La Chiamata al carcere di San Vittore # week 5

Io/Tu- Voi/Noi.

  1. Anime salve [Fabrizio De Andrè]
  2. La zone [Rhove]
  3. Mr. simpatia [Fabri Fibra]
  4. Smisurata preghiera [Fabrizio De Andrè]
  5. Ti sposerò perché [Eros Ramazzotti]
  6. Liberi… liberi [Vasco Rossi]
  7. Supereroi [Ultimo]
  8. Dubbi [Marracash]
  9. Il ragazzo della via Gluck [Adriano Celentano]
  10. Alibi [Lazza]
  11. Vita spericolata [Vasco Rossi]
  12. Lime St. [Neck Deep]
  13. Al giusto momento [Fulminacci]
  14. Todos los dias sale el sol [Bongo Batrado]
  15. La storia [Francesco De Gregori]

Reparto La Chiamata

In Italia, salvo qualche bella eccezione

“Perchè in Italia, salvo qualche bella eccezione, la prigione serve solo a punire il colpevole”

 

Parole importanti pronunciate all’indirizzo di 10 milioni 545 mila persone, più o meno attente in attesa del loro cantante preferito.

Parole da non dimenticare, praticandole ogni giorno: quale “bella eccezione“, direi che a questo punto il Gruppo della Trasgressione – dopo il Senato della Repubblica italiana – è pronto per andare il prossimo anno anche al Festival di Sanremo.

Sipario.

[credits: Raiplay, 73° Festival della canzone italiana, 8.2.2023. Monologo di Francesca Fagnani]

 

La Chiamata al carcere di San Vittore # week 4

Chiamare le cose con il loro nome (la scelta).

“È proprio vero quel che dicono i filosofi: «La vita va compresa all’indietro». Ma non bisogna dimenticare l’altro principio, che «si vive in avanti»” (Søren Kierkegaard, Diario).

Reparto La Chiamata

La Chiamata al carcere di San Vittore # week 3

Seminare.

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire” [Eccle. 3, 1-3]

Reparto La Chiamata

La Chiamata al carcere di San Vittore # week 2

L’altalena.

Il mondo è una palla rotonda leggermente schiacciata ai poli. Ed essendo palla che fa? Rotola. È chiaro, che la terra si muova non è una novità. L’ha detto qualcuno che tra l’altro deve essere anche finito in galera. Sì, ma ultimamente sta succedendo un fenomeno strano. Molto strano. Si sente. Si sente che si muove. Si ha proprio come la sensazione che il terreno sia alquanto malfermo. Sì, è un movimento direi sismico, continuo. Ondulatorio o sussultorio? Va be’, non andiamo nel difficile. Insomma si fa fatica a stare in piedi. Manca proprio l’equilibrio” (L’equilibrio, Gaber – Luporini)

Reparto LA CHIAMATA

La Chiamata al carcere di San Vittore # week 1

La chiamata.

[Gv. 1, 29] Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui …

Reparto LA CHIAMATA

Pietre vive [on the good foot]

Goodfoot picks you up out of a mess
Relieves the pressure in your chest
A new sensation that you will feel
And you can’t believe it’s real

La buona strada ti tira fuori da un pasticcio
Allevia la pressione nel tuo petto
Una sensazione nuova che proverai
E non puoi crederci: è reale!

[Goodfoot, The Analogues]

Tenerife, 23 febbraio 2017

Quando ripenso alla storia del mio incontro con Marisa Fiorani mi ritornano sempre in mente tre cerchi di sedie, uno per ogni tappa di un cammino faticoso per lei quanto utile per me e per chi, insieme a me, ha avuto la fortuna di condividerlo. Cerchi in un certo senso concentrici, anche se ancorati a tre luoghi e a tre date diverse.

[continua qui: pietre vive]

Incontri con i familiari delle vittime della criminalità

Sarei certo di cambiare la mia vita

Mercoledì mattina io non c’ero, dottore Nobili, nell’aula Dostojeskij.

Non ho fatto nulla, non ho visto nulla, non ho sentito. Nulla.

Si, grazie, mio figlio sta meglio oggi, solo ancora un poco di febbre.

Senta, allora gliela voglio dire la verità.

