particolare con alcuni componenti del gruppo, un rapporto davvero bello. Non è stato facile all’inizio aprirsi, mettersi in gioco… A volte tacevo perché mi sentivo stupida, sentivo di non avere il diritto di parlare perché io “Chi ero? Cosa ne potevo sapere di quella sofferenza? Magari risultavo fuori luogo perché alla fine le mie esperienze erano troppo diverse dalle loro…”

Pensandoci bene mi sorprende la difficoltà incontrata nell’integrarmi all’inizio… Non era da me. Eppure con il tempo, scavando anche dentro me stessa e scovando tra i mille pensieri che ogni volta tornando a casa affioravano nella mia mente, mi sono accorta che se realmente volevo godere di quella opportunità rappresentata dal tirocinio al Gruppo della Trasgressione dovevo cercare di lasciarmi andare maggiormente.

Solo così ho potuto godere della “contraddittorietà del genere umano”, del suo essere forte e ambizioso e contemporaneamente fragile e sottomesso.

Nell’ultimo incontro, poi, ho ascoltato la storia di una Madre, appositamente con la M maiuscola, che ha donato a noi il suo coraggio e la sua tenacia. Appena ho sentito quella storia, con quella lucidità e con quella forza di raccontare anche i dettagli più crudi, mi sono chiesta immediatamente che cosa potesse spingere una donna a fare un passo tanto importante, dopo 26 anni dalla scomparsa di sua figlia, rischiando magari di trovarsi accanto una persona che aveva commesso lo stesso reato per cui sua figlia era venuta a mancare e rivivendo nei suoi racconti tutto il dolore legato a quella tragica storia. Avrei voluto farle i miei complimenti, ringraziarla per la sua presenza e per il suo dono prezioso da mamma e donna, ma non ho avuto la forza di proferire neanche una parola…

Ad oggi, mentre scrivo questa relazione pensando a quel momento, sento ancora i brividi sulla pelle, e posso solo dire che la signora è riuscita ad esprimere nella sua semplicità e chiarezza, e a fare arrivare ad ognuno di noi la forza e la vittoria che lei si è aggiudicata nei confronti di questa esistenza infame che le ha sottratto il dono più grande per un genitore…I figli.

Penso che quella signora è la mamma che tutte le donne vorrebbero essere un giorno e se ho avuto la possibilità di arricchirmi anche di questa storia è solo grazie al gruppo per cui non mi resta che ringraziare il Gruppo della Trasgressione.

Ascoltare il dolore altrui permette alle persone di andare lontano…”

Milano, 15/06/2016

 

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Relazione di tirocinio

TIROCINIO PRE LAUREA PRESSO “ASSOCIAZIONE TRASGRESSIONE.NET”

Manuela Matrascia, Matricola: 768178
Corso di studio: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
Periodo: dal 26/01/2016 al 24/03/2016

 


Caratteristiche generali dell’attività svolta: istituzione/organizzazione o unità operativa in cui si svolge l’attività, ambito operativo, approccio teorico/pratico di riferimento

Ho svolto l’attività di tirocinio presso l’associazione trasgressione.net. Ho svolto il tirocinio di cento ore principalmente in tre sedi: nella sede dell’ATS (ex ASL Milano) di Corso Italia 52, presso il carcere di Bollate e presso quello di Opera. Il tirocinio richiedeva la partecipazione a incontri di gruppo tra studenti, detenuti ed ex detenuti, al fine di creare un ponte tra realtà diverse e per favorire uno scambio di opinioni su svariate tematiche. Il Gruppo della Trasgressione è inoltre impegnato, all’interno delle scuole, sulla prevenzione del bullismo e delle tossicodipendenze e sulla promozione della legalità. Il coordinatore del Gruppo della Trasgressione nonché tutor del tirocinio è il Professor Angelo Aparo.

 

Descrizione dettagliata del tipo di ruolo e mansioni svolte

L’attività di tirocinio che ho svolto presso il Gruppo della Trasgressione prevedeva che partecipassi agli incontri con un ruolo attivo e paritetico con quello degli altri componenti. Fra i miei compiti vi è stato anche prendere appunti per la successiva stesura dei verbali relativi agli incontri svolti; in previsione di un prossimo convegno sulla tossicodipendenza, è stato richiesto ai tirocinanti anche di effettuare ricerche sul tema e di trascrivere i testi dei detenuti sulle loro esperienze.

