Intervista con Max Rigano

Conversazione con un giornalista libero dalla compulsione
di dover vendere eccitazione a tutti i costi e a basso prezzo

1. Che cos’è il gruppo della trasgressione?
Un laboratorio di ricerca sulle condizioni soggettive e ambientali che portano un ragazzo a negare la propria e altrui fragilità, a diventare sempre più sordo alla voce dell’altro e a inquadrare come obiettivi della propria vita ricchezza e potere invece che conoscenza e nobiltà. Ma il gruppo è anche un laboratorio dove detenuti, studenti universitari e familiari di vittime di reato si sollecitano vicendevolmente a superare la sordità e a recuperare frammenti di coscienza di sé e dell’altro. Quando le cose funzionano, tale attività permette di vivere nuove alleanze e di uscire dalle paludi morali e psicologiche nelle quali a volte si finisce.

2. In che modo questo processo di autocoscienza smuove la psicologia dei detenuti arrivando a cambiarli?
Uno dei processi che avvengono quando si frequenta il gruppo per anni è l’investimento sulla propria curiosità e il piacere di scoprire che si possono utilizzare risorse personali cui prima non si faceva caso. In ognuno di noi ci sono parti della mente che somigliano a un pianoforte di cui non ci siamo mai accorti o sul quale non avevamo mai avuto il coraggio di mettere le mani. Al gruppo della trasgressione le persone (detenuti, studenti, familiari di vittime) prendono confidenza con lo straniero e, gradualmente, sviluppano una lingua e delle procedure che permettono di giocare lo stesso gioco e di prenderci gusto, cioè di vivere il piacere di allargare i confini della coscienza e della conoscenza.

3. Come hai conosciuto Giacinto Siciliano e quando hai capito di poter cominciare questo percorso con i detenuti?
Ci siamo conosciuti nel 2007, poco prima di portare anche a Opera e a Bollate il gruppo della trasgressione, fino a quel momento attivo solo a San Vittore. I detenuti che frequentavano il gruppo a San Vittore (carcere che ospita chi non ha ancora ottenuto la condanna definitiva) chiedevano di poterne far parte anche dopo il trasferimento in altre carceri. Con il provveditore regionale di allora, Luigi Pagano, con il direttore di Opera, Giacinto Siciliano, e con la direttrice di Bollate, Lucia Castellano, abbiamo quindi concordato di far partire il gruppo anche negli istituti di Opera e Bollate.

4. Cosa significa cambiare un uomo? Come avviene il cambiamento?
Il cambiamento suscita sempre delle resistenze. Se poi una persona deve cambiare nella direzione predefinita e dettata da un’altra, allora il cambiamento viene vissuto come una minaccia alla propria identità e la resistenza aumenta. Ciò detto, Il cambiamento meglio accetto, più significativo e duraturo è quello che avviene senza che la persona si accorga di cambiare e, soprattutto, senza che un agente esterno imponga di cambiare. Il cambiamento, dunque, avviene intanto che si gioca, si lavora, si progetta insieme. Quando si hanno obiettivi comuni, ciascuno mette in campo risorse utili al raggiungimento dell’obiettivo. Gli obiettivi che si coltivano al gruppo della trasgressione fanno sì che autori e vittime di reato, studenti e comuni cittadini investano parte delle proprie risorse e delle proprie energie per raggiungere lo stesso scopo: oggi prendere lo straccio e il detersivo per pulire la sede che abbiamo appena aperto, domani andare in una scuola dove detenuti e studenti insieme mettono in scena il mito di Sisifo per poi stimolare gli studenti a riflettere sui tanti possibili percorsi della fragilità, dell’arroganza e della coscienza.

5. Essere uno psicologo ti mette a confronto anche con le tue parti più profonde, con la tua affettività o con la tua aggressività: come le gestisci quando vengono sollecitate nel lavoro di gruppo?
Mi sono allenato negli anni a far diventare la mia aggressività un gioco, un esercizio per riformulare i termini della relazione fra lo psicologo e il detenuto. Negli anni, l’affetto che cresce col tempo fra me e i detenuti e la mia stessa aggressività sono diventate risorse per riformulare i criteri delle gerarchie e rendere tangibile che il potere più duraturo e gratificante viene dalla capacità di aiutare l’altro a crescere e a migliorarsi. Quando ho bisogno di affermare la mia forza e il mio legame con loro mi metto a parlare di cose complicate e un po’ disorientanti. Per esempio, li rimbambisco sostenendo che il delinquente è una persona che ha bisogno di ripristinare una giustizia violata, ma non avendo strumenti adatti per farlo, si serve della pistola. In questo modo, spesso riesco a convincerli che loro hanno bisogno di me per capire meglio quale giustizia cercavano quando usavano la pistola o la cocaina.

6. Ho fatto la stessa domanda a Giacinto Siciliano: che significa essere un uomo?
Cercare, evolversi, contribuire all’evoluzione della specie e della realtà in generale. La velocità con cui la specie umana è cambiata e ha prodotto cambiamenti nell’ambiente non ha paragoni con quello che possono fare gli altri animali. Essere uomo per me vuol dire coltivare il piacere di conoscere e di evolversi, utilizzando i percorsi degli altri uomini per migliorare il proprio e viceversa.