E’ che sono arrivato in ritardo mercoledì, le luci si erano già riaccese dopo il primo interrogatorio di Raskol’nikov a casa di Porfirij. E quando ho visto il dottore Aparo seduto, in silenzio, in mezzo a due Marescialli dei Carabinieri e con accanto un Avvocato mi sono tranquillizzato e ho capito che potevo anche approfittare delle circostanze favorevoli per dare una ritinteggiata alla stanza accanto. Così, giusto per continuare a fare qualcosa di utile anche io.

Sì, dottore Nobili, certo che l’ho vista poi andare via, prima degli altri, verso le 12.20: c’erano altre persone che la aspettavano ma non erano certo affari miei. Però mi sembrava strano tutto quel silenzio, tutto di un tratto dopo un sovrapporsi di voci sempre più accese, come se fosse successo qualcosa. Di inaspettato. O qualcosa che tutti, prima o poi, si sarebbero aspettati. Nervi scoperti, oppure pregiudizi che covavano sotto la cenere da tanto, troppo tempo.

Mi sono seduto, stanco. E anche io ho continuato a fare finta di nulla, sperando che non fosse successo nulla.

Ma nel pomeriggio è arrivato un messaggio WhatsApp di una Professoressa di un’altra Università:

Si, la verità gliela sto dicendo fino in fondo, dottore Nobili…. perché vede che nella mia risposta c’è l’ammissione che anche io ben sapevo quello che era successo! E, arrivato a casa, sono stato pure contattato dalla Direzione della Libera Università della Responsabilità presso il carcere di Opera riunita a Consiglio su Zoom: fino a quando i miei figli hanno fatto irruzione nella camera da letto perché rivolevano il loro papà e la cena era pronta da tempo.

Ho recuperato la lavagna con le tre parole di Angelica, per ora non me la sento ancora di farle sparire nonostante il dottore Cajani avesse anche portato un cancellino, oltre che i gessetti colorati.

Ho visto i due Carabinieri, così simili nella fedeltà all’Arma come differenti nelle sfumature della voce e del carattere, allontanarsi sulla macchina dell’Avvocato e parlare fitto insieme ad una studentessa.

Ho pensato che anche io ho avuto un padre e una madre, molti bravi maestri fin dalla prima elementare e tanta fortuna.

Ho visto le persone detenute ritornare nelle loro celle, qualcuno ancora con la convinzione di essere anche lui una vittima, o – nella peggiore delle ipotesi – di essere lui la vittima schiacciata tra le pieghe di quella sentenza di condanna.

Ho intravisto Silvia, Martina e gli studenti allontanarsi in due gruppi, a seconda degli stati d’animo contrapposti. E, tra loro, ho notato Angelica e Giacomo che portavano a braccetto il dottore Cajani, come se lo avessero finalmente arrestato. Ma per fortuna non picchiato, perché sembrava che lui fosse davvero sollevato dalla circostanza anche perché in quel modo stavano uscendo, e non entrando, da un carcere di massima sicurezza.

Ho perso di vista Marisa e Paolo, ma sono certo che anche loro stavano pensando a qualcosa perché sono loro i primi ad avere interesse che il ciclo dell’abuso possa finalmente rompersi anche prima dell’ingresso in carcere. E che venga finalmente brevettato, oltre al distributore automatico di conflitti, anche un distributore automatico di umanità.

E mentre cercavo di capire cosa il dottore Aparo avesse pensato in quelle tre ore in cui non ha aperto bocca, ho intravisto spuntare dall’aula di geometria questo appunto sulla teoria degli insiemi:

E in quel momento mi sono ricordato che anche la musica, e non solo la fortuna, mi ha aiutato nel tentare di essere migliore e nel non diventare anche io un carnefice. Come quella strofa che dice “sarei certo di cambiare la mia vita, se potessi cominciare a dire noi”.

Ft. Il bidello

Delitto e Castigo

“Non devi trattenere il dolore per trattenere la memoria”

“You don’t have to hold onto the pain to hold onto the memory”
[Janet Jackson, Memory]

 

Il cammino con Marcella e Marisa, passato nel 2016 attraverso l’incontro con il Gruppo della Trasgressione al carcere di Opera, ci porterà il 21 Novembre 2022 a Pavia (ore 18, Collegio Santa Caterina da Siena).

