Alla segreteria direttiva del carcere di Opera

Buongiorno,

con la presente desidero ringraziarVi di vero cuore,  a nome mio e di tutti coloro che hanno partecipato all’incontro tenutosi lo scorso 30 Luglio in Valle D’Aosta con le testimonianze dei detenuti Crisafulli e Cannavò.

E’ stato un momento educativo davvero importante con circa 45 giovani  adolescenti che si affacciano alla vita.

Sono scaturite domande e riflessioni di grande valore e i detenuti hanno testimoniato con le loro storie di vita vissuta dei rischi nei quali ci si può imbattere in gioventù ad inseguire falsi miti come droga, denaro e potere compiendo scelte scellerate.

Abbiamo parlato poi del progetto salvifico di giustizia riparativa “Sicomoro”  e di quanto questo percorso porti benefici da ambo le parti sia alle Vittime (come nel mio caso)  che ai colpevoli.

Grazie di cuore quindi per questa opportunità, sono anche felice di non aver trovato traffico e nessun intoppo durante il viaggio e siamo riusciti a fare tutto nelle nove ore che ci erano state concesse comprensive di viaggio e di non aver avuto nessun ritardo.

Vi chiedo gentilmente di poter informare di questa mia gratitudine o di girare la mail anche al Dr. Di Gregorio di cui non conosco l’indirizzo di posta elettronica e, se possibile, anche al Magistrato.

Grazie anche per la fiducia accordata alla mia umile persona dal Magistrato, da voi tutti e dal Direttore.

Con l’occasione porgo cordiali saluti

con stima

Elisabetta Cipollone

Gli irrecuperabili non esistono

Ciao Juri,
sono stata a Scampia.. campo di lavoro con studenti in un podere sottratto alle mafie. Una esperienza forte, un incontro con persone stra_ordinarie, tra cui Davide Cerullo, ex  camorrista che, come dice lui, per fortuna non ha fatto in tempo ad ammazzare nessuno e quindi ha potuto allontanarsi dalla camorra dopo il carcere.

Da qualche anno è tornato a Scampia e ha messo su un’associazione L’ALBERO DELLE STORIE che accoglie in vari modi, mamme e bambini da 0 a 6 anni. La sua storia sembra da ‘manuale’ di degrado!

Le persone come lui e come Ciro Corona, presidente dell’associazione (R)esistenza alla Camorra, mi fanno pensare subito a te, ad Alessandro e a tutti voi  che state cercando di FARE LA COSA GIUSTA.

Molti dei suoi pensieri e delle cose che ci ha raccontato,  ricalcano esattamente le riflessioni e le considerazioni che più volte ho sentito al gruppo  e mi piace ritrovare alcune ‘perle di saggezza’ anche sulla bocca di un ex pusher! Allora davvero, forse, gli irrecuperabili non esistono.

Voglio condividere anche con te questo video… sono 20 minuti ma ne vale la pena. Come spesso accade, insegna più un ‘delinquente’ in 10 minuti che un intero anno di scuola…

Ci vediamo a ottobre da noi… con Lo Strappo.
Patrizia

Alla Direzione del Carcere di Opera

Buongiorno, sono don Luca Piazzolla, sacerdote a Sesto San Giovanni.

Con questa mail volevo ringraziare di cuore la direzione del carcere per l’opportunità che ci avete dato di poter incontrare i due detenuti, Roberto e Alessandro.

Pur nella brevità dell’incontro (poco più di due ore, per via della distanza tra  il carcere di Opera e Champoluc), i ragazzi adolescenti del mio oratorio sono rimasti colpiti dalle loro storie. Quando se ne sono andati, abbiamo continuato a parlarne con loro fino a sera.

Non posso negare che per molti di loro sia stata anche un’occasione preziosa per interrogarsi sui rischi che corrono nel fare certe scelte e nel seguire certe compagnie.

Ciò che più li ha più colpiti è stato ascoltare come gradualmente si è fatto strada nel loro cuore e nella loro mente la percezione del male fatto, la consapevolezza della gravità, l’impossibilità di riparare al male fatto se non attraverso un impegno concreto fondato sulla testimonianza di se stessi. Ma anche la possibilità di dare un senso alla loro vita, pur dovendo rimanere per sempre in carcere e convivendo con un grande senso di colpa. Non avendo mai negato la grandezza dei loro sbagli, hanno aiutato i ragazzi a rendersi conto del peso delle scelte quotidiane, del peso della famiglia di provenienza, dell’importanza delle amicizie…

Il ringraziamento a voi è davvero grande vista l’eccezionalità della cosa, perchè avete permesso una esperienza davvero importante per questi ragazzi, e vista la difficoltà di realizzarla, anche per via della distanza.

Spero che incontri di questo genere possano essere ripetuti in futuro nella mia parrocchia di Sesto, un contesto sociale sicuramente non facile, dove alla numerosa presenza di stranieri si somma un degrado sociale caratterizzato sicuramente dalla presenza di droga anche tra giovanissimi. Ma credo che anche per il mondo degli adulti queste testimonianze possano essere molto di aiuto.

Tra le tante cose che abbiamo fatto coi ragazzi nei dieci giorni di campo in montagna, una delle prime che molti di loro hanno raccontato ai genitori una volta rientrati a casa, è stata proprio quella della testimonianza di Roberto e Alessandro. I genitori di alcuni ragazzi un po’ più a rischio, poi, mi hanno ringraziato personalmente per l’opportunità data ai figli.