7. Rifaresti tutto quello che hai fatto?
Nei fatti sto continuando a farlo. Saranno poi gli altri a decifrare se l’ho fatto perché ostinato come un mulo o perché ne valeva la pena. Dopo tanti anni di impegno, oggi vedo crescere il numero e la portata delle iniziative e delle collaborazioni fra il gruppo della trasgressione e la realtà istituzionale e questo mi fa pensare di poter fare ancora strada verso l’obiettivo con cui sono partito quando ho aperto il gruppo 23 anni fa, cioè contribuire a una cultura della pena che abbia come unico scopo l’evoluzione della persona condannata e delle istituzioni che se ne occupano. Non ci sono infatti pene afflittive, retributive o riparative che, di per sé e senza un progetto oltre la pena, permettano alla collettività di ottenere gli stessi vantaggi che vengono raggiunti con l’evoluzione psichica e morale di chi ha abusato del proprio potere sull’altro. Evolversi è una necessità per l’uomo e un dovere per ogni cittadino e per ogni collettività. La pena, dal mio punto di vista, deve consistere solo nel costringere la persona ad evolversi, ricordando che la sola evoluzione possibile avviene quando non ci si sente costretti a cambiare.

Interviste: Giacinto SicilianoAngelo Aparo

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Prima e oltre il confine

Oggi ho parlato del Gruppo della Trasgressione e mi è venuta voglia di rivedere il documentario che ha realizzato Sofia alla scuola di giornalismo. Al di là dell’emozione, di rivedere facce amiche, ci sono stralci di importanti esperienze del Gruppo contenute in questo video. Ci sono i detenuti con i loro racconti, soprattutto degli incontri con i ragazzi nelle scuole, l’esperienza dell’ARTE con Stefano Zuffi, la musica in sottofondo, con la voce del Prof….

Però quante cose mancano! Mi ha fatto emozionare sentire i detenuti parlare della “mancanza di un gruppo esterno”, e poi questo Gruppo è arrivato. Sentirli credere davvero nel progetto della Cooperativa e della bancarella “frutta e cultura”.

Questa cosa mi ha emozionato più di tutte. In questo video la cooperativa era solo un’idea, oggi, a distanza di 10 anni, esiste nella realtà e incide sulla vita delle persone.

Forse questa è il più grande insegnamento che ho tratto dal Gruppo della Trasgressione e dal Dr. Aparo: tollerare che un’idea impossibile diventi possibile nel tempo, lavorandoci un poco per volta, con costanza, nonostante le difficoltà, passo dopo passo, nella consapevolezza che quei passi sono guidati dal fatto stesso di avere un’idea in cui crediamo, che ci motiva.

Era successa la stessa cosa con Sisifo. Io c’ero quando abbiamo iniziato in quel tugurio dell’ultimo piano della sezione giovani adulti di San Vittore, a cui si accedeva da quella scala a chiocciola angusta che partiva da metà corridoio.

Io non ci credevo che ce l’avremmo fatta. Sembrava tutto troppo difficile. Sembrava un’impresa impossibile, in quelle condizioni lì, con quelle persone lì, con quelle risorse lì. Niente giocava a nostro favore! Sinceramente Prof., dopo tanti anni posso dirglielo, quando aveva proposto di parlare di mitologia con quei 4 detenuti sgangherati, che cambiavano ogni 4 giorni, che non avevano esperienza del Gruppo e non avevano certo lo spessore che posseggono i detenuti che frequentano il Gruppo da tanti anni e a cui eravamo abituati, beh io ero certa che la cosa avrebbe avuto vita breve.

E invece poi guarda cosa è successo con Sisifo! Una delle esperienze più belle del Gruppo: in tour tra scuole e teatri! Beh questa parte un po’ nel video c’è. Ma oggi ci sarebbe ancor più materiale!

Forse sarebbe ora che uscisse la seconda puntata di questo documentario. Una nuova giovane Sofia che frequenta un corso di giornalismo non l’abbiamo?

C’è anche un’altra cosa che manca in questo video, che in tanti anni di Gruppo è stata per me l’idea più esilarante e straordinaria: l’Officina della 4S! Anche in questo caso nel video è contenuto il seme di ciò che poi sarebbe diventato, quando Prof. dice: “Il modo per appagare l’uomo con storie che non siano di Soldi, Sangue e Sesso c’è”, beh quel modo per noi è diventato la quarta S: lo Sviluppo. L’articolo “Mente Libera” di Antonio Tango sul Giornale del Falso, penso sia una delle cose più spiritose, geniali e contemporaneamente profonde che abbia mai letto.

E poi manca anche tutta l’esperienza con Cajani e gli scout… e chissà quante altre cose che non mi vengono in mente ora.

Inoltre, so Prof. che per questo lunedì mi toglierà la parola, ma la versione di A Cimma che canta alla fine di questo video mi piace di più di quella che mi ha mandato!! Certo in quella che mi ha inviato la parte iniziale di Cisky  è molto bella, ma la canzone è più chiusa, mi sembra più triste e cupa rispetto alla versione del video, che invece trasmette apertura e speranza! Mi piacerebbe avere la versione di questo video, che per me è la versione originale!

Tutto questo per dire che vorrei condividere anche con le persone del gruppo che sto conoscendo adesso  e con i miei attuali colleghi di lavoro i 28 minuti del video di Sofia, che rende meglio delle mie parole il cammino del gruppo.

Chissà perché prima che inizi il video c’è un buio interminabile, forse perché inizia da una Storia sbagliata

Tiziana Pozzetti

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