Ci vediamo là! [qui la locandina completa]

Creare una comunità educante [“Porta una sedia”]

“Er disse che valeva la pena di vedere lo spettacolo delle singole anime intente a scegliere la propria vita”

[Platone, Repubblica, X, 619e-620a]

Milano, Parco delle memorie industriali – 14 luglio 2021

Porta una sedia” è un invito che comprende dentro di sé molte altre cose.

E’, prima di tutto, una rivelazione: il rendersi conto che qualcosa davvero manca e che pertanto, in certi momenti della propria vita, diventa imprescindibile alzarsi e (ri)mettersi in cammino.

E’ l’idea che se la strada non c’è, la si può fare camminando.

E’ la riprova che ciascuno non basta davvero a se stesso e che la differenza tra crescere e buttarsi via – a rigirarsi indietro alla fine di un tratto di strada – è solamente una questione di incontri fatti durante quel cammino.

Per questo l’esperimento di mercoledì sera è sembrato (a me ed anche alla mia sedia modello kintsugi) straordinariamente indicativo di un nuovo possibile sviluppo creativo del Gruppo della Trasgressione, dopo l’iniziale uscita dalle mura del carcere (ricordo ancora di aver regalato a Juri – credo ormai quasi 15 anni fa – una copia della Repubblica di Platone, dopo che quello a cui assistetti durante un incontro nel “sottosuolo di San Vittore” mi richiamò plasticamente alla mente il Mito della Caverna) e la feconda contaminazione di molte aule scolastiche nel corso degli ultimi anni.

Ed in effetti, a riassumere in poche parole l’essenza profonda che caratterizza ciascuno degli incontri del Gruppo, mi torna sempre in mente l’efficace frase del suo animatore secondo il quale “la riflessione è un lusso che non sempre l’essere umano si vuole concedere”.

Le daimon de Socrate [Anonimo, 1129]

Eppure di questi momenti di riflessione, oggi, ne abbiamo sempre più bisogno: e in ogni quartiere! Perché nel giardino del nostro esistere, e nelle relazioni sociali che ne scaturiscono, c’è bisogno di qualcun-altro-da-noi che ci riporti al nostro daimon, che ci aiuti a mettere a fuoco l’immagine che siamo chiamati a vivere in questo mondo. L’immagine – continua Platone sempre nella Repubblica – che non ci è capitata in sorte ma che è stata scelta dalla nostra anima, anche se (per ricordarsi di tale scelta) essa, lungo tutto il corso della vita, ha bisogno di una sorta di “spirito guida”.

Ecco, dunque, il momento sembra davvero propizio per immaginare – d’intesa con le Istituzioni territoriali – un luogo di incontro che possa, come logica conseguenza, generare occasioni di incontri con/per chi si trova “di passaggio”. Perché, lo ripeto anche qui…. a me piacerebbe che i miei figli un giorno, su una di quelle panchine del Parco delle memorie industriali, trovassero – al posto del niente (per non dire altro di ancora più pericoloso) – un Roberto o una Elisabetta che, meglio di quanto possa fare un padre o una madre, con il racconto della storia che li ha portati fino a quel punto diventino nutrimento di crescita per le giovani generazioni, sempre più spesso lasciate invece sole al loro destino.

Divina Commedia di Dante Alighieri per bambini [Mandragora, 2017]

Del resto sono fermamente convinto che Platone – di passaggio a Milano, nell’accostarsi a questo cerchio di sedie che a me ricorda sempre una agorà ma che potrebbe anche assumere la forma di una comunità educante – approverebbe tale innovativa forma di metempsicosi: un “trasferimento di anime” (e di esperienze vissute) rivoluzionario in quanto presupponente pur sempre un rimanere in vita, dove però la scelta del gesto creativo – così come la vera essenza del Gruppo della Trasgressione – rimane ugualmente fedele al Mito di Er (e pertanto tale scelta mantiene il significato di prendere possesso criticamente del proprio passato per migliorare il presente: il nostro così come quello delle persone che ci siedono accanto).