 

Attività concrete/metodi/strumenti adottati

Il gruppo della trasgressione mira principalmente a fare ricerca e ad accrescere le potenzialità dell’individuo detenuto affinché, una volta conclusa la detenzione, non ricada negli errori commessi in precedenza. Il percorso all’interno del gruppo è assolutamente di crescita sia per il detenuto sia per lo studente che vi partecipa. Si discute su argomenti, come l’autorità, la fragilità, il limite, la tossicodipendenza, per far emergere i diversi aspetti di questi temi, per cercare di farli propri e per poterli poi applicare nella vita di tutti i giorni. Il tutto è arricchito dagli scritti dei detenuti, frutto dell’interiorizzazione e rielaborazione dei concetti trattati e del loro vissuto.

Esiste un notevole confronto tra detenuti e studenti; si mettono sul tavolo le proprie esperienze e il dibattito avviene in modo diretto, disinvolto e senza filtri, dato dalla voglia di condividere il proprio vissuto e far sì che questo diventi un’importante occasione di riflessione.

Nella prima parte del mio tirocinio, con il gruppo del carcere di Bollate è stato molto discusso il tema dell’autorità e da parte di un detenuto è stato proposto di preparare un’intervista da fare ai propri compagni al fine di esplorare il modo in cui questi vivono il rapporto con le autorità e cosa realmente sia per loro l’autorità. E’ stata una ricerca molto interessante in quanto mi ha dato modo di indagare i diversi modi in cui il detenuto vive la sua esperienza di detenzione e il rapporto con le figure che lo circondano.

Inoltre, in questa occasione ho potuto indagare le modalità di svolgimento di un’intervista, grazie anche al contributo della prof.ssa Nuccia Pessina, la quale ha preparato prototipi di domande, e ha condotto diverse interviste fatte a coppia con detenuti, ad altri detenuti, cercando di “scavare a fondo” nel loro vissuto, con domande sempre più dettagliate, soprattutto se le risposte non appagavano la sua “curiosità”. È stato un momento di arricchimento poiché sono emerse diverse reazioni che mi hanno permesso di osservare personalità e svariati modi di rispondere alle domande.

Un’altra importante parte del tirocinio è stata dedicata al tema della tossicodipendenza. Il tema è stato affrontato sotto diversi aspetti (scelta, conflitto, potere) e il Professor Aparo ha richiesto ai tirocinanti e ai detenuti di scrivere riflessioni e fare ricerche riguardo all’argomento, al fine di realizzare un convegno (che avrà luogo a giugno) a cui parteciperanno diverse figure professionali, per discutere del problema della tossicodipendenza, forse ancora troppo poco esplorato..

Il Gruppo della Trasgressione è ampiamente “volto all’esterno”, ossia finalizzato a far conoscere il lavoro svolto e il percorso di detenuti ed ex detenuti nei vari contesti della società. Organizza concerti, convegni e testimonianze aperte al pubblico e alle autorità, al fine di diffondere il lavoro di crescita che il detenuto compie grazie alle attività suddette.

 

Presenza di un coordinatore/supervisore e modalità di verifica/valutazione delle attività svolte

 Il Gruppo della Trasgressione è stato fondato ed è ancora oggi coordinato dal Professor Angelo Aparo, nonché tutor del mio percorso di tirocinio, che ha saputo spronarmi ad essere riflessiva, a pormi domande e a non essere presuntuosa con me stessa. In alcuni momenti, soprattutto all’inizio è stata una “lotta”: vivevo le sue domande come una “presa di mira”, mi sentivo sempre sotto esame, vivevo male la partecipazione agli incontri e non capivo perché si ostinasse tanto ad infierire con le sue richieste anche quando era evidente che l’ansia di parlare davanti ad un gruppo di persone, mi impediva di esprimere pensieri sensati. Tuttavia dopo una serie di “scontri” ho iniziato ad avere più fiducia in me stessa e nei miei pensieri e il mio impegno è stato riconosciuto. Penso che nonostante la personalità un po’ particolare, il Professor Aparo è stata un’ottima guida e un punto di riferimento in tutto il mio percorso.