Se fosse possibile, sarei contento di far sapere loro che l’incontro è stato davvero bello e che li ringrazio di cuore a nome di tutti gli adolescenti.

Ringrazio davvero voi e tutti coloro che hanno reso possibile questo evento. Con questo spirito grato, vi auguro buon lavoro.

Don Luca Piazzolla

Signor Presidente

Caro Signor Presidente,
scrivendole, la penso accerchiato da problemi e da mille richieste che pretendono rapide risposte; la pazienza lo sappiamo non è la dote più diffusa tra i cittadini. Le do subito una buona notizia: io avrò pazienza, se non altro perché i prossimi tre anni li trascorrerò in carcere. Quindi nessuna premura, nessuna urgenza, le mie sono domande che possono aspettare.

Ecco la prima: la società, una volta tornato in libertà, mi permetterà di realizzare i tanti progetti che ho avuto il tempo di elaborare in questi anni di detenzione? Avrà il coraggio, l’intraprendenza e la volontà di accettare un ex detenuto come risorsa? Certo, camminare per le strade della città come risorsa invece che come pericolo pubblico non sarebbe guadagno da poco. Ma come fare?

Don Chisciotte, Honoré Daumier
Don Chisciotte, Honoré Daumier
A questo riguardo, signor Presidente, voglio segnalarle che esiste chi, fra i normali cittadini, combatte da anni contro i mulini a vento. Si tratta di un certo Angelo Aparo, che da anni, cavalcando il suo Ronzinante, si presenta nelle carceri di Opera, San Vittore e Bollate per continuare la sua battaglia. Le sue armi sono la testardaggine e il Gruppo della Trasgressione, i suoi nemici i luoghi comuni e la burocrazia delle istituzioni.

Egli si prefigge di entrare nelle storie sbagliate per conoscere l’immagine che ogni reo ha di sé e promuoverne l’evoluzione attraverso la comunicazione con la società esterna. È un metodo che verte principalmente sul recupero critico delle proprie esperienze e delle proprie emozioni e si serve di argomenti eterogenei come le microscelte, il rapporto con la legge, il superamento dei limiti, il divenire dell’identità del cittadino.

Questo anacronistico Don Chisciotte dice che il rapporto tra carcere e società è un impegno doveroso perché solo una buona combinazione fra pena e progetti con la città permette reali opportunità di riscatto per il detenuto e migliori condizioni di vita per i cittadini. Egli sostiene anche che una società cresce e si salva nel suo insieme, non in virtù di qualche istituzione particolarmente forte. E non è finita! A volte arriva a dire che la condizione carceraria è una vergogna morale e uno spreco sociale, anche perché non onora e non scommette sulla indicazione costituzionale del recupero del reo.

Locandina_Abbiate2
Uno dei nostri convegni
Forte della sua esperienza o forse del suo delirio, ha creato un esercito di detenuti che, incontrandosi all’interno delle carceri e delle scuole, si relazionano con studenti e universitari e, parlando delle loro esperienze, distribuiscono il “virus della curiosità”, come lui ama chiamare l’esplorazione delle proprie “nicchie” nascoste. In questo modo, continua a fare guerra agli stereotipi e alla cattiva informazione.

Io, sig. Presidente, sono prigioniero di questo dittatore del pensiero, ma ne respiro le parole come aria di libertà e il metodo come la sola strada che conosco per arrivare a un’analisi interiore, cercando per il mio futuro un senso diverso rispetto al mio passato.

Detto questo, Egregio Presidente, Lei si trova a un bivio: o lo lascia definitivamente impazzire fra i suoi mulini a vento o si allea con lui, riconoscendo l’utilità del suo lavoro, che altro non è che la messa in pratica di un principio centrale dell’istituzione che lei rappresenta, cioè più sicurezza per la Sua e la mia società.

Franco Garaffoni

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Caro Giulio

Caro Giulio, Carlo Lozito

Caro Giulio, paghi per la tua innocenza, il tuo desiderio di capire, la tua curiosità, i tuoi ideali, il tuo desiderio di un  mondo migliore. Caro figlio, giovane figlio, eri in terra lontana d’Egitto per studiare…

Cosa avrai provato al tuo primo osso spezzato, al secondo… al trentesimo? Quale smarrimento hai provato di fronte al sorriso sadico del tuo assassino?

Eri solo, disperato, aspettavi solo che finisse… eri solo, solo, solo ad affrontare con coraggio quegli inumani che giocavano, si divertivano, godevano del tuo massacro. Povero figlio, piango per te.

Noi riflettiamo sul dolore dei detenuti, forse poco sul dolore delle vittime… Giulio era un ragazzo, un giovane uomo che sentiva che questo mondo non gli apparteneva… lo voleva cambiare… ha mosso un dito, solo per raccontare… ha pagato col martirio.

Caro Giulio, noi siamo degli indifferenti, ci commuoviamo per te adesso, poi forse già tra un minuto ci occuperemo d’altro… riprenderemo la giostra dei consumi, dei falsi piaceri, degli stordimenti… forse così fuggiamo da questo mondo disposto a tutto per il denaro e il potere, un mondo che ogni giorno ci umilia, ci angoscia.

Caro figlio, riposa in pace, se mai potrai dopo quello che hai passato, piango per te, ti voglio bene anche se non ti conosco.

Carlo