 

Conoscenze acquisite (generali, professionali, di processo, organizzative)

L’attività di tirocinio che ho svolto mi ha dato l’opportunità di accostarmi a un contesto che mi ha sempre incuriosito e in cui mi piacerebbe lavorare in futuro. Il confronto con detenuti o ex detenuti al gruppo esterno e, in particolare, la partecipazione e il contatto con i detenuti del Carcere di Bollate mi ha permesso di conoscere sia le pratiche tecniche che riguardano il detenuto sia gli aspetti più delicati ed intimi della sua vita.

L’insicurezza mi ha molte volte impedito di esprimere il mio pensiero su quanto veniva trattato agli incontri, tuttavia questo non mi ha trattenuta dal pensare individualmente su quanto veniva riportato. Sono stati spesso espressi pensieri o raccontate esperienze che mi hanno colpita profondamente. A volte ho sofferto, e credo che ogni parola detta sia stata per me motivo di crescita, di riflessione, di rielaborazione delle mie idee sulle persone detenute.

 

Abilità acquisite (tecniche, operative, trasversali)

Al primo colloquio con una psicologa del gruppo, la dott.ssa Silvia Casanova, mi era stato consigliato di partecipare agli incontri del gruppo di Bollate in quanto contesto più affine con il lavoro futuro che vorrei svolgere (lavoro d’équipe). Benché non abbia potuto constatare da vicino quali mansioni svolge una psicologa all’interno del contesto carcerario, ho avuto modo di seguire come si svolge il lavoro di gruppo con tutte le sue implicazioni: saper ascoltare, aspettare il proprio turno per prendere la parola, interagire, essere presenti ed interessati.

A me personalmente piace molto osservare (più che parlare) e sicuramente la presenza e la partecipazione di tante persone al gruppo mi ha consentito di osservare diversi modi di esporre i propri pensieri, di muoversi, di guardare. Nonostante le mie resistenze iniziali, grazie a questa esperienza, sono riuscita ad andare oltre il reato commesso e ad avvicinarmi alla persona in quanto tale. Ho anche imparato che un sorriso, un piccolo gesto o una parola di conforto non sono mai sprecati.

 

Caratteristiche personali sviluppate

All’interno del gruppo mi sono confrontata con una realtà per me nuova. Ho cercato di superare le mie diffidenze e resistenze, aprendomi al rapporto con gli altri membri del gruppo, anche se non è stato facile. Caratteristiche che mi appartengono sono la capacità osservativa e il saper ascoltare; la partecipazione al gruppo ha consentito di accrescere e migliorare questi due aspetti, seguiti naturalmente dalla mia meditazione e rielaborazione individuale.

Lo stato di empatia che si è creato in molte situazioni, ascoltando i trascorsi e le storie di vita delle persone, mi ha concesso di scoprire il mio lato fragile. La potenza con cui le parole a volte riescono ad entrarti dentro non possono lasciarti indifferente e inevitabilmente affiorano sfumature del tuo carattere che magari tendi a tenere nascoste.

 

Altre eventuali considerazioni personali

Non è stato facile! La difficoltà più grande è stata poter condividere con pochi quello che stavo vivendo, o quello che provavo dopo gli incontri. Purtroppo intorno a me ho trovato persone che quando dicevo che stavo svolgendo il tirocinio in carcere rispondevano con: “Quelli hanno sbagliato ed è giusto che stiano li.” Quindi ho un po’ perso la voglia di comunicare con chi non vuole sentire ragioni e ho capito che superare un limite mentale è difficile, soprattutto se non conosci e non ti avvicini a un mondo che dai per scontato.

Gli argomenti trattati al gruppo spesso mi hanno impedito di esprimere la mia opinione, non perché non mi piacessero, ma perché spesso avvertivo la sensazione che il mio pensiero sarebbe stato nettamente inferiore a quello espresso da un detenuto o da qualche membro che fa parte del gruppo da più tempo rispetto a me. Posso dire tuttavia che questo tirocinio mi ha permesso di riflettere su temi e questioni cui non avevo mai pensato o semplicemente davo per scontati. E invece ho imparato a pormi delle domande. E’ stata un’esperienza utile e di arricchimento innanzitutto per la mia persona, oltre che per la mia formazione.

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